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‘Saremo pronte, ma c’è bisogno di maggior coraggio’

Fresca di trasferimento all’Eintracht Francoforte, Noemi Ivelj è concentrata su quel presente chiamato Nazionale. ‘Un turbine di emozioni questi giorni’

(Keystone)
25 giugno 2025
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La maglia della Nazionale, il nome di battesimo e il numero quattro ciondolanti da un lampione nei pressi di Badgasse a Winterthur. Un indizio facilmente riconoscibile, che ha permesso a numerosi tifosi di apprendere del suo ingresso nella lista delle 23 predilette che difenderanno i colori rossocrociati durante l’imminente rassegna continentale. Noemi Ivelj, prima giocatrice trovata nell’inedita ‘caccia’ organizzata dalla Federazione, rappresenta il nuovo corso della nostra selezione insieme a Iman Beney, Sydney Schertenleib e Leila Wandeler – pure loro chiamate a raccolta da Pia Sundhage. Una promessa del panorama europeo, capace d’incantare sia in termini di stile che di personalità. La sua capacità di leggere il gioco e dirigere le compagne ha infatti già catturato l’attenzione di parecchie squadre, fra cui l’Eintracht Francoforte. Eintracht che ha da poco messo sotto contratto la centrocampista, che ha così esaudito il sogno di varcare i confini nazionali appena ottenuto il diploma. «Non è stata l’unica offerta, ma ho preso velocemente questa decisione. Il modo di giocare nel campionato tedesco mi affascina da sempre. Ho avuto delle buone discussioni con il club e, inoltre, lì ho già due mie connazionali». Nadine Riesen e la compagna di reparto Géraldine Reuteler. Trascorse otto stagioni a Zurigo, sponda Grasshopper, Noemi ha dunque scelto la Frauen-Bundesliga onde saggiare per la prima volta palcoscenici stranieri. Un campionato di tutto rispetto, perciò la concorrenza sarà decisamente agguerrita. «I minuti di gioco non sono garantiti da nessuna parte, a prescindere dalla squadra e dalla posizione in campo. Dovrò cercare di mostrare le mie qualità, il mio valore. Adesso, però, non penso a Francoforte. I riflettori sono puntati sulla Nazionale, sui Campionati europei».

Parastinchi e palloni gravitano fin da tenera età intorno a Noemi: sua madre, Dragana, ha fondato una squadra femminile a Dietikon e oggi cerca di accompagnare le giocatrici verso il mondo del professionismo. Il padre, Goran, ha invece militato nel campionato rossocrociato e in quello croato. E, ora, pure lui è impegnato come allenatore. «Sono cresciuta sul campo da calcio», dove ben presto ha imparato a farsi valere fianco a fianco dei ragazzi. Lì ha pure sviluppato quell’ambizione tuttora sua caratteristica principale, rinunciando a suonare la chitarra e ballare hip hop. A soli dieci anni, però, Noemi è stata ripagata di tutti questi sacrifici. Sì, perché il Grasshopper ha invitato la nostra interlocutrice a un allenamento di prova. Un momento cruciale, che ha permesso alla zurighese di capire la fattibilità di una carriera nel mondo del pallone. Trascorsi appena tre mesi nel Dietikon, ecco dunque il trasferimento nelle biancocelesti. Fra il 2019 e il 2022 ha fatto in seguito parte del centro di formazione dell’Asf a Bienne. Scuola, allenamenti e partite. E, un anno più tardi, ha collezionato le sue prime apparizioni nella squadra ufficiale del Grasshopper. L’esordio nella Women’s Super League è datato 27 agosto 2022 contro l’Aarau. Durante la pausa invernale della medesima stagione Noemi è stata quindi definitivamente inserita nella rosa. Nel club zurighese si è silenziosamente trasformata in un’atleta di spicco, acquisendo una preziosa esperienza fra i confini nazionali. Chiusa in sesta posizione l’ultima regular season, le Cavallette hanno raggiunto a sorpresa la finale. Una finale che la nativa di Killwangen ha tuttavia ‘ammirato’ dalla tribuna causa infortunio. Non ha insomma potuto aiutare le compagne di squadra nella fatale appendice dei rigori, in cui è risultata decisiva Beney.

