L’iniziativa per un tetto massimo del 10% del reddito imponibile per le spese di cassa malati non risolve il problema dei costi generati dal sistema sanitario. È vero. Infatti, non si propone di farlo. Questo non vuol dire che non possa essere proposto prossimamente, magari proprio da chi si affanna a rimarcare questa mancanza più per desiderio di affossare l’iniziativa che per altro.
Un’iniziativa che va a riversare parte dell’onere dei premi sul Cantone, sui Comuni e di rimando sui contribuenti. È vero anche questo. Dunque cosa fa questa iniziativa? Propone un passo verso l’equità sociale. Il premio della cassa malati, infatti, è uguale per tutti, indipendentemente dal fatto che vivi con tremila franchi al mese o con ventimila. Le imposte no. Quelle, tralasciando i contorsionismi contabili di alcuni, sono proporzionali. Dunque, se i premi si abbassano e il moltiplicatore si alza i costi della sanità vengono in parte ridistribuiti su tutti i contribuenti – grandi aziende incluse – in modo proporzionale al reddito, il che a mio avviso è un auspicato passo avanti. A guardar bene, se invece di imporre un tetto massimo del 10%, decretassimo un 5% obbligatorio per tutti, probabilmente non sarebbe nemmeno necessario prelevare soldi dal Cantone. Attualmente ricchi e grande aziende accumulano sempre più denaro non solo a scapito dei meno abbienti e del ceto medio, ma anche a scapito dei governi, che hanno sempre meno risorse a disposizione per sostenere tutti quei servizi indispensabili per il benessere di un paese. Detto questo, di migliorie da effettuare al sistema sanitario sia per ridurre i costi, sia per aumentare la qualità di vita ce ne sarebbero diverse, ma non è l’oggetto in votazione ora. In ballo, ora, è l’equità sociale.