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Floriani e una maglia siglata Mussolini

Nella Cremonese c’è un giocatore, pronipote del Duce, che ha scelto di farsi riconoscere non tramite il cognome paterno, bensì con quello del dittatore

In sintesi:
  • In Italia fa discutere la scelta del pronipote di Benito Mussolini, giocatore di Serie A, di giocare col cognome del bisnonno sulla maglia
  • Il ragazzo, figlio della politica Alessandra Mussolini, possiede del resto due cognomi: un tempo, però, usava quello di suo padre (Floriani), mentre ora preferisce quello del Duce
12 agosto 2025
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Il 23 ottobre 2021 tra i convocati della Lazio per la trasferta di Verona compare il nome di Romano Floriani Mussolini, il pronipote del Duce. È una scelta che fa scalpore: il suo in Italia non è un cognome come un altro. A farla è Maurizio Sarri, uno dei pochi uomini dichiaratamente di sinistra nel calcio italiano, il cui nonno Goffredo, come orgogliosamente rivendicato, era stato partigiano. Gli infortuni di Acerbi e Luiz Felipe gli hanno decimato la difesa, e nell’emergenza ha deciso di portare con sé questo discendente di Benito Mussolini che ha iniziato a farsi notare in Primavera.

Quel pomeriggio di ottobre Romano rimane seduto in panchina per tutti i 90 minuti: la Lazio perde 4-1, quattro gol di Simeone. Una sconfitta pesante che sposta un po’ l’attenzione dal ragazzo, che per l’occasione ha scelto di indossare la maglia numero 44 e dietro le spalle il nome “Floriani M.”, a nascondere ma non troppo le celebri origini alla tifoseria della Lazio, una tra le più nostalgiche del Fascismo in Italia, i cui membri solo una settimana prima erano stati immortalati mentre facevano il saluto fascista in curva insieme al falconiere del club per festeggiare una vittoria contro l’Inter.

Il significato simbolico

Se infatti il fascismo storico è un’esperienza conclusa nel 1945, il cognome Mussolini non ha mai smesso di avere un significato retorico e simbolico forte per la destra, più o meno estrema. Ancora oggi in Italia si inneggia al Duce, di nascosto tra i palazzi del potere e ad alta voce negli stadi. E allora è perfettamente normale che ci sia un Mussolini nel calcio italiano, come fino a qualche anno fa c’era un Mussolini in parlamento, la madre di Romano, Alessandra. Da sempre impegnata in politica, la nipote del Duce è passata negli anni dal più radicale Msi al berlusconiano Forza Italia, dirottando poi verso Alleanza Nazionale prima e Fratelli d’Italia poi (prima di riciclarsi negli ultimi mesi nella Lega). È lei ad aver voluto per il figlio il doppio cognome alla nascita, per «perpetuare in famiglia il cognome Mussolini». Nel 2003, anno di nascita di Romano, in Italia non è facile mettere il cognome della madre a un bambino, visto che la legge prevede solo quello paterno (le cose cambieranno solo nel 2022). D’accordo con il marito, Alessandra ci riesce smuovendo mari e monti, e incontrando il favore delle autorità civili e religiose italiane, che non vedono nulla di male nel perpetuare l’esistenza del cognome del dittatore italiano.

Romano viene allora battezzato Romano Maria Benito Mauro Magid Andrea Floriani Mussolini (sic). È una famiglia importante la sua: il bisnonno è stato per vent’anni il dittatore dell’Italia, la madre è una famosa politica, il nonno Romano è un conosciuto pianista jazz, mentre la prozia è Sophia Loren, una delle più grandi attrici italiane di sempre. Il padre Mario Floriani, prima capitano della Guardia di Finanza, poi manager di Trenitalia e ora proprietario di un ristorante a Roma, ha patteggiato un anno di reclusione nell’inchiesta su un giro di prostituzione minorile a Roma, divenuta famosa sui giornali italiani con il nome “le baby squillo dei Parioli”. L’idea dei genitori è che, crescendo, Romano potrà scegliere quale cognome usare, se preferire quello non politicizzato o l’altro, quello pieno di significati politici. O magari tutti e due. Probabilmente non si aspettavano che sarebbe diventato un calciatore professionista, per cui la scelta del nome da mettere sulla schiena ha un’importanza reale e simbolica molto maggiore che in altre professioni.

‘Vado avanti per la mia strada’

Finito il percorso nella Primavera, nella stagione 2023/24 la Lazio manda Floriani in prestito al Pescara, dopo essere stato a un passo dalla Feralpisalò, la squadra del comune di Salò, un tempo base della Repubblica Sociale (il regime collaborazionista con la Germania nazista guidato dal bisnonno tra il settembre 1943 e l’aprile 1945). A Pescara trova Zdenek Zeman, che lo forma nel fisico e nella testa: «Fa un lavoro paradossalmente più mentale che fisico», ha raccontato. «Ci sono allenamenti in cui pensi di non riuscire proprio a sostenere il lavoro, poi alla fine invece lo fai e superi il tuo limite». In campo sceglie di continuare a indossare il cognome “Floriani M.” sulla maglia, come faceva nella Lazio Primavera, che nasconde almeno in parte il cognome della madre. Quando gli chiedono conto della sua parentela con Mussolini, Romano risponde: «La politica non mi ha mai appassionato, sono sempre stato concentrato sul calcio e alle cose esterne non penso proprio».

