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Un periodo poco felice della politica ticinese

Dopo le stranezze dell’arrocco decurtato, i partiti, i movimenti e i partitini hanno iniziato un festival di attacchi o forse opinioni che sono totalmente diversi e non hanno la minima parvenza di una volontà risolutiva. Il cittadino vittima di tale bordello non sa di certo cosa pensare per il futuro ma anche per il presente della politica ticinese. Quando vedo un presidente e un coordinatore utilizzare i media per farsi fuori in un modo maldestro penso che usare la metafora “siamo in fondo al barile” non dico che sia giusto ma quasi ci siamo. Poi vedere interventi di un presidente che con gli attacchi a terzi e con terzi, sotto sotto danneggia (controvoglia ma lo fa), il proprio Consigliere di Stato, questa si chiama politica delle “cadreghe”, non politica per i cittadini. Oltre a tutto ciò, in un momento dove si dovrebbero unire le forze per uscire dal pantano attuale, si va ognuno per la propria strada in modo di finire nelle sabbie mobili. Valutando il tutto, continuano a mancare 700 milioni a fine 2025 solo per la sanità e la socialità e forse, come già detto tempo fa da alcuni granconsiglieri, unirci per far sì che lo Stato emettesse un prestito obbligazionario vincolato a un’amnistia fiscale sarebbe una soluzione. Dopo 7 o 10 anni lo si potrebbe rimborsare, anche parzialmente, e rinnovare per altri 5/10 anni. Il periodo poco felice potrebbe diventare un periodo di gestione politicamente più tranquillo o forse più sereno.