laR+ IL COMMENTO

Premi cassa malati, nella giungla politica la gente è esasperata

A leggere bene le iniziative di Lega e Ps e la proposta del Plr hanno tutti ragione e tutti torto. È il risultato incredibile di anni di immobilismo

In sintesi:
  • Le fatture crescono, e l’insofferenza pure
  • Ma lo Stato, da questa vicenda, può imparare qualcosa
Ed è bravo chi ci capisce
(Ti-Press)
7 marzo 2025
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Su come combattere la costante crescita dei premi di cassa malati, cercando di colmare un vuoto colpevole durato tanti e troppi anni, a ben guardare le proposte sul tavolo in Canton Ticino l’impressione è che tutti abbiano ragione e torto allo stesso tempo. Perché se confrontate con l’esasperazione di una popolazione che vede il crollo del suo potere d’acquisto, e di un ceto medio che non sa per quanto tempo ancora potrà continuare a definirsi tale, appaiono sia fuori tempo massimo, sia frutto della solita campagna elettorale permanente.

La proposta della Lega, quella di dedurre integralmente dalle imposte i premi pagati, di principio è difficilmente contestabile: perché imporre fiscalmente un reddito che di fatto non esiste? Poi però arrivano il Consiglio federale – di chiarissima maggioranza di destra –, le barricate della sinistra e persino un recente comunicato stampa del Plr ticinese a spiegare l’ovvio: di questa misura, il celeberrimo ceto medio beneficerà solo in minima (forse minimissima) parte, mentre il grosso sarà a vantaggio dei grandissimi contribuenti. Certo, sono quei contribuenti che con le loro imposte sicuramente molto più alte della media tengono in piedi la generosa socialità ticinese: è fattuale. Ma quanto potrà andare avanti questa storia usata e strausata? Risposta breve: poco.

L’iniziativa del Ps, che invece chiede di fissare i premi a massimo il 10% del reddito disponibile facendo leva sull’aumento di dotazione del bazooka Ripam, è l’emblema di quanto a volte la sinistra, non sempre per colpa sua, viva in un mondo ideale. Chi è che in piena coscienza può alzare la mano e dire che sia giusto che alcune famiglie, senza essere al beneficio dei sussidi, quella soglia la vedano anche al 20%? Poi però arrivano la vita vera, i conti, il principio di realtà: sarebbero 300 milioni in più sul groppone delle finanze cantonali. “Bene!”, dicono i socialisti: occasione ghiotta per finirla con sgravi fiscali e politiche a favore dei ricchi per far rientrare quei soldi aumentando l’imposizione dei grandi patrimoni. Difficile, però, pensare di convertire il Ticino nella foresta di Sherwood in poco tempo.

Il Plr ha cercato di mettere ordine: far abbassare di 800 franchi in media i premi di cassa malati di ogni contribuente – tutti, compresi i più abbienti: non un piccolo problema – togliendo fondi alla Ripam, e quindi facendo uscire dal sistema dei sussidi chi con quello sconto non ne beneficerebbe più, per aumentare il tasso di copertura degli ospedali. Se la tattica finora è stata quella di dire che è inutile ragionare sui sussidi quando i costi della salute sono alle stelle e nessuno interviene per calmierarli, questo è un piccolo cambio di passo. Dove porterà, chissà.

Epperò c’è un discorso da fare e dal quale è inutile fuggire: la cittadinanza e il ceto medio di cui sopra sono arrivati a un grado di sconforto tale che da un lato sembrano pronti a votare qualsiasi cosa gli porti uno sconto nella fattura dei premi, dall’altro a disinteressarsi completamente dell’impatto sulle finanze cantonali perché, dagli torto, prima pensano alle finanze della propria famiglia.

Una speranza però c’è. È che lo Stato, confrontato con un aumento di oneri, si dia una sveglia e capisca che qualcosa deve essere fatto. E dall’alto. È sempre lo stesso discorso: finché sono soldi degli altri si fa spallucce, quando sono soldi tuoi ci pensi due volte a come escono. Arrivare a far comprendere questo concetto a Berna e Bellinzona, concetto che non è valido solo per i costi della salute, potrebbe essere il merito condiviso delle tre iniziative. E sarebbe già qualcosa.

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