Stavo passeggiando per il centro di Lugano e su un negozio c'era scritto ‘sale’. Per me sale significa una spezia chiamata in chimica cloruro di sodio (NaCL). Mi son ricordato che in certi villaggi esisteva il legato del sale e del pane, che venivano distribuiti gratuitamente alla cittadinanza o solo ai parrocchiani. Durante la seconda guerra mondiale il sale come riso e sigarette venivano contrabbandati dai sfrusit. In Svizzera le saliere erano poche (per esempio quella del Reno a Basilea). Entro e comando il mio ‘sale’. Mi viene risposto che in inglese significa ribasso. Esco guardo di nuovo la vetrina: se avessero aggiunto un % forse avrei capito.
Mi chiedo quindi cosa fanno i nostri deputati ticinesi a Berna (Consiglio Nazionale e degli Stati) per difendere l'italianità. Sicuramente avendo altri problemi come la pianta invasiva giapponese e i calabroni, si dimenticano dei problemi reali del Paese come Avs, cassa malati, affitto ecc. Ammetto che l'italianità non è il problema più grande del Ticino (se vai a pagare le bollette e parli italiano, francese o tedesco non cambia niente). Però con la difesa delle minoranze linguistiche, compresi i dialetti, si potrebbe diminuire l'invadenza degli Usa e quindi della lingua inglese. Per fortuna ci sono studiosi, storici e linguisti come i prof. Ceschi, Lepori, Amadò del Centro di dialettologia, e tanti altri, incontrati anche nei miei studi in linguistica generale e filosofia. Tra qualche anno al posto di dire amore saremo costretti a dire I love you.