Eppure qualcosa cambia nella stagione successiva. Tornato dal prestito, positivo, al Pescara, viene girato dalla Lazio alla Juve Stabia, questa volta in Serie B. A questo punto però Romano decide di cambiare cognome sulla schiena: non più “Floriani M.”, ma “F. Mussolini”. Alla domanda sul perché di questo cambio improvviso, Floriani respinge ogni accusa di voler omaggiare il bisnonno e la sua eredità: «Tutte le questioni legate al mio cognome non mi interessano. Il nome F. Mussolini sulla maglia? L’anno scorso a Pescara ho usato Floriani M. e quest’anno ho voluto cambiare in omaggio al mio doppio cognome, visto che entrambi non entrano sulla maglia. Mia madre mi dice sempre di fregarmene di quello che la gente dice di me e andare avanti per la mia strada».

Romano però non ha semplicemente usato entrambi i cognomi: ha deciso di mettere quello della madre, Mussolini, davanti a quello del padre, condannato a sparire. Una scelta che è tutt’altro che neutra in Italia, che ha le sue inevitabili conseguenze. Il 22 dicembre 2024 “F. Mussolini” segna il suo primo gol tra i professionisti e per esultare lo speaker della Juve Stabia ripete il nome «Romano» più volte. Il pubblico dalle tribune in coro risponde urlando il nome «Mussolini». Diverse persone hanno il braccio teso tipico del saluto romano mentre esultano.

Le inevitabili polemiche

L’esultanza dei tifosi della Juve Stabia arriva fino alle prime pagine dei giornali. Come al solito le polemiche raccontano di un Paese spaccato su Mussolini: da una parte c’è chi chiede giustamente di impedire una apologia del Duce attraverso un calciatore, dall’altra chi sminuisce il significato di quell’esultanza, e anzi invidia chi era presente allo stadio quel giorno. Se ne parla così tanto che la Figc (la federazione italiana del pallone) si vede costretta ad aprire un’indagine. In una nota di risposta la Juve Stabia sostiene che “è da 117 anni che a Castellammare di Stabia si esulta per un gol della squadra della propria città [...] alzando le braccia al cielo in segno di esultanza sportiva per la propria squadra del cuore e che rappresenta la propria città”, negando ogni intento politico o ideologico, e definendo Romano “un ragazzo esemplare”.

Calcisticamente la stagione di Floriani Mussolini è un successo. Gioca quasi sempre da titolare, dimostrando di essere un terzino duttile, che può giocare anche come esterno a tutta fascia nel 3-5-2, un ruolo che va per la maggiore nel calcio italiano. A fine stagione torna alla Lazio, che lo controriscatta, e riparte quasi subito in prestito. Questa volta però rimane in Serie A, visto che a prenderlo è la neopromossa Cremonese. Pochi giorni fa Floriani è stato presentato in conferenza stampa, dove ha potuto rispondere alle domande dei giornalisti. La prima è stata, ovviamente, sulla famiglia. Dal video si può vedere quanto sembra scocciato nel dover rispondere, cercando per l’ennesima volta di nascondere la sua eredità sotto il tappeto: «Il mio cognome non mi ha mai causato problemi e, dal mio punto di vista, meno se ne parla meglio è. Sono qui per esprimermi in campo, non per altro».

Sarebbe anche una reazione comprensibile, se non fosse che, ancora, Floriani ha deciso di portare sulla maglia il cognome della madre e non quello del padre. Una decisione che però smentisce totalmente la sua presunta volontà di non interessarsi di politica, di voler pensare solo al calcio. Davvero è possibile credere che la sua non sia una scelta politica? Impossibile. Nella stessa conferenza stampa ha detto che il cognome Mussolini «dà più fastidio agli altri che a me», una dichiarazione che evidenzia un pensiero distorto sulla storia d’Italia. Se la destra, oggi al governo con Fratelli d’Italia, sta cercando di riabilitare la figura del Duce, nel più classico dei “ha fatto anche cose buone”, il dittatore italiano e la simbologia del fascismo sono banditi attraverso la Costituzione italiana. Non si tratta solo di “fastidio”: è una questione di legalità.

‘Il mio bisnonno? Personaggio importante’

Come può indossare la maglia con il nome “Mussolini” dietro e poi chiedere ai giornalisti di non parlarne, in un Paese che non ha mai davvero fatto i conti fino in fondo con il suo periodo fascista? Se quel giorno a Verona non aveva esordito, ora è certo che vedremo un Mussolini in Serie A, con indosso una maglia con su scritto quel nome, con dei tifosi che compreranno quella maglia e che urleranno il suo nome più per il valore politico che sportivo.

Quando gli hanno chiesto del bisnonno, Romano Floriani Mussolini ha mantenuto questa ambiguità di fondo, ma non ha certo rinnegato la sua figura: «È stato un personaggio molto importante per l’Italia, ma siamo nel 2024 e il mondo è cambiato. I pregiudizi continueranno a esistere, ma la questione non ha nulla a che vedere con il mio lavoro, e non mi pesa». Il suo obiettivo per questa stagione, dice, è farsi notare dal Ct Gennaro Gattuso e arrivare in Nazionale. Un Mussolini che canta l’inno italiano, con la mano sul cuore e il nome dietro la maglia azzurra. Sarebbe la perfetta chiusura del cerchio per un Paese sempre più vittima del suo passato.