Dopo l’edizione del 2008, la Svizzera ospita di nuovo la fase conclusiva della ribalta continentale. Torneo pronto a infrangere ogni record, al femminile
Che il gran ballo abbia inizio. A diciassette anni di distanza dall’Europeo maschile organizzato a braccetto con l’Austria (e con la finale che in quell’occasione si era disputata in quel di Vienna), la Svizzera torna a vestire i panni di Paese ospitante della ribalta continentale, stavolta però coniugata al femminile. Da oggi e fino a domenica 27 luglio tiene infatti banco il Campionato europeo, interamente giocato in Svizzera. In otto stadi distribuiti sul territorio nazionale. Cominciando da Thun, che questo pomeriggio alle 18 ospita la partita inaugurale della rassegna fra Islanda e Finlandia, per terminare a Basilea, sede della prima sfida della Svizzera (stasera alle 21 contro la Norvegia) proprio come nel 2008, e, appunto, pure della finalissima del 27 luglio (con calcio d’inizio alle 18). Gli altri ‘centri nevralgici’ sono Zurigo, San Gallo, Lucerna, Berna, Ginevra e Sion.
Per gli amanti dei numeri, quello che si apre stasera è il Campionato europeo numero 14 della storia del calcio femminile, il terzo da quando la rassegna è stata allargata a sedici squadre. Che segna anche il ritorno alla sua abituale cadenza quadriennale, dopo che la precedente edizione, in Inghilterra, era stata posticipata di un anno, al 2022, causa Covid. E sono proprio le inglesi a rimettere in palio il trofeo, conquistato tre anni fa al termine di una finale contro la Germania decisa solo ai tempi supplementari grazie a una rete di Chloe Kelly (dopo che in quelli regolamentari avevano segnato Ella Toone per le padrone di casa e Lina Magull per le tedesche). Per determinare chi succederà nell’albo d’oro alla selezione allenata dall’olandese Sarina Wiegman – trionfatrice davanti al pubblico amico proprio come nel 2017 erano riuscite a fare le ‘sue’ Oranje – saranno necessarie 31 partite. Se, in termini realistici, ben difficilmente quest’anno il torneo si chiuderà ancora una volta con il trionfo delle padrone di casa (oltre a inglesi nel 2022 e olandesi nel 2017, a riuscire in questo exploit erano state la Germania nel 2001 e nel 1989 nonché la Norvegia nel 1987), le chance delle rossocrociate di superare almeno la fase a gironi e accedere, per quella che sarebbe la loro prima volta, alla fase a eliminazione diretta sono ben più concrete: malgrado il cammino tutt’altro che soddisfacente in Nations League, le pupille di Pia Sundhage hanno tutte le carte in regola per puntare a quello che rappresenta il traguardo minimo dichiarato in questa rassegna.
Fra le duplici Palloni d’Oro, ergo Alexia Putellas e Aitana Bonmati, Leah Williamson e Marie-Antoinette Katoto, fra le potenziali star emergenti che si potranno vedere in azione su territorio elvetico in questo Europeo vanno citate la spagnola Vicky Lopez (classe 2006), l’italiana Eva Schatzer (2005), la francese Alice Sombath (2003), la svedese Smilla Holmberg (2006) e l’inglese Michelle Agyemang (2006). E, per i colori rossocrociati, l’attaccante classe 2007 Sydney Schertenleib, che milita nelle file del Barcellona. Che l’aspettativa circa il torneo rossocrociato sia parecchia, e non solo in Svizzera, lo testimonia anche il numero di biglietti già venduti: più di seicentomila, superando così il totale complessivo fatto segnare a ‘saldo’ dalla precedente edizione, con ventidue partite (delle complessive 31) che hanno fatto registrare il tutto esaurito.
L’entusiasmo fra le strade delle otto città ospitanti, ma pure in quelle limitrofe, ormai è palpabile. Come accennato in precedenza, questa sarà infatti un’edizione da record sia in termini di spettatori – più di 600mila – che di montepremi e che segnerà un cambiamento epocale. «Fin dall’inizio il nostro intento era di realizzare il tutto esaurito. Ricordo ancora chi si prendeva gioco di noi quando ci siamo posti questo traguardo, da molti considerato irrealistico, e invece oggi è diventato realtà. In campo femminile nessuno era mai riuscito a ottenere un simile risultato», ha puntualizzato durante una conferenza stampa in quel di Nyon la managing director Uefa nonché (ex) giocatrice Nadine Kessler. «Un autentico segnale di crescita e sviluppo... sostenibile. Sono dunque molto felice di affermare che già 22 partite su 31 si disputeranno a casse chiuse, senza contare su match inaugurali o finali nelle simboliche cornici dell’Old Trafford o di Wembley. Templi del pallone, facilmente riempibili solo grazie alla storia che trasudano. Dall’ultima edizione abbiamo imparato che bisogna sempre cercare di suscitare l’interesse delle persone, poco importano località, stadio e squadre che scenderanno in campo». L’attenzione nei confronti del calcio femminile ha conosciuto un boom nel giro di pochi anni. Come testimoniano le cifre. «Siamo riusciti a creare una solidissima fanbase in tutto il mondo, che segue le proprie beniamine ovunque». E, infatti, il 35% dei biglietti è stato acquistato da tifosi provenienti dall’estero: 61mila tedeschi, 41mila inglesi, 16mila francesi, 15mila olandesi e 5mila statunitensi pronti a colorare le nostre tribune. Una manifestazione sempre più globale, che attira spettatori da ben 114 Paesi differenti, e un’operazione massiccia pure in termini di personale. «È un enorme privilegio essere a capo di questo torneo, che ha una partecipazione incredibile. Un evento su larga scala, con 2’500 volontari e più di 1’400 addetti ai lavori. Siamo pronti! La Svizzera e, soprattutto, le città ospitanti hanno già ricevuto i nostri complimenti. Chi raggiungerà la Confederazione verrà infatti accolto da un’atmosfera fantastica».
