Battuta immeritatamente dalla Norvegia, la Svizzera domenica sera (a Berna) torna in campo in cerca di punti. Calligaris: ‘Non alziamo le braccia, anzi’
Il risultato emerso dal calderone ribollente del Sankt Jakob-Park di Basilea è stato difficile, anzi difficilissimo, da metabolizzare. Nelle ore successive alla partita inaugurale della nostra rassegna continentale alcune giocatrici hanno addirittura faticato a chiudere occhio. Il rammarico era grande, ma pure la consapevolezza di essere una squadra di qualità e capace di proporre trame interessanti. Da buon capitano Lia Wälti ha illuminato la strada creando linee di passaggio impensabili, mentre Noelle Maritz è risultata precisissima in fase di chiusura spingendo parecchio sulla propria fascia di competenza. Com’è solita fare sull’altra corsia Nadine Riesen. Un motorino. Quel tanto vituperato modulo scelto da Pia Sundhage ha inoltre finalmente messo in luce anche le capacità della giovane Iman Beney. Beney, presentatasi viepiù efficacemente sulla trequarti, che può solo migliorare nel corso del torneo. Una replica più che appropriata dunque alle critiche piovute nelle ultime settimane, manifestate pure dall’ex selezionatrice delle rossocrociate Inka Grings (che gironzolava fra le strade della città renana). «C’è sempre qualcuno pronto a puntare il dito, senza conoscere le dinamiche interne. Che siano i nostri problemi o la nostra salute. Non si può misurare l’affinità di una rosa solo dalla facciata, dalla copertina del libro. La partita di mercoledì ha risposto in modo adeguato», ha dichiarato Viola Calligaris.
Ogni giocatrice si è infatti assunta le proprie responsabilità, trasformando in energia positiva l’inevitabile tensione del momento. L’entusiasmo era palpabile fin dall’entrata in campo, come nel caso dello scambio di sorrisi fra Noemi Ivelj e la già citata Beney durante il salmo rossocrociato intonato da Beatrice Egli. Nonostante l’età media di 24,6 anni, ossia il nostro undici titolare più giovane in una fase conclusiva di una grande manifestazione, Calligaris e compagne hanno mostrato coraggio e determinazione. La miglior versione della rappresentativa elvetica da quasi due anni. «Fin dalle battute iniziali abbiamo disputato una buona partita, mostrandoci tranquille, ma nel secondo tempo le norvegesi hanno cambiato qualcosina e non siamo più riuscite a gestire adeguatamente ogni situazione. Abbiamo commesso alcuni errori che, a questo livello, non sono ammissibili. Non basta mantenere a lungo il possesso della sfera, bisogna rimanere concentrate nel corso di tutta la partita... Avremmo però meritato almeno un pareggio». Nella pausa i numerosi tifosi accorsi hanno infatti espresso cenni di apprezzamento. C’era pure chi strabuzzava le palpebre, quasi sorpreso dall’attitudine messa in campo dalla Svizzera. «Il pubblico è stato incredibile, giocare davanti a più di 34mila spettatori colorati di rosso è stato fantastico». Accantonata l’uscita non del tutto impeccabile (seppur disturbata nell’azione da Ingrid Engen) sull’incornata di Ada Hegerberg, Livia Peng ha rassicurato la squadra fermando pure in un’occasione l’ex Pallone d’Oro. Come accennato dalla giocatrice della Juventus, però, le rossocrociate sono incappate di nuovo in qualche défaillance in fase difensiva. È mancata sicuramente la risolutezza di Luana Bühler, assente causa infortunio, sicché la sua ‘sostituta’ Stierli è stata coinvolta in entrambe le reti subite. «Non darei comunque solo a Julia la colpa del secondo gol. Non abbiamo letto bene la situazione: era da sola, dovevamo arretrare tutte a tempo... L’autogol può succedere, ma nasce da prima». È inoltre difettata un pizzico di concretezza, nonostante le molte conclusioni da fuori. Ad esempio di Wälti – munita di un piede fatato – e Géraldine Reuteler.
