Tredici anni per ritrovare il podio, esattamente trent’anni dopo la prima volta: la storica rimonta di Hülkenberg a Silverstone ridà spinta alla Sauber
Il paddock di Silverstone traboccava di attori domenica scorsa, e la bandiera a scacchi del Gran Premio è stata sventolata da Damson Idris, co-protagonista assieme a Brad Pitt di F1 – The Movie, mega produzione hollywoodiana voluta da Liberty Media per allargare ulteriormente il bacino di utenza del proprio prodotto. La trama di quello che è un fumettone adrenalinico adatto a palati non proprio fini è però finita col sovrapporsi alla realtà delle corse attraverso una gara che ha avuto uno svolgimento da film, tra incidenti, colpi di scena causati dal continuo mutare delle condizioni meteorologiche e una rimonta epica conclusasi con un finale da autentica favola. Perché se nel film il quasi sessantenne Sonny Hayes (Brad Pitt) riesce a centrare, in maniera rocambolesca, la sua prima vittoria in F1 alla sua ultima gara, a Silverstone Nico Hülkenberg, 37 anni, 239 gare disputate, ottiene il suo primo podio dopo essere partito dalla diciannovesima posizione. Roba, appunto, da film. Così come la Kick Sauber che, in un weekend, conquista più punti di Ferrari, Red Bull e Mercedes. Ma la cosa più incredibile per quella che, fino a qualche settimana fa, era la monoposto più lenta dell’attuale F1, sulla base dei valori medi dei tempi top fatti registrare tra qualifica e gara, riguarda la continuità. Il Gp in terra inglese ha infatti portato punti alla scuderia di Hinwil per la quarta volta consecutiva, innescando una parabola ascendente che l’ha portata dall’ultimo al sesto posto nella classifica Costruttori, a quota 41 punti. Più del doppio di quelli totalizzati sommando le stagioni 2023 e 2024.
Proprio dal fondo del Circus è iniziata la storia della Sauber 2025, fanalino di coda nella stagione precedente, dove in una sola occasione (Qatar) erano arrivati punti, 4, griffati Guanyu Zhou, mentre l’altro pilota, Valtteri Bottas, aveva raccolto risultati talmente deludenti da finire ventiduesimo in classifica generale, alle spalle anche di piloti part-time quali Oliver Bearman, Franco Colapinto e Liam Lawson. Simbolo di un team che annaspava, limitandosi a restare a galla e sperare che il tempo scorresse più in fretta possibile, in attesa della trasformazione in Audi, prevista per il 2026. Una stagione quindi di pura transizione, quella attuale, come dimostrato in sede di presentazione della C45, nient’altro che uno sviluppo molto convenzionale della C44, la quale si era ispirata senza molto successo alla Red Bull Rb19. Gli osservatori dissero che la principale novità della C45 riguardava la tonalità di verde della monoposto, più fluo rispetto al passato. Invece, a sorpresa, la transizione ha aperto la strada all’evoluzione, favorita da un rimescolamento delle figure apicali amalgamatesi tra loro in maniera efficace. Piccolo riassunto: a settembre 2023 era arrivato James Key al timone tecnico; quindi, l’anno successivo Andreas Seidl è stato sostituito da Mattia Binotto, per arrivare al nuovo team principal Jonathan Wheatley, diventato operativo dopo Suzuka 2025. Un ex McLaren, un ex Ferrari e un ex Red Bull quali vertici di una squadra in costante mutamento, soprattutto a livello strutturale, con una fase non ancora terminata di reclutamento finalizzata alla crescita del livello numerico all’interno del gruppo, e alle prese con lo sviluppo e l’aggiornamento delle strutture (ad esempio il nuovo simulatore), operazioni fondamentali per poter competere ad alti livelli nel prossimo quinquennio. La macchina del 2026 però nasce dal lavoro svolto quest’anno, ma il team non ha abbandonato la C45 a sé stessa per concentrarsi sul futuro, anzi, ha avuto l’intuizione che sviluppare la vettura attuale avrebbe potuto essere molto utile per l’aggiornamento e l’affinamento dei propri strumenti di progettazione a Hinwil. Quindi la prima metà dell’anno in casa Sauber è stata trascorsa nello studio e nella progettazione di aggiornamenti finalizzati a risalire la classifica, memori anche della storia della recente F1, dove una serie di aggiornamenti giusti possono cambiare prospettive e prestazioni.
