Gli adolescenti si rifugiano nei compagni virtuali, ma emergono rischi etici e sociali legati all'uso dell'IA
Cresce il numero di adolescenti che si rifugiano nei chatbot per conversare e avere consigli nell'illusorio tentativo di sentirsi meno soli. Solo negli Stati Uniti quasi tre adolescenti su quattro hanno utilizzato questi 'compagni IA', amici immaginari virtuali, con tutti i rischi che questi assistenti di intelligenza artificiale orientati alle relazioni personali possono rappresentare per i minori. Un tema che rende sempre più d'attualità la verifica dell'età per l'accesso alle piattaforme digitali proposta dall'Ue.
Gli 'AI companion', così si chiamano, sono app progettate per fare conversazione, ricevere consigli e avere interazioni amichevoli o romantiche. Ci sono Replika, Character.AI e Nomi ma anche strumenti come ChatGpt e Claude di Anthropic che non sono stati creati come 'compagni IA' vengono utilizzati in questo modo dagli adolescenti. E pochi giorni fa si è aggiunta al panorama, non senza polemiche, anche la possibilità per gli abbonati a Grok, l'intelligenza artificiale di Elon Musk, di creare personaggi in forma di cartone animato con cui poter avere pure delle relazioni sentimentali. Negli Stati Uniti ha fatto scuola il caso di un ragazzo di 14 anni che si è suicidato dopo aver parlato per mesi con un chatbot di Character.AI, la madre ha citato in giudizio l'azienda e il processo è ancora in corso.
Secondo un sondaggio condotto dalla società no profit Comon Sense Media su un campione di ragazzi di 13-17 anni, circa il "72% degli adolescenti negli Stati Uniti ha utilizzato compagni di intelligenza artificiale almeno una volta" e "più della metà lo fa ogni giorno". C'è chi li usa per intrattenimento (30%), curiosità (28%), consigli (18%), perché sono sempre disponibili a parlare (17%), non giudicano (14%), si possono dire cose che non si direbbero a familiari o amici (14%) e perché fanno sentire meno soli (6%).
E se è vero che l'80% degli intervistati preferisce passare il tempo con amici in carne e ossa, uno su tre ha usato gli 'AI companion' per relazioni sentimentali o per discutere di temi importanti. "È una generazione che affida l'empatia agli algoritmi e condivide dettagli intimi con aziende che non hanno a cuore gli interessi dei bambini", spiega Common Sense Media che parla di "rischio inaccettabile". Una ricerca su base italiana di qualche settimana fa condotta dall'esperto di digitale Vincenzo Cosenza ha osservato che nella Penisola Charachter.AI è l'app in cima per tempi di utilizzo per i più giovani: sfiora le 20 ore al mese.
La crescita dell'uso di questi compagni virtuali da parte degli adolescenti pone temi etici, giuridici e sociali sempre più urgenti. Nella sua recente relazione annuale il Garante italiano della privacy ha richiamato i rischi dell'IA generativa per i minori e la necessità di una "sempre più necessaria pedagogia digitale". Mentre pochi giorni fa la Commissione europea ha presentato linee guida per la protezione digitale dei minori e un prototipo di un'applicazione per la verifica dell'età degli utenti sulle piattaforme ai sensi del Digital Service Act.