Nella ripresa il ritmo è stato dunque più volte spezzettato dalle (eccessive) perdite di tempo delle norvegesi, insolite nel calcio femminile, che hanno irritato e non poco Sundhage. La palla è infatti rimasta in gioco la miseria di 22 minuti e, fra il 67esimo e il 75esimo, il pubblico del Sankt Jakob-Park ha potuto ammirare solo un rigore fallito e dodici secondi di gioco. Niente più. Sì, perché le decisioni arbitrali (ricontrollate dal Var) e le ospiti hanno causato volenti o nolenti una serie d’interruzioni quasi senza fine. «Avevano già utilizzato questa tattica nell’ambito della Nations League. Mi dispiace perché la Norvegia è una squadra ben attrezzata, dunque non ha bisogno di questi escamotage. Significa che siamo riuscite a metterle in difficoltà. Un segnale positivo in vista delle prossime sfide». Assorbito il contraccolpo del 2-0, la Svizzera è tornata ben presto a pigiare il piede sull’acceleratore peccando tuttavia di efficienza. «È un peccato, ma non alziamo le braccia. Durante questi giorni abbiamo sistemato qualche piccolezza, così da poter finalmente conquistare la vittoria». Il cammino delle rossocrociate è lungi dall’essere concluso, ma ora bisogna mettere in ‘saccoccia’ il bottino pieno. «Abbiamo due partite ancora: se giochiamo come mercoledì, possiamo essere orgogliose di noi e toglierci qualche soddisfazione».
Il match di Berna sarà differente, poiché l’Islanda basa il proprio successo (in primis) sull’organizzazione difensiva. Quella difesa capeggiata da capitan Glodis Perla Viggosdottir. Una leader naturale, in forse comunque per domenica. La giocatrice del Bayern Monaco ha recentemente conosciuto problemi a un ginocchio, saltando due partite dell’Islanda nel mese di aprile, prima di tornare in campo solo a maggio. Nel 2024 era comunque stata eletta sportiva islandese dell’anno e, sempre nello stesso periodo, era diventata la prima calciatrice islandese – donna o uomo – a essere candidata per il Pallone d’Oro classificandosi 22esima e risultando il miglior difensore centrale. Non sarà inoltre da sottovalutare la velocità, spesso favorevole a contropiedi, di Sveindis Jane Jonsdottir. Una minaccia costante per qualsiasi difesa. Le sue rimesse laterali a lunga gittata sono infatti un’arma della squadra nordica, particolarmente insidiosa sulle palle inattive (che le rossocrociate hanno confermato di patire). «Dovremo adattare un po’ il nostro sistema di gioco, ma se remiamo tutte nella medesima direzione, stavolta possiamo assaporare il successo».
La Nazionale d’altronde ha le qualità necessarie a continuare questa rassegna, bisogna solo che ogni pezzo del puzzle si unisca. Un punto interrogativo aleggia di nuovo sulle condizioni di Wälti, che mercoledì ha dovuto farsi temporaneamente fasciare la coscia destra. «Abbiamo cercato di recuperare ogni briciolo di energie. È stata una partita intensa, ma intendiamo regalare ancora spettacolo», ha concluso sempre Calligaris. Dopo la sconfitta di Basilea, le rossocrociate si trovano in una posizione delicata. La minaccia di un’eliminazione precoce, come quella subita dalla Nazionale maschile a Euro 2008, appare concreta. Un’altra sconfitta contro le islandesi, e un pareggio fra Norvegia e Finlandia (in programma domenica, ore 18 a Sion), infrangerebbe definitivamente le speranze della Svizzera. Svizzera che dovrà essere più flessibile rispetto a Basilea. Nella città renana ha impiegato troppo prima di conformarsi alle modifiche tattiche apportate dalle scandinave. La selezionatrice rossocrociata non ha confermato nulla, ma forse ci saranno alcuni mutamenti pure nella formazione iniziale. Ad esempio una maglia da titolare per Sydney Schertenleib, mercoledì entrata nella ripresa e capace subito di offrire un cioccolatino a Reuteler.