Le rossocrociate mettono ancora una volta in campo grande carattere, ma il nostro sogno europeo s’infrange ai quarti cozzando sulla corazzata spagnola
Un’ora e spiccioli di sofferenza, ma dimostrando una grande forza d’animo, prima che il muro crollasse. Che battere la Spagna fosse come scalare un ottomila, era ormai appurato da giorni. La Svizzera ha tuttavia di nuovo messo in campo il cuore, cercando di muovere le montagne (come suggerito dalla coreografia del Wankdorf). Questo però non è bastato a contrastare la maggior qualità delle iberiche, campionesse del mondo in carica. Nelle ultime tre sfide dirette la Nazionale rossocrociata non era praticamente mai stata capace di fermare il micidiale attacco della Roja, mentre ieri sera ha saputo minare le sicurezze – e come nessun altro in questa rassegna – di una squadra che si capisce senza nemmeno parlare. È stata una partita difficile, in cui Wälti e compagne hanno speso parecchia benzina. Quella benzina che forse avrebbe fatto comodo nelle battute conclusive dell’incontro, dove le Furie Rosse hanno confermato di essere in grado di combinare anche in spazi ridotti. L’eliminazione al termine di uno storico quarto di finale non cancella però lo splendido cammino percorso dalle nostre beniamine, che possono salutare il torneo a testa decisamente alta.
A difendere i pali della Roja è stata Cata Coll e, questo, dovrebbe bastare a sottolineare il rispetto che Montse Tomé ha mostrato nei confronti della nostra selezione. Una selezione che, come accennato in conferenza stampa da Pia Sundhage, ha cambiato qualcosina in termini di modulo schierando come laterale Ana-Maria Crnogorcevic (in sostituzione di una Julia Stierli non impeccabile nel corso di questo torneo) e la velocità della giovane Iman Beney a spalleggiare la pepita d’oro Sydney Schertenleib. Come a voler sfumare di blaugrana pure l’undici della Svizzera. Una solidità che, trascorsi appena sette giri di orologio, ha iniziato a vacillare sotto i colpi delle iberiche: in ritardo nella sua chiusura, Nadine Riesen ha steso in area Mariona che fortunatamente non si è mostrata fredda dal dischetto calciando malamente a lato. E questa mancanza di precisione ha rappresentato il fil rouge sino alla pausa, con le spagnole che hanno creato pericoli da ogni dove – specialmente dalla sinistra, in cui Noemi Ivelj ha faticato a mantenere il passo –, ma non arrecando grandi patemi a Livia Peng. Le accelerazioni di Paredes e compagne hanno inoltre cozzato sul palo, quando la stessa capitana si è issata più in alto di tutte su calcio d’angolo. Nella ripresa la Svizzera è stata maggiormente capace di arginare la Roja. I nostri migliori alleati sono comunque stati centrocampo, grazie a una Wälti extralusso, e di nuovo un pizzico di buona sorte. Sì, perché all’ora di gioco solo un flipper (con ben due pali) ha evitato che Peng dovesse raccogliere il pallone dal sacco. Sembrava che tutto fosse dalla parte delle rossocrociate, ma il fortino elvetico alla fine è crollato; splendido tacco di Bonmati a liberare Athenea. La reazione delle padrone di casa non è tardata, eppure, a corto di energie, hanno incassato anche il raddoppio. Merito di una splendida conclusione di Pina, forse, però, l’azione della Spagna era stata viziata da un fallo sulla nostra capitana. Nei minuti finali da segnalare dunque il rigore sbagliato anche da Putellas. Il cuore stavolta non è bastato. «C’è delusione, ma pure orgoglio. Siamo riuscite a mantenere la porta inviolata sino alla pausa, alla fine piccolezze hanno fatto la differenza», ha commentato proprio Wälti.
‘Cambierò il gioco. Non rimarrò seduta in panchina, no, riempirò stadi e piazze. Romperemo schemi e regole’. È questo in sostanza il succo della colonna sonora intitolata redwhite, che da inizio mese accompagna la Nazionale rossocrociata nella sua rassegna continentale. Un ritornello melodico e un messaggio chiaro. Coraggio, orgoglio e coesione. Abbellita dalla voce di tre giovani artiste di altrettante regioni linguistiche, in rappresentanza della Svizzera italiana la rapper Ela A, la canzone simboleggia la passione nonché la forza e lo spirito di sacrificio che Wälti e compagne hanno messo in campo durante quest’estate da bollino rosso così da cercare di scrivere la storia dinanzi alla propria tifoseria. Tifoseria che anche ieri pomeriggio ha risposto presente, riversandosi letteralmente sulle vie della capitale federale. Quasi 25mila persone, nuovo record per una fanwalk in campo femminile, che hanno inoltre approfittato della notte libera concessa dalle autorità. Indipendentemente dal risultato emerso da questo comunque storico quarto di finale, la città bernese ha voluto celebrare le prestazioni offerte dalla nostra rappresentativa. Il cammino della Svizzera è terminato, ma le ragazze sono qui per restare.