Due bambini rimasti in una fase evolutiva che si dovrebbe superare entro gli 8 anni, questo è lo spettacolo che stanno dando davanti al mondo Trump e Musk
Il bambino più ricco del mondo e quello più potente del mondo, 151 anni in due, hanno litigato. E ora frignano, bisticciando sui social come noi comuni mortali. Solo che i social sono di loro proprietà e portano due nomi dal risvolto ironico: uno – quello del bambino potente – si chiama Truth (Verità), ma viene usato per diffondere perlopiù bugie; l’altro – quello del bambino ricco – si scrive X, ma in America si pronuncia Ex, che è un po’ quello che sono diventati, dopo il loro divorzio politico, Donald Trump ed Elon Musk, che hanno iniziato la loro personale Guerra dei Roses (il film del 1989 con Michael Douglas e Kathleen Turner in cui una coppia in crisi passa dai dispetti alle atrocità reciproche fino alla morte di entrambi), con insulti e minacce incrociate.
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A un incontro di Mma
Si guardavano in cagnesco da un po’ e hanno definitivamente rotto su una riforma economica che porta un nome che sembra le sia stato dato – non a caso – da un bambino: “Big Beautiful Bill”, la “Legge bella e grande”.
Bella e grande: due parole che più semplici non si può, tra le prime imparate dopo “mamma” e “papà” e che danno l’idea di come tutta questa narrazione del “Make America Great Again” (altro slogan elementare) si poggi su basi fragilissime e su un vocabolario ristretto usato da persone limitate, incapaci di capire le sfaccettature del mondo perché rimaste intrappolate in una fase evolutiva che al più tardi si dovrebbe esaurire a 8 anni. Lo psicologo Jean Piaget definiva “egocentrismo infantile” questo periodo in cui il bambino si relaziona con il mondo unicamente dal proprio punto di vista, incapace di percepire la differenza tra la propria visione delle cose e quella altrui. Ricorda qualcuno? Trump e Musk, imbozzolati nel loro narcisismo ottuso – coccolato, nutrito e ingigantito dai soldi, dal potere e dall’infinita disponibilità di lacchè pronti a chinare la testa dinnanzi a chi sta in cima alla piramide sociale – non potevano non arrivare allo scontro. E non era una questione di se, ma di quando, come a gennaio – nel giorno dell’insediamento – disse su questo giornale l’americanista Matteo Muzio: “Musk è uno Steve Bannon con molti più soldi e potere mediatico e quindi molto più pericoloso. Conoscendo il carattere di Trump e il suo narcisismo difficilmente sopporterà di fare il co-leader. Trump a un certo punto si stuferà e lo allontanerà. Se non dopo i primi sei mesi, dopo un anno”. Di mesi ne sono passati appena cinque: a certificare i livelli di egocentrismo di un duo destinato a non essere coppia.
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Musk e il figlio x nello Studio Ovale con Trump
Ora siamo nella fase dei piatti che volano, con Trump che dà del pazzo a Musk e vuole regalare la sua Tesla; e il sudafricano che si chiede se non sia il caso di fondare un nuovo partito, chiedendo l’impeachment e azionando al contempo la macchina del fango contro il presidente, accusato di essere nella famigerata lista Epstein (i documenti giudiziari legati al finanziere accusato di traffico di minorenni, morto suicida in carcere nel 2019), vero motivo per cui una parte di quel dossier non sarebbe mai stata resa pubblica.
A rendere ancor più tragicomico il tutto, l’ultima frase di Trump sulla guerra tra Russia e Ucraina, definita – con straordinario tempismo, nelle stesse ore del bisticcio con Musk – “una lite tra bambini”. Quando il 12 febbraio scorso Musk entrò nello Studio Ovale accompagnato dal figlio X, 4 anni, e il piccolo si mise a fare le bizze dicendo a Trump “vedi di chiudere la bocca. Tu non sei il vero presidente, vattene via”, molti criticarono – a torto o a ragione – la presenza di un bambino nello Studio Ovale a favore di telecamere. Ma si sbagliarono a contare: erano tre.