Il 22 agosto è stato un giorno tristissimo, per me e per tutta la mia famiglia e in particolare per il più piccolo di noi: mio nipotino di 8 anni. Perché? Perché la nostra vicina di casa ha fatto abbattere senza pietà un salice piangente che, da cinquant’anni, ornava il paesaggio del nucleo storico di Muzzano e campeggiava davanti all’entrata di casa nostra.
Perché l’ha fatto? Direi prima di tutto perché non ama la bellezza, poi perché mette la proprietà privata avanti a tutto. Avanti ai beni comuni, avanti al giudizio degli abitanti di Muzzano. Intendiamoci, dal punto strettamente legale ne aveva diritto. Infatti il nostro salice sorgeva su una frazione del suo mappale attorniata dalla nostra proprietà. Con i proprietari precedenti avevamo sempre trovato un accordo e noi provvedevamo alla sua cura. Mia moglie ed io eravamo assenti, perciò s’è permessa di farlo e all’accorrere dei vicini che volevano salvarlo ha risposto: “È sulla mia proprietà e sulla mia proprietà faccio ciò che mi pare!”. E infatti il punto è questo: a queste persone il concetto di bene comune è lontano quanto quello della bellezza e fintantoché i Comuni non stabiliranno dei registri delle piante (ma più in generale delle cose) da proteggere saremo sempre esposti agli abusi.