laR+ IL COMMENTO

La scuola in carcere, pilastro della collettività

I diplomi e i certificati consegnati a giugno sono un attestato di rivalsa, ma anche un certificato di sicurezza per tutta la cittadinanza

In sintesi:
  • Non essere bistrattati, ma anzi motivati a immaginarsi nel futuro, abbassa notevolmente il tasso di recidiva
  • Questo pilastro è però ancora reso traballante dalla mancanza di una sezione femminile al Carcere penale della Stampa, attualmente in costruzione
Una delle forme più importanti ed efficaci di prevenzione
(Ti-Press)
6 agosto 2025
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È un attestato di rivalsa quello ricevuto lo scorso giugno dai detenuti che hanno preso parte durante l’anno scolastico 2024-2025 alla Scuola InOltre. Un progetto pionieristico nato in Ticino quasi vent’anni fa, ma che purtroppo rappresenta tutt’oggi un unicum nel panorama elvetico. Avere l’opportunità di accedere in carcere a momenti formativi, spesso anche spendibili una volta scontata la propria pena, è senza ombra di dubbio uno dei tasselli che compone e consolida il pilastro cardine che regge, o dovrebbe reggere, il sistema carcerario: quello del reinserimento sociale e della risocializzazione dei detenuti.

L’articolo 75 capoverso 1 del Codice penale svizzero, citato sul sito delle Strutture carcerarie cantonali, sancisce in tal senso che “l’esecuzione della pena deve promuovere il comportamento sociale del detenuto, in particolare la sua capacità a vivere esente da pena”. In che modo? “Deve corrispondere per quanto possibile – prosegue la norma – alle condizioni generali di vita, garantire assistenza al detenuto, ovviare alle conseguenze nocive della privazione della libertà e tenere conto adeguatamente della protezione della collettività, del personale incaricato dell’esecuzione e degli altri detenuti”. È quindi assolutamente lodevole che il Ticino si faccia promotore della formazione in carcere attraverso certificati e diplomi cantonali – in particolare quelli di cultura generale e nelle lingue – che permettono ai detenuti di impiegare il tempo in cella per costruire il proprio futuro quando la libertà sarà loro restituita. Corsi, moduli e formazioni professionali che non solo forniscono competenze pratiche utili alla vita di tutti i giorni, ma che gettano pure le basi per l’eventuale ottenimento di un Attestato federale di capacità. Certificazioni di un impegno che da quest’anno non portano nemmeno più il segno di riconoscimento della Scuola InOltre. Sull’intestazione figura ora infatti ‘Centro professionale tecnico Trevano’.

Spesso con un po’ di retorica si dice che le prigioni siano lo specchio della società al loro esterno. Ma che un carcere sostenga e non abusi dei suoi residenti, impegnandosi affinché queste persone possano ricostruire mattone per mattone la propria vita, è una delle forme più importanti ed efficaci di prevenzione e, in definitiva, di protezione della popolazione tutta, non solo di quella carceraria. Non essere bistrattati, ma anzi motivati a immaginarsi nel futuro, abbassa notevolmente il tasso di recidiva. Il tutto a beneficio dell’intera collettività.

Questo pilastro è però ancora reso traballante dalla mancanza di una sezione femminile al Carcere penale della Stampa. Le donne, pure quelle in espiazione della pena, sono infatti sempre e ancora detenute al Carcere giudiziario della Farera. Il carcere duro in cui si trascorrono ventitré delle ventiquattro ore di una giornata in cella. Certo, la possibilità di prendere parte ai corsi è per le detenute senz’altro una boccata di ossigeno. Ma parziale. Nel carcere duro, dove si dovrebbe essere solo in attesa di giudizio, le condizioni di detenzione sono particolarmente rigide e ogni spostamento è strettamente supervisionato. L’offerta formativa, va da sé, ne risente. Si contano dunque i giorni che mancano all’inaugurazione della sezione femminile al Penitenziario cantonale, il cui cantiere ha preso avvio a inizio anno. Interessante sarà anche capire come l’offerta formativa sarà rivalutata e se verranno previsti corsi misti, anch’essi cruciali per la risocializzazione dei detenuti e delle detenute. Nel frattempo, c’è chi deve continuare a stringere i denti.

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