Il Ticino dell’hockey si divide in due: mentre in Leventina si tira un sospiro di sollievo e si spera, a Lugano si raccolgono i cocci e ci si dispera
Dopo il giorno del giudizio è il tempo di tirare le somme. Almeno quelle parziali, visto che nel weekend è andata agli archivi unicamente la prima parte del campionato, utile a determinare la griglia di partenza delle diverse volate. Quella per il titolo, passando eventualmente dalla porta di servizio dei play-in, e quella per schivare lo spettro dello spareggio contro la retrocessione (sempre che lo stesso venga effettivamente giocato). Eventualità forse più teorica che concreta visto il sensibile divario tra il massimo campionato e il torneo cadetto, ma pur sempre un’onta per chi lo deve disputare.
Il Ticino dell’hockey si divide in chi tira un sospiro di sollievo e spera, e in chi incrocia le dita e si dispera. In Leventina, l’ultimissima giornata è servita a ratificare quello che ancora ventiquattr’ore prima pareva un traguardo per tre quarti acquisito, ma che proprio gli ultimi sessanta minuti di hockey hanno rimesso pericolosamente in discussione.
L’ultimo giro di giostra è stato il paradosso della storia dell’intera stagione regolare, col Lugano vittorioso contro il Bienne e l’Ambrì sconfitto a Friborgo. Ma con i bianconeri che ora dovranno (forse) giocare per chiudere il prima possibile una stagione catastrofica, e i biancoblù che, invece, andranno a caccia di un biglietto per i playoff. Ironia della sorte proprio grazie alla vittoria dei ‘cugini’ di città sui bernesi.
Benché col fiatone e sudandolo fino all’ultimo, ottenendo la qualifica ai play-in, l’Ambrì il suo obiettivo minimo l’ha centrato. Non senza rimpianti. Prima di tutto per non essere riuscito a conservare un’ottava posizione su cui i leventinesi si erano accomodati dopo il successo nel penultimo turno e che avrebbe loro garantito due cartucce da sparare in direzione del bersaglio dei playoff. Poi per i molti, troppi punti lasciati sul ghiaccio sull’arco di una stagione regolare farcita da una cifra record di partite andate oltre il sessantesimo. O, ancora, per i dodici punti (su dodici) lasciati al Langnau. Quello stesso Langnau che ora i leventinesi potrebbero ritrovarsi davanti qualora dovessero superare il primo turno dei play-in… Ma se all’appuntamento con la sfida per l’ultimo ticket per i playoff non dovessero presentarsi i bernesi, allora l’avversario da battere sarebbe il Kloten, contro cui l’Ambrì in stagione ha vinto quattro volte. Visto da questa prospettiva, il divario che separa una stagione da obiettivo minimo acquisito a una che potrebbe invece ancora trasformarsi in un percorso avvincente non sembra poi così abissale.
Se in Leventina si può e si vuole ancora sognare, in riva al Ceresio la sola cosa che resta da fare è svegliarsi, e il più presto possibile, da una stagione da incubo. La lunghissima parabola discendente, passata pure dall’avvicendamento sulla panchina troppo tardivo affinché la tendenza si potesse invertire per davvero, e sfociata nel penultimo posto finale: mai il Lugano si era ritrovato così in basso. Mentre il club vuol chiudere questo disastrato e disastroso capitolo il più in fretta possibile, e guarda già oltre, dando un nome e un volto a quello che sarà il nuovo direttore sportivo, c’è ancora una pagina da scrivere. Sempre che il Turgovia non riesca a sgambettare il Visp nelle semifinali di Swiss League mettendo di fatto il punto finale alla stagione del Lugano. Risparmiandolo dall’ulteriore passerella di un’annata clamorosamente toppata.