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A Kigali s’alza il sipario su un Mondiale storico

Con la prova a cronometro su un asfalto nuovo di zecca, domani s’inaugura la primissima edizione su suolo africano. Ndayishimiye: ‘Noi siamo pronti’

(Keystone)
19 settembre 2025
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Quella del 21 settembre è una data storica, per il ciclismo ma non solo. Infatti, con la cronometro di domenica a Kigali, in cui la Svizzera affida le sue chance di medaglia a Mauro Schmid e Stefan Küng – e, al femminile, a Marlen Reusser –, si alza il sipario sulla primissima edizione dei Campionati del mondo su suolo africano, in Ruanda. Su delle strade tirate a lustro, con l’asfalto nuovo di zecca e scintillanti gradinate erette per l’occasione. «Abbiamo lavorato su tutte le infrastrutture per ospitare quest’edizione dei Mondiali – dice Samson Ndayishimiye, il presidente della Federazione ruandese di ciclismo –, e siamo assolutamente pronti». Un successo anche diplomatico per il Paese, che a livello ciclistico si era già fatto un nome alla fine degli anni Ottanta, quando venne inaugurato un Giro del Ruanda poi interrotta dal 1991 al 2000, in un decennio segnato dal genocidio dei tutsi che causò 800’000 morti, per lo più membri di quella comunità ma anche di hutu moderati. Da allora, sotto la guida del controverso Paul Kagame il piccolo Paese dell’Africa dei Grandi Laghi ha vissuto una trasformazione economica, ben visibile nella capitale Kigali, pur se i detrattori del presidente, rieletto per un quarto mandato con il 99,18% dei voti, lo accusano tuttavia di governare il Paese con pugno di ferro e di mettere a tacere qualsiasi opposizione, ciò che non ha però dissuaso l’Uci dall’idea di mettere in piedi il primo Mondiale in terra d’Africa. Questo, nonostante soltanto nel gennaio scorso, nella vicina Repubblica democratica del Congo, il gruppo paramilitare M23 sostenuto dall’esercito ruandese si era scontrato nell’est del Paese con l’esercito regolare, in uno scontro che ha provocato migliaia di morti e altrettanti sfollati, secondo l’Onu.

Ostiche insidie sulle Mille colline

Adesso, però, la parola passa alle salite del Ruanda, il Paese delle mille colline che hanno fatto desistere alcuni dei principali protagonisti, come lo specialista della crono Filippo Ganna, a causa del tracciato troppo ostico. Un po’ lo stesso discorso che si potrebbe fare nel caso di Stefan Küng, che sarà comunque al via dopodomani nella gara contro il tempo, ma sicuramente non farà parte dei protagonisti. Il miglior atout nella gara d’apertura sembra essere la bernese Marlen Reusser, che torna in sella dopo essere stata costretta all’abbandono al Tour de France, e che può puntare al podio sia nella cronometro individuale, sia in quella mista.

Quanto ai big, senza sorpresa, l’uomo da battere sarà nuovamente lui, quel Tadej Pogacar detentore del titolo iridato, e che dopo i trionfi al Tour, al Fiandre e alla Liegi ha deciso che prenderà al via anche nella cronometro. Domenica, tra lo sloveno e il belga Remco Evenepeol, due volte campione del mondo e campione olimpico della specialità, la sfida contro il cronometro di Kigali promette davvero scintille.

Tra le ragazze, invece, la belga Lotte Kopecky, campionessa su strada nel 2023 e nel 2024, ha a sua volta deciso di saltare la prova ruandese, mentre invece la campionessa mondiale a cronometro in carica, l’australiana Grace Brown, ha deciso nel frattempo di appendere la bici al chiodo. Così, la grande favorita è la francese Pauline Ferrand-Prévot, la vincitrice del Tour che vanta anche un palmarès impressionante nella mountain bike, e che in Africa punta al secondo titolo su strada dopo quello del 2014.