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Un tempo per le illusioni prima del brusco risveglio

A Basilea, nel primo impegno dell'Europeo la Svizzera si fa riprendere e superare dalla Norvegia. Ivelj: ‘Ci sono cose che non si possono influenzare...’

Festa scandinava
(Keystone)
3 luglio 2025
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Basilea – Quarantacinque minuti di belle speranze, poi la doccia fredda, gelidissima. Durata appena quattro minuti, ma sufficienti per mandare a monte le speranze di uscire con almeno un punto, se non addirittura tre, dalla partita con la Norvegia. La calda notte di Basilea finisce a mani vuote per le elvetiche, che in particolare nel primo tempo mostrano il loro volto migliore, quello da cui bisogna ripartire per rimettere in carreggiata questo Europeo. Già domenica, quando le rossocrociate affronteranno a Berna l’Islanda.

Svizzera-Norvegia non è la partita che apre il quattordicesimo torneo continentale della storia. Perché a tenerlo a battesimo, tre ore prima e in un altro stadio (quello di Thun) ci hanno pensato Islanda e Finlandia. Ma a Basilea è tutto apparecchiato per dare la stura a questo Campionato europeo, con tanto di cerimonia inaugurale. L’aperitivo alla partita viene servito ai 34mila e rotti del St. Jakob-Park a una ventina di minuti dal calcio d’inizio. Dove, all’improvviso, tutto acquista un senso. Anche quel biscione di sei pezzi quasi informi in simil plastic-alluminio sorretti da una mezza dozzina di ‘portantini’, incrociato un’oretta prima per le strade ingolfate di tifosi che contornano l’impianto renano. Stavolta non è però una creatura nata dell’estro creativo di Tinguely (il cui museo, guarda un po’ si trova appunto sulle rive del Reno) o di qualche suo illustre collega: riordinati sul manto erboso, proprio a centrocampo, quei sei enormi frammenti vanno a comporre il trofeo che domenica 27 luglio, in questo stesso stadio, alzerà al cielo la squadra che si laureerà campionessa europea. Archiviata anche la cerimonia protocollare dell’esecuzione degli inni nazionali (da brividi quando le gradinate attaccano con ‘Trittst im Morgenrot daher…’), scatta un nuovo conto alla rovescia. Stavolta è quello definitivo, che fa da preambolo al calcio d’inizio. Dato dalle elvetiche, che cominciano provando subito qualche puntata in avanti che fanno capire a Cecilie Fiskerstrand – l’estremo difensore norvegese – che per lei sarà una serata calda (come per tutti del resto, visto che anche alle 21 inoltrate il termometro non ne vuol sapere di scendere sotto i trenta gradi). Fosse tutta così, la partita, sarebbe in discesa per la Svizzera, ma trascorso qualche minuto, anche l’undici di Gemma Grainger inizia a pungere, con le rossocrociate che devono spazzare l’area. La temperatura sale vertiginosamente quando al 24’ Reuteler manda il pallone sulla traversa, a portiere battuto. Il gol non arriva, ma quello è decisamente un ottimo momento per la Svizzera, che continua a spingere e macinare gioco. I frutti infatti arrivano di lì a poco: un’azione ben orchestrata permette di liberare Riesen sulla sinistra la quale, ricevuto il pallone rimbalzato come in un flipper nel cuore dell’area, avanza di qualche metro e conclude sul primo palo, con la palla che da lì prosegue la sua corsa depositandosi in rete sull’altro fianco della porta. A quel punto lo stadio esplode. Quella è l’unica rete di un primo tempo che sembra suggerire una dolce serata sul fronte elvetico.

Niente di più ingannevole, perché alle nordiche basta un micidiale uno-due calato in una manciata di minuti, tra il 54’ e il 58’, per far piombare il gelo sul St. Jakob-Park. Prima arriva il pareggio con un’incornata di Hegerberg su calcio d’angolo e poi pure l’1-2 con la complicità di una Stierli che nel tentativo di anticipare un’avversaria manda nella sua porta un centro di Graham Hansen. La situazione sembra precipitare quando al 70’ Hegerberg ha l’opportunità di portare la Norvegia sull’1-3 dal dischetto, che tuttavia sciupa calciando a lato. La Svizzera vorrebbe ricucire lo strappo, ma a quel punto la difesa delle avversarie è una sorta di selva di gambe e corpi inespugnabile. Emblematica l’azione che porta Reuteler in ottima posizione a sette minuti dal novantesimo, con la conclusione di quest’ultima che viene però deviata in angolo da un’avversaria. Non si passa, e così la prima della Svizzera, iniziata in carrozza, si chiude mestamente.

Il dopopartita

‘Abbiamo iniziato bene, poi tutto si è complicato’

«È difficile trovare le parole dopo una partita come questa, e soprattutto dopo un primo tempo in cui eravamo riuscite a tenere testa alle nostre avversarie, chiudendo pure in avanti di una rete – commenta a fine partita un’affranta Noemi Ivelj –. Stasera c’era un’atmosfera incredibile e abbiamo cominciato ottimamente». E cosa è successo dopo? «Al ritorno sul campo dopo la pausa le cose si sono subito complicate: non abbiamo ripreso nel migliore dei modi, concedendo troppi palloni alle nostre avversarie, che ne hanno approfittato. Le reti? Non saprei cosa dire, se non che sono episodi, anche sfortunati, di gioco». La diciottenne fresca di firma col Francoforte guarda già avanti: «Pensando alle prossime sfide, questa con la Norvegia ci ha dato diverse risposte positive che portiamo con noi, mostrandoci però anche altre cose che possiamo migliorare». Il punto di svolta della partita sembrerebbe essere stato il momentaneo pareggio delle norvegesi, arrivato quasi dal nulla e in una delle loro prime conclusioni a rete dell’incontro. Poi, tutto è girato contro Ivelj e compagne: «È così che va il calcio: ci sono cose che non puoi influenzare. Puoi solo adattarti, prendere atto e andare avanti, cercando di fare il meglio che puoi».