E sì che Noemi aveva già mostrato di saper mantenere la calma dal dischetto, quando da capitano aveva permesso alla Svizzera di raggiungere la semifinale dell’Europeo U17 battendo la Germania. Tutte prestazioni valse la maglia della Nazionale maggiore all’età di appena 16 anni. «Il mio allenatore mi ha telefonato, suggerendomi di controllare la posta elettronica. Quando ho letto la notizia, ho pianto di gioia». Il 26 settembre 2023 ha così esordito in rossocrociato nella sconfitta per 5-0 rimediata dalle fresche campionesse iridate della Spagna. Un banco di prova cruciale, in cui ha mostrato la sua maturità e confermato pure la sua capacità di competere a grandi livelli. Fra meno di una settimana è pronta dunque a scrivere un’altra pagina della sua carriera, disputando la sua prima grande manifestazione ... in casa. Un turbine di emozioni. «Non vedo l’ora, sono estremamente felice! È più di un sogno, considerando la mia età. Ho cercato di spremere ogni briciolo di energia così da convincere Pia». Non bisogna farsi trarre in inganno dalle sole dieci partite su palcoscenico internazionale. «Ho racimolato parecchi minuti di gioco, dunque percepisco la fiducia della selezionatrice. E, ciò, mi conferisce ancora più sicurezza. Sono una giovane che porta entusiasmo. Poco importa l’età, quando sono in campo mi limito a dare il massimo». Le senatrici non risparmiano comunque le critiche, «ma le apprezzo. Tutte cercano di aiutarmi a progredire. Questo sostenersi a vicenda, rende la squadra ancor più forte». A centrocampo la Svizzera è ben messa grazie a capitan Lia Wälti (sua beniamina unitamente a Luka Modric), Smilla Vallotto e alla già citata Reuteler. Giocatrici di grande esperienza. «Ho imparato molto da loro nell’ultimo anno e mezzo. Da Lia la calma nell’amministrare il pallone, da Smilla e Géri la spinta offensiva e il coraggio. Cerco semplicemente di giocare liberamente, mostrando le mie qualità in campo. Posso comunque ancora imparare molto da loro, osservandole come si muovono in allenamento e sul terreno da gioco». Un esempio da seguire, insomma. «Nel mio ruolo bisogna concentrarsi sulla fase offensiva, ma pure su quella difensiva. Finora non ho una preferenza. Mi piacciono entrambe, anche se maggiormente l’attacco».

Nelle ultime partite di Nations League la Nazionale rossocrociata è parsa un po’ troppo educata, come ha ripetuto anche la centrocampista. «Il momento clou è prossimo, dunque in queste due settimane di ritiro abbiamo cercato di aumentare l’intensità, di essere maggiormente aggressive. E penso che sia un aspetto positivo così da riuscire a essere più coraggiose anche in partita e gestire più accuratamente il pallone». Noemi è capace di farsi trovare pronta nel giorno ics. «Non bisogna mai sottovalutare una squadra, tutto è sempre possibile». L’attesa sulla Nazionale però cresce, troppe aspettative? «La pressione mi permette di giocare meglio. Nel centro formativo di Bienne ho lavorato molto con la psicologia dello sport, imparando a gestire queste situazioni». E pure qualche superstizione può servire. «Una volta ero molto scaramantica – ride –. Ora la situazione è migliorata, ma devo (sempre) entrare in campo con il piede destro, che si tratti di partita o allenamento. Ho inoltre bisogno del burro di cacao: se accuso un po’ di nervosismo, mi calma. Anche se non è necessario, mi fa sentire bene. È sicuramente il mio portafortuna». A proposito di Nazionale la zurighese ha pure avuto la possibilità di militare nella Croazia, il Paese Natale di mamma e papà. «Ho riflettuto su questa possibilità, ma la scelta è stata chiara fin da subito: devo molto alla Svizzera, in cui sono nata e cresciuta. Dunque sono assai orgogliosa d’indossare la maglia rossocrociata». Finora la sua carriera «è stata piuttosto folle. A volte devo darmi un pizzicotto. Succede tutto più velocemente di quanto io e la mia famiglia avessimo mai pensato». Noemi è consapevole di essere brava. La sua ambizione non è tuttavia presunzione. «Sono una persona che si pone grandi obiettivi. Voglio essere una delle migliori al mondo, un giorno». Cuore, ambizione, determinazione. Tutto per trascinare la nostra prossima generazione di calciatrici.