Le quattro sberle di Andrighetto fanno male ai tedeschi. Un’unica preoccupazione, per la gamba di Hischier. Malgin: ‘Non sempre lo trovo a occhi chiusi’
Chissà come riesce a far sembrare tanto facile trovare sempre un angolino libero sopra le spalle dei portieri, con quei tiri di polso al laser che paiono studiati apposta per togliere le ragnatele dal ‘sette’. E se quattro gol a un Mondiale bisogna anche farli, Sven Andrighetto ci riesce proprio nel giorno in cui la Svizzera ne ha più bisogno, contro una Germania che non è nota per essere l’avversaria più morbida, e lo fa con una tranquillità e – soprattutto – un’efficacia non di questo mondo. Anche solo pensando che il fuoriclasse dello Zurigo nei 16 minuti in cui è in pista tirerà soltanto (soltanto si fa per dire) sei volte nello specchio della porta difesa da Niederberger, in quello che era probabilmente l’ultimo vero test per la Nazionale di Fischer sulla via che porta ai quarti. Il men che si possa dire è che quell’esame i rossocrociati lo superano a pieni voti, rifilando ben cinque gol a un avversario che nel primo tempo pareva inattaccabile, e che arrivava alla sfida con gli elvetici a punteggio pieno in classifica, pur avendo affrontato, è vero, soltanto le cosiddette piccole. Cinque gol segnati, si diceva, a fronte di un misero golletto incassato, nel finale, in inferiorità numerica, per giunta su una sfortunatissima deviazione di Michael Fora che nega a Leonardo Genoni il secondo shutout di fila, dopo quello di lunedì contro gli States.
Di sicuro, a questo punto il cammino verso i quarti è più che mai in discesa, pur se gli uomini di ‘Fischi’ – e lo sanno – faranno bene a guardarsi stasera dalla furia di una Norvegia fors’anche più rude della stessa Germania e che, trascinata dal talentuoso Solberg in difesa, diciannovenne talento nell’orbita degli Anaheim Ducks che, però, l’hanno posteggiato al Färjestad, in Svezia, dovrà andare a caccia di punti dopo averne fin qui totalizzato uno solo, scippato però nientemeno che agli americani.
L’unico – per il momento – vero motivo di inquietudine è legato al destino dello sfortunato Nico Hischier, capitano della Nazionale e dei New Jersey Devils, costretto a gettare la spugna già al quindicesimo dopo aver avuto la peggio nel corpo a corpo nell’angolo alla sinistra di Genoni con tale Josh Samanski, ventitreenne attaccante in forza allo Straubing. Dopo il contrasto, s’era subito intuito che qualcosa non quadrava, anche perché gli hockeisti non sono tipi da sceneggiate: tornato in panchina zoppicando con una smorfia in volto, da quel momento in poi il vallesano non s’è più visto, e da quanto si è saputo bisognerà pazientare ancora per qualche ora prima di conoscere l’entità del problema che, almeno in apparenza, sembra interessare la gamba sinistra. E, sempre a proposito di destino, a breve si potrebbe anche conoscere quello di Nino Niederreiter, i cui Winnipeg Jets sono ormai a una sola sconfitta dall’eliminazione dai playoff della Nhl, e che nella notte sono scesi in pista per giocare gara 5 contro i Dallas Stars di Lian Bichsel. Nel caso in cui effettivamente Hischier non dovesse farcela, non sarebbe certo l’ipotetica venuta del Niño a colmare il vuoto, tuttavia l’arrivo della possente ala grigionese costituirebbe un’opzione in più per un Patrick Fischer che, non dimentichiamolo, non ha ancora iscritto tutti gli uomini portati a Herning nel contingente dei giocatori arruolabili al Mondiale, senz’altro anche per cautelarsi nell’eventualità di altri arrivi dal Nordamerica. Dopo aver già dovuto fare di necessità virtù contro i tedeschi – approfittandone pure per ruotare a tre blocchi in un secondo tempo in cui la Svizzera è riuscita a sfiancare