Quest’anno la Sauber ha rotto subito il ghiaccio in Australia, alla prima gara stagionale, col settimo posto di Nico Hülkenberg che, in un colpo solo, ha conquistato più punti di tutti i piloti della verdona nel 2024. Ma si è trattato di un evento assolutamente estemporaneo, favorito dal rimescolamento delle carte tipico di una gara con pioggia, che però poco o nulla diceva sul valore della C45. Otto gare dopo, quando il pilota tedesco è tornato a fare punti in Spagna, la situazione era ben diversa. Il caso non c’entrava più niente e il meteo nemmeno. Sul circuito di Montmeló la Sauber aveva portato un corposo pacchetto di aggiornamenti, che andava oltre quelli imposti dalla nuova direttiva tecnica della Fia sulla riduzione della flessibilità delle ali anteriori, proponendo un fondo completamente nuovo e nuove pance, proprio per integrarsi al meglio con il nuovo fondo. Novità che puntavano non tanto ad aumentare il carico aerodinamico in assoluto, ma a renderlo più uniforme, quindi meno sensibile alle turbolenze esterne quali il vento o l’aria sporca generata dalle monoposto davanti. Quest’ultimo era l’autentico tallone d’Achille della C45 nelle prime uscite, con i piloti che lamentavano di essere costretti a trovare traiettorie alternative per rendere la macchina meno imprevedibile e più guidabile. Con una vettura più stabile, capace di fornire ai piloti maggiore confidenza, è arrivato il primo vero weekend di gloria del team svizzero, sublimato dal sorpasso effettuato nei giri finali da Hülkenberg ai danni della Ferrari di Lewis Hamilton, per un quinto posto arrivato dopo che in griglia il tedesco era partito dieci posizioni più indietro. Hülkenberg non finiva una gara così in alto da Monza 2019, quando ancora correva con la Renault.
Dal Gp spagnolo, Hülkenberg è sempre andato a punti. Ottavo in Canada, nono in Austria, dopo essere partito dall’ultima posizione. Le grandi rimonte sembrano essere una sua costante di questa annata, ma oltre alle comprovate abilità di guida e di gestione gomme, vanno considerate anche le efficaci scelte strategiche del team e i pit stop, nell’esecuzione dei quali la squadra è migliorata tantissimo, specialmente dopo l’arrivo di Wheatley. Quando strategie e mescole di gomme differenti funzionano, significa che la macchina è buona. Quando i pit stop scorrono rapidi e senza intoppi, significa che il team è affiatato. La gara del Red Bull Ring è finita in gloria per tutti, visto che per la prima volta da Qatar 2023 la Sauber ha fatto punti con entrambi i piloti, godendosi anche l’ottavo posto di Gabriel Bortoleto, che ha così cancellato il numero zero dalla classifica Piloti e ha pure stabilito un piccolo primato personale. La bandiera verdeoro non finiva nella top-10 dal Gp di Abu Dhabi 2017, ultima gara in F1 di Felipe Massa, che era stato anche il più giovane brasiliano a conquistare punti (Malesia 2002 all’età di 20 anni, 10 mesi e 20 giorni), record battuto da Bortoleto per una manciata di settimane (20 anni, 8 mesi e 15 giorni). Non va dimenticato che in Austria la Sauber ha portato ulteriori aggiornamenti, nuovamente dimostratisi incisivi. Una nuova ala, che non era solo un adattamento al circuito ma proprio un nuovo tipo di alettone, con un diverso tipo di geometria che punta a una distribuzione del carico più efficiente, un nuovo fondo, modificato nella parte centrale e finalizzato a migliorare il flusso lungo tutto il sottoscocca, anche in questo caso nel tentativo di garantire un carico più efficiente. Un netto miglioramento della C45 che premiava il lavoro svolto sotto il coordinamento di Mattia Binotto, la cui presenza nella scuderia di Hinwil ha iniziato a farsi sentire in maniera prepotente, non a parole ma con i fatti. E il destino ha voluto metterci il suo zampino, visto che curiosamente proprio in Austria Binotto aveva vissuto, nel 2022, la sua ultima vittoria da team principal Ferrari, in un’avventura poi conclusasi molto male.
Il resto è storia recentissima, col già citato finale da film proposto da Silverstone. Il protagonista è nuovamente Hülkenberg, ancora una volta maestro in rimonte (dalla diciannovesima alla terza posizione), ma, di riflesso, si è trattata di un’impresa compiuta da tutta la Sauber. La quale non festeggiava un podio dal 2012, quando Kamui Kobayashi finì terzo a Suzuka, ed è tornata a farlo esattamente trent’anni dopo il primo podio nella storia della scuderia, conquistato nel 1995 a Monza da Heinz-Harald Frentzen. Il film è però tutto di Hülkenberg, salito per la prima volta sulla pedana a quasi 38 anni, a 5’559 giorni dal suo debutto, avvenuto su Williams nel 2010, per poi proseguire in una carriera spesa, in F1, solo in scuderie di secondo piano oppure in team di prestigio ma nel peggiore momento della loro storia, con tanta professionalità e qualche rimpianto per una sliding door (nel 2013 avrebbe dovuto sostituire Massa in Ferrari) finita nella direzione sbagliata. Certo, ha vinto una 24 Ore di Le Mans (su Porsche nel 2015), ma il podio di Silverstone vale altrettanto in termini di epicità e tasso emozionale. Basta vedere la scena in cui dopo la gara veniva intervistato da Jenson Button, che era stato il pilota vincitore nella gara (Belgio 2012) in cui Nico su Force India era arrivato più vicino al primo podio, quando correva la sua quarantunesima gara (poi sarebbero arrivati altri due quarti posti, l’ultimo nel 2016). Qualcuno ha scritto che, dopo la vittoria di Robert Kubica alla 24 Ore di Le Mans, il 2025 ha nuovamente voluto offrire l’occasione della rivincita per un altro pilota sfortunato. Emozioni e brividi senza titoli di coda, perché non si tratta di una pellicola, ma di corse e vita vera.