Salute mentale

L’ansia dei giovani e la costruzione dell’identità

Genitori, educatori e la società possono offrire sostegno, stabilità e dialogo in un momento delicato e cruciale, quello dell’adolescenza

Il processo di definizione dell’io è lungo e necessita di supporto e comprensione
(depositphotos)

Numerosi studi mostrano, tra il 2012 e il 2018, un aumento dell’ansia nei giovani. La pandemia, con l’isolamento sociale e il senso di allarme, ha contribuito a intensificare un senso di vuoto, fragilità e ansia, in modo particolare nei piccoli e nei giovani. A oggi, questi alti livelli di stress tra gli adolescenti sembrano essersi mantenuti. Un’indagine condotta in Svizzera e Liechtenstein (Unicef/Unisanté, 2021) ha rilevato che circa il 37% dei giovani tra i 14 e i 19 anni presenta segnali di disturbi mentali, in particolare ansia e depressione. Questo fenomeno è spesso legato al delicato processo di costruzione dell’identità personale e sessuale, che avviene in un contesto storico e culturale in continua trasformazione.

Viviamo in un’epoca “liquida”, come la definisce Zygmunt Bauman, in cui i modelli tradizionali si indeboliscono, sostituiti da una molteplicità di stimoli, valori e narrazioni, spesso contraddittori. Questa pluralità può essere una risorsa, ma anche fonte di disorientamento. Per molti giovani, costruire un senso di sé stabile e autentico rappresenta una sfida complessa, in cui l’ansia può emergere non solo come sintomo, ma anche come segnale evolutivo.

L’identità come costruzione continua

In psicologia, soprattutto nell’approccio cognitivo-costruttivista, l’identità non è considerata un’entità fissa, ma il risultato dinamico di un processo continuo di costruzione e rielaborazione. Jean Piaget ha descritto lo sviluppo cognitivo come un processo attivo di assimilazione e accomodamento, mentre Jerome Bruner ha sottolineato l’importanza della narrazione nel dare significato all’esperienza. In questa prospettiva, il sé non è un punto d’arrivo, ma un processo in divenire.

Durante l’adolescenza questo processo si intensifica. Il giovane inizia a interrogarsi su chi è, chi vuole diventare, quali valori abbracciare e quale posto occupare nel mondo. In questo contesto, anche l’identità sessuale e di genere assume un ruolo centrale. Sempre più giovani esplorano oggi sfumature, fluidità e nuovi linguaggi per descrivere sé stessi e le proprie relazioni.

Tuttavia, la libertà espressiva, se non accompagnata da un contenitore affettivo e sociale solido, può trasformarsi in spaesamento. Il moltiplicarsi delle possibilità identitarie, senza guide affidabili e modelli di riferimento, può generare ansia, insicurezza e senso di inadeguatezza.

Identità sessuale, ansia e cultura digitale

La sessualità è una delle dimensioni più intime dell’identità. È attraverso di essa che i giovani sperimentano il corpo, il desiderio, l’altro e il riconoscimento. Oggi l’identità sessuale si sviluppa in un contesto caratterizzato da forte esposizione mediatica, accesso immediato a contenuti pornografici, uso diffuso dei social media e cultura della performance.

Sempre più adolescenti dichiarano di informarsi sulla sessualità principalmente attraverso internet, YouTube o TikTok, più che tramite la scuola o il dialogo familiare. Se da un lato questo consente l’accesso a informazioni e modelli alternativi, dall’altro espone a rappresentazioni distorte, ipersessualizzate e poco ancorate alla realtà emotiva e relazionale.

Molti giovani finiscono per vivere il sesso come una prestazione, più che come un’esperienza di intimità. In questi casi, l’ansia non è solo prestazionale, ma anche identitaria: riguarda il timore di non essere adeguati, la paura del rifiuto, la difficoltà a riconoscere e legittimare i propri desideri e confini.

Il ruolo degli adulti: tra confini e ascolto

Una delle domande più frequenti è se i giovani di oggi ricevano confini adeguati. In una società che esalta l’autonomia e l’espressione individuale, il ruolo dell’adulto si è trasformato. Se un tempo era fondato sull’autorità e sull’esempio, oggi richiede competenze affettive, dialogiche ed empatiche.

Come evidenziato da Albert Bandura, la percezione di autoefficacia – la fiducia nelle proprie capacità – si costruisce anche grazie a esperienze di contenimento e incoraggiamento. I giovani hanno bisogno di adulti presenti, in grado di porre confini chiari, ma anche di accogliere la complessità dell’altro senza giudizio. I “no” affettivi, quando coerenti e spiegati, non ostacolano l’autonomia: la rafforzano.

