Fra le cause di risultati un po' sotto le aspettative, pure un calendario davvero intenso per chi è costretto a viaggiare anche quando gioca in casa
Nel corso di una conferenza stampa convocata poche ore dopo la conclusione del campionato – terminato sabato con un pareggio 1-1 contro lo Young Boys che ha fruttato ai bianconeri il quarto posto e la certezza della partecipazione ai preliminari di Europa League o di Conference League –, la dirigenza del Lugano ha tratto un bilancio della stagione appena archiviata e ha risposto alle domande dei giornalisti. Presenti, oltre al vicepresidente Martin Blaser, anche il capo dell’area sportiva Sebastian Pelzer e coach Mattia Croci-Torti.
Compatti, i rappresentanti del club bianconero si sono detti soddisfatti del quarto posto, benché negli auspici d’inizio stagione ci fosse la conquista della top 3. «In fondo», hanno detto sia Pelzer sia Blaser, «nessuno di noi ha mai parlato di conquista del titolo».
Vero, ma va comunque ricordato che, oltre ai giornalisti, a ipotizzare una possibile conquista del campionato vedendo che la squadra aveva chiuso al primo posto la prima fase non erano stati solo i giornalisti, ma pure il tecnico Croci-Torti, il quale ha ribadito che – in quel momento – era del tutto normale, per un gruppo ambizioso, non precludersi alcun traguardo, ritenendo che qualche possibilità la squadra davvero ce l’aveva: «Non provare a restare in vetta sarebbe stato semplicemente da codardi».
Il tecnico momò si è rivelato onesto e autocritico anche quando la discussione è virata sul problema degli infortuni – anche quest’anno numerosissimi –, senza i quali probabilmente la squadra avrebbe potuto guadagnare diversi punti in più in classifica: «È evidente che qualcosa non è andato come speravamo, dal punto di vista della strategia e nella collaborazione col team performance. Io comunque non mi sono mai lamentato, la responsabilità prima di tutto è mia, perché il mio ruolo implica che sia io a decidere chi debba giocare e chi invece no. Per capire dove abbiamo sbagliato, serve una valutazione aggressiva, nella speranza di non ritrovarci anche il prossimo anno coi medesimi problemi».
Sul tema si è espresso anche Sebastian Pelzer, ricordando però che non soltanto gli infortuni, ma pure le numerose squalifiche – alcune delle quali inutili – hanno in pratica sempre impedito all’allenatore di schierare la miglior formazione. «Quello degli infortuni è comunque un tema importante», ha detto lo chief sport officer, «e internamente ne abbiamo già parlato: l’obiettivo è evitare che il problema si ripresenti anche in futuro».
A influire sull’eccessivo ricorso all’infermeria, ad ogni modo, potrebbero essere stati anche l’innegabile carico di lavoro e la stanchezza a cui il Lugano, anche nel corso di questa stagione, è stato sottoposto. Considerando tutti gli impegni, infatti, i bianconeri hanno giocato un numero di partite sensibilmente più cospicuo dei loro avversari, e oltretutto hanno dovuto farlo disputando la stragrande maggioranza di partite lontano da Cornaredo, con tutto ciò che ne consegue a livello di logorio dato dai continui viaggi, oltre che dal dover giocare spesso sul sintetico, com’è il caso di Thun, dove ai sottocenerini è toccato scendere in campo in occasione delle gare casalinghe delle competizioni continentali. Specie tra febbraio e marzo, cioè proprio quando il gruppo ha cominciato ad accusare la flessione di risultati e prestazioni che ha caratterizzato tutti questi primi mesi del 2025, si è registrata una serie pazzesca di gare ravvicinate, un autentico tour de force che, su una rosa già provata da una prima parte di stagione assai impegnativa, ha senz’altro influito parecchio.
E, a proposito di contingente, Pelzer si è pure espresso circa il mercato estivo in vista della prossima stagione, anche in considerazione delle diverse partenze annunciate, ad esempio quelle di Valenzuela, Aliseda, Macek ecc. «L’idea è di puntare su una buona mescolanza di giovani ed elementi già più esperti. Ma oggi è troppo presto, benché qualche trattativa sia già in corso, per entrare nei dettagli: molto dipenderà infatti anche dal cammino che intraprenderemo nelle fasi preliminari delle coppe europee, in base al quale potrebbero mutare tante cose».
Parlando di mercato in uscita, è stato abbastanza inevitabile che la chiacchierata, a un certo punto, toccasse Nacho Aliseda, che al momento dell’addio per il club bianconero non ha avuto soltanto parole dolci. «Mi ha stupito quanto detto dal ragazzo circa il fatto che sia stato lui a dire di no a un eventuale prolungamento della sua avventura a Lugano, visto che noi non gli abbiamo proposto alcun rinnovo. E poi, ricordiamo, è un giocatore che si fa male con una frequenza incredibile».
Pelzer che, ricordiamo, ha in pratica preso il posto di Carlos Da Silva a metà stagione, quando invece nelle intenzioni iniziali del club i due avrebbero dovuto convivere almeno fino al termine dell’annata. A rispondere su questo tema è stato Martin Blaser: «Intervenire subito era la scelta più giusta, sia perché è inutile tenere in organico per altri sei mesi un collaboratore il cui modo di operare non corrisponde al tuo ideale, sia perché noi non siamo certo un club che può permettersi di gettare via i soldi pagando inutilmente due salari al posto di uno».