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Il Giro d'Italia arriverà a Carì (con qualche modifica)

Gli organizzatori della gara ciclistica hanno chiesto alcuni cambiamenti per questioni di sicurezza. La tappa si preannuncia un'opportunità per il turismo

26 novembre 2025
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Cari lettori,

Oggi la nostra newsletter vi porta tra le curve del prossimo Giro d’Italia in Ticino, esplora le sfide alla libertà di stampa e l’ascesa di discorsi xenofobi, vi fa incontrare la voce di Emel Mathlouthi e la storia di una famiglia curda in cerca di pace. Infine, analizzeremo le tensioni tra Venezuela e Stati Uniti.

La tappa ticinese del Giro d’Italia 2026, con partenza da Bellinzona e arrivo a Carì, è confermata ma con alcune modifiche al percorso. Inizialmente pensata come frazione di alta montagna, ha subito cambiamenti su richiesta degli organizzatori Rcs per ragioni di sicurezza e praticabilità delle strade. Come riporta Sebastiano Storelli, si prevede una doppia ascesa a Leontica, riducendo dislivello e lunghezza complessiva. Rimangono incertezze sulla partenza esatta da Bellinzona e sulla logistica a Carì, che vedrà il villaggio d'arrivo spostato a Faido. L'evento, pur con le sfide logistiche, rappresenta un'opportunità unica di promozione turistica per il Ticino, con un'audience televisiva globale di milioni di spettatori.
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Un recente post intimidatorio del sedicente “Fronte nazionale elvetico” contro i giornalisti, pubblicato dopo la critica al Municipio di Lugano per aver concesso loro di manifestare, solleva preoccupazioni sulla libertà di stampa e l’aumento di discorsi xenofobi. Nel suo commento, il direttore Daniel Ritzer denuncia la proliferazione di “bulli e bulletti” e la legittimazione politica di questi discorsi, citando l’accoglienza a Lugano di figure come Eva Vlaardingerbroek e l’invito del generale Vannacci a Mendrisio. Ritzer ribadisce l’importanza di difendere i diritti umani e condannare l’istigazione all’odio, che è un reato.
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La cantante tunisina Emel Mathlouthi, divenuta voce della Primavera araba con “Kelmti Horra”, porterà il suo nuovo progetto “Mra” al Teatro Sociale di Bellinzona. In un'intervista con Beppe Donadio, Mathlouthi racconta il potere della musica, l'eredità della sua canzone simbolo e l’esperienza alla cerimonia del Nobel per la Pace 2015. Il suo album “Mra”, realizzato interamente da un team di artiste donne o queer, vuole dimostrare la forza creativa che emerge quando le donne si uniscono. L’artista ribadisce anche il suo profondo sostegno alla causa palestinese, testimoniato dal suo tour del 2023 e dal recente singolo “If I Must Die”, basato su un testo del poeta palestinese Refaat Alareer.
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La storia di una famiglia curda fuggita dalla Turchia a causa delle persecuzioni politiche è raccontata da Serse Forni. Dopo aver visto la loro casa distrutta a Sirnak e il padre ricercato per la sua militanza nell’HDP, hanno trovato rifugio in Gambarogno. Nonostante tre anni di integrazione, con i figli che studiavano e i genitori che lavoravano, la loro domanda di statuto di rifugiato è stata respinta, bloccando il loro percorso e generando grande ansia. La famiglia, supportata da amici e dal loro legale, sta ora preparando un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, sperando di poter rimanere in Svizzera e ricostruire una vita in sicurezza.
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Un approfondimento di Roberto Scarcella esplora le crescenti tensioni tra Venezuela e Stati Uniti, descrivendo un “braccio di ferro” alimentato da petrolio, ego e potere. Il presidente venezuelano Nicolás Maduro e l’ex presidente statunitense Donald Trump sono i protagonisti di questa rivalità che ha già causato morti in mare e minaccia una destabilizzazione del continente. L’articolo esamina la storia dell’ingerenza USA in Sudamerica, la fragile posizione di Maduro dopo la morte di Chávez, la crisi economica venezuelana e le accuse di narcotraffico, spesso infondate. Sullo sfondo, la disputa per l’Esequibo, territorio della Guyana ricco di petrolio, e il ruolo strategico di questa risorsa.
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