Mentre il Canton Grigioni vuole sostenere i familiari curanti con un contributo mensile, in Ticino partono i primi test e il Cantone vigila sui costi
È notizia di questi giorni: Coira vuole sostenere chi presta cure di base a un parente con un contributo mensile fisso ai familiari curanti fra i 300 e i 600 franchi. Il Governo grigionese ha proposto in un messaggio al Gran Consiglio questo contributo. Per l’Ufficio dell’igiene pubblica, circa 400 persone potrebbero far richiesta per gli aiuti finanziari (cifre stabilite sulla base di dati scientifici e statistici e orientandosi alla quota di familiari curanti nei Cantoni Basilea Città e Ticino). Il Governo grigionese metterà a disposizione 2,4 milioni di franchi all’anno per gli indennizzi.
In Ticino non è attualmente previsto alcun finanziamento pubblico delle prestazioni di cura e assistenza erogate ai famigliari curanti assunti da servizi pubblici o privati. Quello dei familiari curanti è un fenomeno in veloce espansione e molto diffuso in diversi cantoni elvetici, dove è sempre più difficile reclutare personale specializzato. Per il Consigliere di Stato grigionese Peter Peyer “i familiari curanti sono un pilastro importante nel sistema sanitario e con il loro lavoro sgravano anche le istituzioni”.
Malgrado i tanti lati positivi c’è anche qualche ombra che preoccupa assicuratori e mondo politico. Ad esempio, la grande differenza tra gli importi fatturati dagli Spitex agli assicuratori malattia e quelli effettivamente versati ai familiari curanti: dai 25-30 franchi di salari orari riconosciuti e versati dagli Spitex ai familiari curanti a fronte di 52 franchi di tariffa erogata dagli assicuratori malattia per le cure di base. Di fatto nelle tasche dei familiari curanti arriva circa metà del compenso. La differenza rimane ai servizi di assistenza e cura a domicilio che realizzano profitti (sono davvero giustificati?), andando così ad alimentare la spirale dei costi sanitari e l’aumento dei premi. In Ticino il fenomeno sembra al momento piuttosto contenuto probabilmente grazie a una certa presenza di personale qualificato e al mancato riconoscimento finanziario dei costi residui cantonali delle prestazioni erogate ai familiari curanti.
«È una solidarietà intrafamiliare importante, perché la relazione tra il familiare curante e il malato è molto forte, un impegno che va riconosciuto, ma il tutto va ponderato con attenzione, fissando regole e soprattutto facendo attenzione alla qualità. Il mercato delle cure a domicilio è molto delicato e complesso, soggetto a repentini cambiamenti che negli ultimi anni hanno portato a un aumento marcato dei costi», commenta Gabriele Fattorini, direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie. Anzitutto va precisato che questo settore per quanto riguarda la fatturazione a carico dell’assicurazione obbligatoria è disciplinato a livello federale (dalla Legge federale sull’assicurazione malattie, LAMal). Di conseguenza lo spazio di manovra del Cantone è limitato, come si legge nella risposta del Consiglio di Stato a una recente interrogazione su ‘Famigliari curanti e finanziamenti residui’.
Il Governo ticinese si è mosso in modo tempestivo, nei limiti del quadro definito dalla legislatura federale, per incrementare la qualità delle prestazioni erogate e per limitare la crescita dell’onere finanziario a carico di Cantone e Comuni. Il Consiglio di Stato monitora con attenzione, si legge nel documento, l’evoluzione del settore delle cure a domicilio, familiari curanti compresi. Le misure prese: da dicembre 2024 è in vigore una moratoria al rilascio di nuove autorizzazioni. Inoltre sono stati introdotti dei requisiti di qualità più elevati per i servizi di assistenza e cura a domicilio e delle condizioni più restrittive per accedere al finanziamento residuo dei contratti di prestazione. Inoltre anche per diventare familiare curante è richiesta una formazione specifica.
«In Ticino attualmente abbiamo due servizi pubblici (Servizio cure a domicilio Scudo a Lugano e assistenza e cura a domicilio del Mendrisiotto e Basso Ceresio) che stanno sperimentando l’impiego di famigliari curanti. Ci risultano anche altri due servizi privati che fanno capo esclusivamente a queste risorse, ma non hanno un contratto di prestazione con il Cantone. Dunque le informazioni sul personale da loro impiegato sono molto limitate». Le cifre esatte della diffusione di questo modello in Ticino – finanziato dalle casse malati e non dal Cantone – non sono dunque totalmente note – precisa ancora Fattorini – anche perché questo fenomeno è relativamente nuovo: «Al momento sembra essere circoscritto rispetto ad altre realtà cantonali», conclude.
Ogni servizio in possesso di un’autorizzazione all’esercizio di polizia sanitaria può assumere, nel rispetto delle disposizioni in materia di lavoro (Codice delle obbligazioni, Legge federale sul lavoro ecc.) famigliari curanti. Gli spitex autorizzati a esercitare a carico della LAMal possono per contro fatturare le prestazioni erogate dai famigliari curanti agli assicuratori malattia.
Ci sono requisiti minimi di formazione per i familiari curanti decisi tra gli assicuratori malattia e le organizzazioni mantello dei servizi di assistenza e cura a domicilio. Una prassi anticipata in Ticino e già in vigore dal 2023. Si richiede il corso base della Croce rossa e viene disciplinato che cosa possono fare: i famigliari curanti possono dispensare unicamente cure di base ai sensi dell’OPre e dunque per i pazienti che necessitano di altre tipologie di cura e assistenza (esempio consigli e istruzioni, cure infermieristiche) i servizi devono impiegare degli operatori in possesso dei requisiti professionali richiesti dalla normativa federale (esempio infermieri).
Nel Grigioni si stanno discutendo le basi legali per i contributi mensili definendo vari criteri: chi può beneficiare dei contributi, il tempo da dedicare all’assistenza (in media otto ore alla settimana), ma anche il tipo di cure (attività quotidiane nell’economia domestica, sostegno nei movimenti, assunzione di cibo, igiene del corpo, attività amministrative).
«I familiari curanti sono figure fondamentali, da sempre integrate nel piano delle cure –spiega Gabriele Balestra direttore di Alvad Locarnese e Vallemaggia –. Attualmente quelli ingaggiati da qualche mese, in qualità di ausiliari, di personale senza qualifica, sono una decina. Si occupano dei loro cari e per alcune attività, legate ad esempio all’igiene personale, sono stati assunti e vengono pagati». L’esperienza nel complesso per Balestra è positiva. Ci sono vantaggi e qualche rischio, come quello, ammette, di creare nuove prestazioni e nuovi costi, ma anche un sovraccarico eccessivo dei familiari curanti che possono arrivare a esaurirsi, essendo un’attività molto impegnativa. «C’è sempre un infermiere che valuta la situazione prima di decidere se il familiare curante può entrare a far parte della équipe di cura. Inoltre, nel giro di un anno deve fare il corso di base della Croce rossa di 20 ore», conclude.
Attualmente sono attivi in Ticino 6 servizi d’assistenza e cura a domicilio d’interesse pubblico, 70 spitex privati e circa 600 infermieri indipendenti. Oltre a questi 6 servizi, finanziati per l’intera gestione, nel 2025 60 spitex privati e 283 infermieri indipendenti hanno sottoscritto un contratto di prestazione con il Cantone per il finanziamento residuale dei costi di cura, conformemente alle disposizioni previste dalla LAMal e in aggiunta ai contributi versati dagli assicuratori malattia.