Bersaglio delle manifestazioni pro-Palestina verificatesi ai margini della corsa spagnola, la formazione resta al suo posto
I vertici della Israel-Premier Tech non hanno alcuna intenzione di ritirare la squadra dalla Vuelta, come aveva invece suggerito di fare il direttore tecnico della competizione dopo che mercoledì a Bilbao la formazione era stata bersaglio delle nuove manifestazioni anti-israeliane che hanno pesantemente disturbato anche l'11a tappa.
«La nostra è una squadra professionistica, e come tale resta determinata a prender parte alla Vuelta. Ogni altra opzione andrebbe a creare un pericoloso precedente nel nostro sport, non solo per la Israel, ma per tutte le squadre», ha comunicato la dirigenza della formazione. «Del resto, noi abbiamo più volte ribadito il nostro rispetto per il diritto che ognuno ha di manifestare, almeno finché queste proteste rimangono pacifiche e non compromettono l'incolumità del gruppo».
Il direttore tecnico della Vuelta – Kiko Garcia – aveva invece dichiarato che una delle soluzioni per mettere fine alle manifestazioni sarebbe stato il ritiro della squadra dalla corsa. «La situazione è complicata, e assieme possiamo trovare una soluzione. Per me, comunque, l'ideale sarebbe che la Israel si renda conto che la sua presenza mette a rischio la sicurezza di tutti gli altri», ha affermato Garcia nel corso di un'intervista concessa a Cadena Ser.
La massiccia presenza di manifestanti anti-israeliani al traguardo di Bilbao ha indotto mercoledì gli organizzatori ad accorciare l'undicesima frazione, privando la tappa di un reale vincitore. Si è trattato dell'ultimo episodio di una serie di incidenti che hanno disturbato fin qui la competizione. «Come organizzatori, non possiamo escludere nessuno, il regolamento ci obbliga a far correre la Israel», ha proseguito Garcia, affermando pure che «a questo punto, non possiamo più preoccuparci di proteggere soltanto la Israel, dobbiamo salvaguardare tutti».
Il direttore ha poi chiesto ai manifestanti di non ricorrere ad atti di violenza, ritenendo comunque che «ormai, dobbiamo mettere ogni cosa sul piatto della bilancia, e decidere se dobbiamo mettere in pericolo una corsa importante come la Vuelta, che dura tre settimane oppure se preferiamo continuare a proteggere una squadra che mette in pericolo tutto il resto».
L'Unione ciclistica internazionale ha da parte sua condannato fermamente «le azioni che hanno portato alla neutralizzazione dell'undicesima tappa della Vuelta». L'Uci ritiene che il ciclismo «non debba in nessun modo venire strumentalizzato e usato come mezzo per infliggere sanzioni. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno alle squadre, ai loro dipendenti e ai corridori, che devono poter esercitare la loro professione e la loro passione in condizioni di sicurezza e di assoluta serenità».