un avversario che aveva speso molto nel primo tempo, provando ad asfissiare gli elvetici con la sua grande pressione –, ‘Fischi’ ha subito trovato il modo di rimpiazzare Hischier sfruttando la versatilità degli altri elementi in una squadra che pare costruita alla perfezione, con molteplici soluzioni disponibili, non soltanto pensando ai ruoli ma anche alla ridistribuzione delle responsabilità. Basti dire che anche in quest’occasione è stata la terza linea offensiva a fare la differenza in un pomeriggio davvero complicato nella sua prima parte, e che si è infine sbloccato soltanto dopo il gol di apertura di un Damien Riat autore di un altro gol pesante, il suo quarto in altrettante partite dall’inizio del Mondiale. Senza dimenticare, poi, che da un paio di partite in tribuna c’è un altro giocatore che vede la porta, e cioè quel Grégory Hofmann che, probabilmente più contro Ungheria e Kazakistan che contro una squadra fisica come la Norvegia, grazie alla sua capacità di esprimere grande velocità avrà modo di fare la differenza. Insomma, il tempo sembra decisamente volgere al bello, in attesa che cominci la seconda settimana al Mondiale, e l’obiettivo a questo punto, viste le premesse, non può non essere quello di chiudere la fase preliminare al primo o – vista la sconfitta nello scontro diretto con i cechi – perlomeno al secondo posto di gruppo.
Fors’anche più del solito, stavolta le luci della ribalta sono tutte per Sven Andrighetto, che manda al tappeto la Germania da solo, per modo di dire, segnando 4 gol delle 5 reti rossocrociate. «Era tanto tempo che non mi capitava di segnare tanti gol in una sola partita – dice il trentunenne cecchino zurighese –. Sicuramente è qualcosa di speciale, ma posso soltanto ringraziare i miei compagni di squadra, che mi aprono gli spazi, vanno davanti alla porta e fanno il lavoro sporco. Stavolta abbiamo creato davvero tanto».
Anche se prima del gol d’apertura di Riat la partita era tutt’altro che semplice. «Con l’aiuto di Leo (Genoni, ndr), una vera muraglia, siamo però rimasti in partita e nel secondo tempo abbiamo giocato in maniera più diretta, con più pressione sulla porta e i dischi sono entrati. Il segreto? Vogliamo vincere, vogliamo migliorare a ogni partita. Oggi siamo contenti di aver battuto i tedeschi, ma ora dobbiamo focalizzarci sul prossimo impegno, perché fra qualche ora c’è già la Norvegia».
Il fatto che abbiate perso per strada Nico Hischer è stata un’ulteriore spinta per voi? «Penso di sì, e sono davvero orgoglioso dei miei compagni. Voglio dire, quando si fa male uno come Nico, è chiaro che nessuno di noi lo possa sostituire, quindi possiamo soltanto reagire a livello di collettivo, dando ancora di più tutti insieme, e siamo riusciti a farlo bene, tanto da venir premiati con i tre punti».
Certo che la chimica che c’è tra te e Denis Malgin è davvero invidiabile. «Denis è un giocatore geniale, e adesso c’è anche Timo (Meier, ndr), che conosciamo entrambi, ci intendiamo davvero bene, tanto sul ghiaccio, quanto fuori. Timo è un’ala potente, una delle migliori al mondo, e siamo felici che giochi nella nostra linea: lavoriamo così bene assieme, e siamo felici di aver potuto aiutare la squadra a portare a casa la vittoria».
Complimenti che lo stesso Denis Malgin si premura di ricambiare. «Sono tre anni che gioco con Sven (Andrighetto, ndr) e non è vero che lo trovo a occhi chiusi, perché ogni tanto devo guardare, ma so comunque dove si trova, perché è sempre nel posto giusto... – dice il ventottenne solettese, suo compagno nello Zsc –. C’è una buona chimica fra noi, anche a Zurigo: possiamo parlare di tutto, questo rende tutto più semplice, e cerchiamo sempre di essere un passo avanti». K.W.