Anche la scuola e le comunità educanti (associazioni, spazi culturali, sportivi) hanno una responsabilità fondamentale: offrire ambienti inclusivi, in cui la diversità sia accolta e le domande dei ragazzi ascoltate. Sessualità, identità e disagio psichico devono poter essere oggetto di conversazione autentica, non solo emergenziale.

Le ricerche sono chiare: le forme di discriminazione e disconoscimento aumentano significativamente l’ansia, così come altre forme di sofferenza psicologica, inclusa la depressione. Essere visti, accolti e compresi è una condizione essenziale per la salute mentale.


pixar/inside out2
L’ansia può portare con sé molti significati

L’ansia come bussola evolutiva

Nel costruttivismo, l’ansia non è solo un disturbo da correggere, ma un segnale che qualcosa sta cambiando. Il film Inside Out 2 ha saputo ben illustrare come ogni emozione abbia un ruolo funzionale nell’equilibrio interno. Il lungometraggio pone al centro l’ansia, che emerge con forza durante la crescita: un’emozione che può diventare una bussola evolutiva, capace di indicare nodi critici del percorso identitario.

Offrire ai giovani spazi in cui possano raccontare la propria ansia – senza essere etichettati o giudicati – è un gesto educativo prezioso. Quando riconosciuta e affrontata, l’ansia può trasformarsi in motore di crescita. Se ignorata o cronicizzata, invece, può compromettere lo sviluppo identitario, abbassare l’autostima e alimentare confusione. In questi casi si instaura un circolo vizioso, in cui ansia e instabilità del sé si rinforzano reciprocamente.

Verso un’educazione emotiva e inclusiva

Le risposte all’ansia giovanile non possono limitarsi all’ambito clinico o individuale. Serve una risposta più ampia: culturale, relazionale, educativa. La psicologia offre strumenti fondamentali ma è essenziale agire anche in chiave preventiva, promuovendo il benessere nei contesti quotidiani.

Educare alle emozioni e alla sessualità non deve essere un tabù, né ridursi a interventi informativi isolati. Dovrebbe diventare parte di un dialogo costante: tra generazioni, tra scuola e famiglia, tra pari. È fondamentale accompagnare i giovani in percorsi di esplorazione strutturata e impegnata della propria identità: processi protetti, riflessivi, in cui possano conoscere sé stessi, prendere decisioni significative e costruire una narrazione di sé, dell’altro e del mondo coerente.

L’ansia si attenua quando ci si sente visti, ascoltati e riconosciuti. Quando la libertà incontra la cura, e la diversità viene accolta. Per questo è essenziale offrire ambienti supportivi in cui i giovani possano confrontarsi ed esplorare attivamente valori, ruoli e appartenenze, sostenuti da figure di riferimento.

È importante ridurre l’esplorazione ruminativa – fatta di ripensamenti ossessivi e non orientati – e aiutare i giovani a tollerare l’incertezza, riconoscendola come una fase normale e costruttiva del percorso.

Un po’ come nella fiaba di Alice nel Paese delle Meraviglie, anche il percorso di ricerca identitaria dei giovani può essere vissuto come un viaggio enigmatico e trasformativo, fatto di smarrimenti, domande e cambi di prospettiva. Alice non sa esattamente chi è, né dove sta andando: esplora mondi nuovi, affronta sfide, incontra personaggi strani e a volte inquietanti. In questo processo, si interroga su sé stessa, prende decisioni, sperimenta incertezza e mutamento. Talvolta ha bisogno dell’aiuto del Bianconiglio, dello Stregatto o di altri personaggi che la facciano riflettere per riuscire a orientarsi – proprio come i giovani hanno bisogno di figure di riferimento che li aiutino a dare senso alle proprie esperienze e a scegliere la direzione più autentica per loro.

Complessità, relazioni e dialogo

L’ansia che molti giovani sperimentano oggi riflette un’epoca di grandi possibilità, ma anche di forti incertezze. Costruire un’identità – personale, relazionale, sessuale – richiede tempo, ascolto, e la presenza di figure capaci di sostenere senza invadere, guidare e senza soffocare.

Genitori, educatori, terapeuti e adulti in generale hanno il compito di creare spazi sicuri, dove l’identità possa essere esplorata senza paura, e dove l’ansia non sia stigmatizzata, ma riconosciuta come parte del processo di crescita.

Accogliere la complessità, costruire relazioni autentiche e offrire dialogo sono i pilastri di un’educazione realmente inclusiva e trasformativa. Solo così potremo contribuire a una società in cui ogni giovane possa sentirsi libero di essere, e capace di fiorire in consapevolezza.

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