Non siamo in Galles, ma il nostro Cantone sembra essere un ottimo esempio di quella che potremmo denominare ‘disinformazione relativa’
Nell’interessante documentario ‘Il nemico invisibile’ (regia di Stefano Ferrari), una coproduzione di Rsi e ‘Coscienza Svizzera’ che si inserisce nell’ambito del progetto interculturale ‘Pual’ (Parlo un’altra lingua ma ti capisco) e che vede protagonisti quest’anno studenti liceali di Lugano, Basilea e Friburgo, il tema affrontato è quello della disinformazione: fake news, social media, intelligenza artificiale e noi, comuni mortali. In circa un’ora di girato i ragazzi riescono a sviscerare, grazie a interviste ed esempi concreti, molti degli argomenti sui quali ci si interroga quotidianamente: come ci informiamo? Quali insidie si nascondono dietro alle informazioni che riceviamo? Come tutelarci? Uno degli esempi più curiosi sui quali si soffermano gli studenti riguarda il caso ‘Ebbw Vale’, piccola città del Sud del Galles che nel 2016 votò piuttosto massicciamente (62% degli elettori) a favore della Brexit. Attraverso un’inchiesta di una giornalista del ‘Guardian’ è stato possibile capire quanto accaduto: in questo paesino post-industriale un po’ abbandonato a sé stesso per decenni, ma poi in qualche modo modernizzato grazie a dei fondi europei a favore dello sviluppo (con i quali sono state costruite strade, scuole, linee ferroviarie ecc.), c’è stata una potente campagna di disinformazione tramite Facebook. Numerosi articoli raccontavano ai cittadini di Ebbw Vale che in caso di permanenza all’interno dell’Ue migliaia e migliaia di persone dell’Europa dell’Est avrebbero letteralmente “invaso” la cittadina gallese, mettendo fine alla quiete e alla relativa prosperità dei suoi abitanti. Così, conclude la collega del ‘Guardian’, si è consumata una delle maggiori frodi elettorali degli ultimi cent’anni.
Da Bellinzona fino a Ebbw Vale ci sono 1’365 chilometri. Sarà pur vero che in Svizzera esiste tuttora, secondo recenti ricerche incaricate dal Consiglio federale, una buona rete di protezione contro quella che qui chiameremo la disinformazione “assoluta” (notizie palesemente false, realtà distorte create col supporto dell’intelligenza artificiale). D’altro canto il Ticino sembra essere un ottimo esempio di quella che potremmo denominare disinformazione “relativa”, cioè la manipolazione di notizie più o meno vere (o meglio, verosimili) a sostegno di una determinata narrazione. Una narrazione come quella della “barca è piena” e l’incombente “pericolo” dell’immigrazione incontrollata, quel gruppo di esseri umani che arriva da noi alla ricerca di un futuro e che viene strumentalmente dipinto – da tu sai chi – come un’orda inferocita di malviventi giunta soltanto con degli scopi criminali. Che poi le statistiche smentiscano la generalizzazione poco importa: il discorso rende, a tal punto che chi lo promuove si ritrova in maggioranza relativa in governo da oltre un decennio. Ma lo stesso principio vale in ambito economico: il “meno imposte per tutti” che poco dopo viene “mangiato” dall’aumento dei moltiplicatori comunali – per gli sfigati del vero ceto medio –, mentre lo sgravio venti volte maggiore per le persone facoltose resta; oppure la presunta “deformazione congenita” che subiranno i figli dei nostri figli a causa del “peso” sulle loro neonate spalle del debito pubblico…
La domanda rimane: come ci si tutela? Un buon esercizio – seguendo il consiglio di Orwell – sarebbe quello di interrogarci, ogni volta, su quali interessi abbia quella persona, quel partito, quella testata (andando pure a vedere chi la dirige o chi siede nel suo Cda) nel dare-non dare-come dà determinate notizie e scoprire che, dopo tutto, Ebbw Vale non è così lontana.