In Ungheria la McLaren vive un’altra giornata trionfale, mentre la Red Bull si fa passare anche dal ‘farm team’. Ma è della Sauber il pilota del giorno
Duecento è stato un numero che, in Ungheria, ha esaltato oppure imbarazzato. Dipendeva tutto dalla scuderia. Sentimenti molto positivi per la McLaren, che grazie al successo di Lando Norris, davanti al compagno Oscar Piastri, ha centrato la vittoria 200 della propria storia, 18 anni dopo che il medesimo traguardo fu tagliato per la prima volta in assoluto, dalla Ferrari, con Kimi Raikkonen a Shanghai. Duecento però è stato anche il numero dei Gp disputati dalla Red Bull, e in questo caso c’è stato pochissimo da festeggiare, visto che il team di Milton Keynes ha toccato uno dei punti più bassi della sua storia recente, con Max Verstappen terminato nono, un gradino sotto la posizione da cui era partito in griglia dopo una qualifica tutta in salita. Disperso invece – ma oramai è la prassi – Yuki Tsunoda, nuovamente fuori in Q1 al sabato, ancora nelle ultime posizioni al termine del weekend. Il passaggio di testimone tra Red Bull e McLaren quale team più dominante si è definitivamente concluso nella maniera più brusca possibile, con la squadra dell’omonima bevanda energetica che fatica anche solo a rendere l’onore delle armi agli avversari, e in pista finisce superata dal proprio ‘farm team’, la Racing Bulls, ottava all’Hungaroring grazie al rinato Liam Lawson.
Lo scorso anno si parlava delle difficoltà in casa McLaren nel gestire il proprio scatto di crescita, troppo improvviso e repentino, e ciò non si palesava solo negli errori del proprio pilota di punta, Lando Norris, ma anche in una gestione strategica non perfetta da parte del muretto. Nell’attuale annata dominante quest’ultimo punto è stato superato, e in Ungheria ne è arrivata la dimostrazione. Perché per la prima volta dopo diverse gare gli inglesi si trovavano di fronte un avversario tosto e agguerrito, veloce tanto quanto loro. Charles Leclerc infatti non solo aveva stupito tutti al sabato strappando una pole position che gli mancava da 315 giorni, precisamente da Baku 2024, ma anche nella prima parte di gara - dopo una partenza priva di sbavature - aveva mantenuto Piastri a distanza di sicurezza, ossia costantemente sopra il secondo, quindi fuori dalla zona Drd, annullando anche al giro numero 20 un primo tentativo di undercut (vale a dire una sosta anticipata per guadagnare ai box la posizione sull’avversario che non si riesce a sopravanzare in pista) dell’australiano. In una situazione con molte variabili, la McLaren ha beneficiato di una strategia diversificata tra Piastri e Norris, che ha stretto a tenaglia Leclerc e la Ferrari, che da un lato doveva seguire la strategia a due soste stabilita in partenza ed evitare un nuovo tentativo di undercut di Piastri, ma dall’altro doveva confrontarsi anche con la progressiva riduzione del delta su Norris, passato alla strategia a una sosta. Il tutto è sfociato nell’ennesimo psicodramma Ferrari: Leclerc è rientrato dal secondo pit dietro Norris e con una macchina in evidente calo prestazionale; ha polemicamente accusato via radio il team di non averlo ascoltato, rovinandogli di fatto la gara; è stato superato da Piastri e da George Russell, finendo quarto, fuori dal podio, con anche una (ininfluente) penalità di 5 secondi presa per una manovra scorretta, di pura frustrazione, ai danni dell’inglese della Mercedes. Delle ultime 16 pole conquistate (su 27), il monegasco ne ha convertita solo una in vittoria, lo scorso anno sul circuito di casa. Andando oltre la mera statistica, rimane il fatto di una Ferrari bruscamente sbalzata dalla cresta dell’onda sulla quale era salita sabato, a suggellamento di un processo evolutivo che, con l’introduzione di una nuova sospensione posteriore in Belgio il weekend precedente, sembrava davvero aver fatto compiere alla Sf-25 il salto di qualità. Ovvero una monoposto in grado di lottare, in determinate condizioni, per la vittoria. Anche se non era stato proprio tutto rose e fiori, visto che Lewis Hamilton era uscito in Q2, con difficoltà poi confermate alla domenica, quando non è andato oltre il dodicesimo posto. Facile ora, dopo il flop ungherese, prevedere nuovi venti di tempesta a Maranello.
La frustrazione di Leclerc è stata un po’ anche quella di Piastri, che si è trovato battuto da un Norris partito dietro di lui in griglia e subito ritrovatosi quinto a causa di una scelta di traiettoria non felice. Ma proprio questo intoppo ha paradossalmente finito con il favorire il britannico, visto che McLaren ha optato per il cambio di strategia portandolo a una sosta. Da lì in avanti Norris ha guidato (quasi) senza sbavature, estraendo tutto il possibile dalla sua Mcl39 e tenendo botta nei giri finali contro il ritorno di Piastri, il quale, evidentemente scocciato dalle carte che la buona sorte aveva messo tra le mani di Norris, ha sfiorato il pasticcio al penultimo giro, provando il sorpasso in staccata in curva 1 ma finendo con il bloccare le ruote ed evitando la collisione solo per una questione di millimetri. Norris è così arrivato alla pausa estiva pareggiando i conti con il compagno come piazzamenti (7-7), portandosi a un parziale di 5 contro 6 come vittorie stagionali, ma soprattutto riducendo a 9 punti il distacco dalla vetta in classifica. Nella storia recente della Formula 1 le rimonte iridate non sono mancate: Raikkonen nel 2007, Sebastian Vettel nel 2010 e nel 2012, Hamilton nel 2014 sono stati tutti casi di piloti che hanno vinto il Mondiale pur trovandosi a 16 o più punti di distacco dopo 13 gare. Gli esempi per Norris quindi non mancano. Week-end positivo anche per Mercedes, Aston Martin e Kick Sauber. La casa tedesca ha ritrovato il podio dopo tre battute a vuoto grazie a un solido Russell, arricchendo il bottino con il decimo posto di Andrea Kimi Antonelli, e pure la scuderia di Lawrence Stroll ha fatto il pieno con la miglior gara stagionale di Fernando Alonso, quinto, e la concretezza del figlio Lance, settimo.
Infine, non fa quasi più notizia la Sauber, che ha chiuso per la sesta volta consecutiva a punti. Come a Spa, sugli scudi è finito nuovamente Gabriel Bortoleto, autore di una gara sontuosa – tanto da essere stato votato pilota del giorno dagli appassionati di F1 – che lo ha visto migliorare il suo settimo posto alla partenza con un sesto posto finale. Mai in stagione il rookie brasiliano si era piazzato così in alto, e adesso in classifica si trova a soli due punti di distanza da un big come Carlos Sainz.