L’attenzione sulla rassegna iridata cresce di edizione in edizione, ma l’intento della seconda massima istanza calcistica è di porre tutte le competizioni sotto la medesima luce. Kessler ha dunque sottolineato l’importanza del torneo quale vettore per la crescita del panorama muliebre, cardine della strategia Uefa denominata Unstoppable. Non a caso la rassegna continentale di quest’anno ha il montepremi più alto della storia: 41 milioni di euro, un aumento del 156% rispetto al 2022, con le giocatrici che riceveranno premi diretti per la prima volta e benefit per club raddoppiati a 9 milioni di euro. «Facciamo questo investimento perché conosciamo il valore simbolico delle gratifiche in denaro, ma pure quale atto concreto di solidarietà e sviluppo. Il nostro scopo è di premiare chiunque partecipi alla buona riuscita della manifestazione, perciò dobbiamo essere soddisfatti della strada intrapresa». Un lavoro che si riflette nella presenza di Galles e Polonia, che esordiranno nella fase conclusive del torneo. E frutto delle nuove qualificazioni legate alla Women’s Nations League, che hanno visto 51 squadre competere in tre differenti leghe. «Questo sistema riesce a coinvolgere quasi tutti. È qui che iniziano la crescita e il nostro costante impegno finanziario. L’inedita presenza di Polonia e Galles fra le sedici partecipanti avrà un impatto enorme nei rispettivi Paesi. Non è comunque una coincidenza vedere facce nuove. Il nostro compito è di sviluppare il calcio femminile in tutto il continente, non solo fra le nazioni consolidate. Molte giovani s’identificheranno infatti con queste giocatrici, conosceranno i loro nomi e le ammireranno», ha concluso Kessler. Dal canto suo il presidente della Federazione rossocrociata, Dominique Blanc, ha evidenziato che la rassegna «è un’opportunità unica per mettere in mostra i punti di forza e le bellezze della Svizzera. Non solo in termini di organizzazione di eventi calcistici, ma pure in ottica turistica».
L’edizione del 2022 è stata la più generosa in fatto di reti segnate, 22. Sei a testa a firma della britannica Beth Mead, poi designata miglior giocatrice del torneo, e della tedesca Alexandra Popp. Non a caso sono state proprio le bandiere dell’Inghilterra (quattro giocatrici) e della Germania (cinque) a colorare quasi per intero la top-11 dell’ultimo Europeo. Per le ‘Leonesse’ oltre alla già citata Mead, vi figuravano il portiere Mary Earps così come Leah Williamson e Kiera Walsh, mentre per la Germania ne facevano parte Giulia Gwinn, Marina Hegering, Lena Oberdorf, Klara Bühl e, ovviamente, Popp. A completare la squadra ideale dell’Europeo 2022 erano la francese Sakina Karchaoui e la spagnola Aitana Bonmati.
Sempre a livello di singoli, la miglior realizzatrice di tutti i tempi sulla scena europea (qualificazioni comprese) è l’italiana Carolina Morace, con 42 reti. Seguita dalla spagnola Birgit Prinz (40 segnature), dall’islandese Margrat Lara Vidarsdottir (38), dalla tedesca Heidi Mohr (36, bottino collezionato in parte con la maglia della Germania dell’Ovest e in parte con quella della Germania) e dall’azzurra Patrizia Panico (33). La norvegese Marianne Pettersen dal canto suo detiene un altro primato, quello del maggior numero di reti segnate in un’unica partita dell’Europeo. Quattro, contro la Danimarca, nella fase a gironi del 1997.
Non avrà vinto l’ultima edizione, ma la Germania resta di gran lunga la squadra che vanta il miglior bottino nella rassegna continentale, con otto titoli. Segue, ma nettamente più staccata, la Norvegia, a quota due successi (1987 e 1993). A completare l’albo d’oro sono Svezia (vittoriosa nell’edizione inaugurale del 1984 grazie fra l’altro al rigore decisivo trasformato da... Pia Sundhage, miglior realizzatrice del torneo), Paesi Bassi (2017) e Inghilterra (2022).
La Germania è pure il Paese che sulla ribalta europea (tra qualificazioni e fasi finali) vanta la striscia più lunga di successi: addirittura 38, tra il 6 aprile 2004 e il 19 novembre 2011.