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Rossocrociate carenti in chili, centimetri e tecnica

Il breve cammino all'Europeo femminile ha evidenziato tutte le lacune del nostro movimento

I Campionati femminili europei vedevano in campo la Svizzera dopo 69 anni. I risultati possono far pensare che, forse, non se ne sentiva la mancanza: vediamo le cifre delle tre sconfitte: Grecia-Svizzera 87-65, Svizzera-Turchia 67-91 e Francia-Svizzera 111-37. In sintesi, -22, -24 e -74.

Che dire? Innanzitutto, quando abbiamo commentato la qualificazione, avvenuta a spese di nazioni ancor più deboli, avevamo evidenziato che se nel ranking continentale la Svizzera era trentunesima, era chiaro che all’Europeo avrebbe sofferto. Greche e turche non hanno infierito come le francesi, ma si sono viste le distanze fra le due compagini in svariati momenti, quando la pressione era forte e la Svizzera non “vedeva” il canestro. Le francesi non hanno lasciato nulla, evidenziando tutti i difetti del nostro basket, femminile e non: abbiamo una componente fisica nettamente inferiore alle avversarie, non abbiamo lunghe che si possano definire tali né per altezza né per peso.

Ma anche le cosiddette piccole sono più alte, mediamente, rispetto alla nostra media. Sul piano tecnico le differenze si evidenziano ancor di più e, chiaramente, chi è abituata a giocare in campionati performanti come Fora in Francia, Schwarz in Belgio e Herminjard, ha mostrato un maggior impatto sulle gare, al netto delle qualità delle avversarie, più forti nei raddoppi, nei contropiedi e con cifre al tiro e a rimbalzo ben superiori. Sia Ranisavljevic (14 punti contro la Turchia), sia a tratti Constantin e Wenger, hanno fatto la loro parte, mostrando una crescita rispetto ai ritmi del campionato.
Un altro aspetto da evidenziare sono le palle perse: 23, 20 e 27 nelle tre gare sono un’enormità. E, contrariamente a quanto sentito in telecronaca, a me sta bene che gli arbitri fischino le infrazioni per 40 minuti con lo stesso metro, proprio per correttezza e nel rispetto delle regole, infischiandosene se una squadra è avanti di 20 o 50 punti. Anche in questo caso si evidenziano tutte le pecche che riscontriamo settimanalmente quando troppo spesso si lascia correre su “passi”, blocchi mal eseguiti, mani addosso e tagliafuori “spinti”.

Se si vuole crescere, ed è con questo spirito che abbiamo visto una Nazionale capace di sorridere e non piangersi addosso, è necessario pagare dazio, magari in modi diversi, ma cercando di giocare a basket. Ne sono testimoni quei passaggi finiti a iosa nelle mani avversarie perché da noi si difende come le belle statuine, mentre nell’Europa che conta anticipi e velocità di esecuzione sono pane quotidiano. Forza, riproviamoci.