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L’occidente e il governo centrale in Siria

5 ottobre 2025
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Per oltre quattordici anni, la Siria è stata oggetto di continue iniziative e incontri internazionali. L'ultimo segnale è arrivato da Washington, dove l'inviato speciale Tom Barack ha ribadito che un governo centrale inclusivo sia la via d'uscita più adatta per il Paese. Questa posizione, tuttavia, esclude la possibilità per il popolo siriano di decidere autonomamente il proprio futuro. Le dichiarazioni di Washington non convincono più i siriani. L’esperienza ha infatti dimostrato che gli Stati Uniti agiscono più per gestire il dossier siriano che per risolverlo. A questo punto, la domanda cruciale è: i curdi e le altre comunità accetterebbero un ritorno a un modello centralista? La storia ha già dimostrato che questo approccio ha generato solo emarginazione ed esclusione. Dopo anni di rivoluzione e sacrifici, è difficile pensare che i siriani possano arrendersi facilmente a un modello così simile al passato.
La visita a Washington del terrorista Al-Joulani, capo di Hayat Tahrir al-Sham, ha rivelato l'esistenza di accordi segreti e di dinamiche gestite lontano dai riflettori. Questo conferma che la questione siriana non viene trattata in base a principi di giustizia, ma piuttosto secondo gli equilibri e gli interessi internazionali. Washington non sembra interessata a perseguire i responsabili di crimini, quanto a tutelare i propri interessi strategici nella regione.
Nel frattempo, il popolo siriano – composto da curdi, arabi, drusi, alawiti e cristiani – continua a cercare una soluzione che metta fine alle proprie sofferenze e che garantisca i loro diritti in un Paese che non sia governato a porte chiuse da capitali occidentali.