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La distanza di Cassis

27 settembre 2025
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Quanto accaduto venerdì scorso durante la manifestazione pro-Palestina, in occasione della visita di Cassis, ha generato indignazione. A titolo di esempio, un ricercatore sulla democrazia ha affermato che “l’accaduto è scioccante” perché “in Svizzera i politici sono molto vicini al popolo e possono muoversi tra la folla senza scorta di polizia”, e conclude “non si è più in grado di inserire aspetti diversi in un discorso democratico .
Le affermazioni sembrano espresse senza aderenza al contesto politico attuale e senza consapevolezza delle posizioni di Cassis mai sufficientemente accusatorie rispetto a Israele. Troppo numerose le esternazioni che mitigano le responsabilità israeliane come quando, il 4 giugno, mise in dubbio l’intenzionalità degli spari rivolti alla folla affamata (“Se Israele afferma di avere sparato in aria non possono essere stati quegli spari a essere arrivati sulla folla”). Troppo numerose le sue mancate adesioni a denunce collettive verso Netanyahu, come quando non si unì alle Ong e ai ministri di una ventina di Paesi (tra cui Germania, Austria, Francia e Canada) nel definire “inefficace e disumanizzante il modello politicizzato e militarizzato degli aiuti umanitari”. Il nostro ministro asserì che la Ghf intendeva “fare pratica nel rispettare i principi umanitari secondo le indicazioni fornite da organizzazioni umanitarie e dal governo israeliano”, buona pratica che non si è mai verificata.
I manifestanti del 19 settembre, trattati alla stregua di facinorosi senza causa, sono accusati di mettere in pericolo la democrazia ponendo distanza tra loro e politici. A Cassis andrebbe detto che la distanza tra sé e il popolo l’ha posata lui. Fuggire in auto per allontanarsi, infatti, non era necessario: distante lo è da tempo.