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‘Partita dopo partita, senza guardare oltre’

Le prime impressioni di Linus Omark, sbarcato in riva al Ceresio per alleviare l’emergenza infortuni con cui è confrontato coach Tomas Mitell

Prime pattinate in bianconero per il 38enne di Övertorneå
(Keystone)
23 2025
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Lugano – «Perché ho scelto Lugano? E perché non avrei dovuto farlo? Del resto la maglia bianconera sono stato lì lì per indossarla qualche stagione fa; sul tavolo avevo due offerte dalla Svizzera fra cui scegliere: quella del Ginevra e quella del Lugano – racconta Linus Omark qualche istante dopo aver concluso il suo primo allenamento sul ghiaccio della Cornèr Arena –. Alla fine ho scelto la prima, perché il Servette aveva manifestato l’interesse maggiore nei miei confronti».

Qualche anno dopo, però, Linus Omark a Lugano ci è arrivato per davvero, pronto a vestire la maglia bianconera. Indosserà (quando sarà pronta quella definitiva con il suo nome) la numero 67 per l’esattezza, la stessa che aveva pure a Ginvera. «Non è scaramanzia o altro. Semplicemente perché quello è il numero che mi avevano dato quando avevo partecipato a un campo di allenamento con gli Edmonton Oilers, quindi quando quel numero è libero, lo prendo volentieri».

La Nhl, del resto, è stata una delle ribalte che il 38enne di Övertorneå , cittadina del Nord della Svezia, ha calcato nella sua lunga carriera, vestendo le maglie di Edmonton Oilers e Buffalo Sabres. Un’altra grande fetta della sua carriera l’ha poi assolta in Khl, dove ha giocato un totale di sette stagioni. Le ultime due, chiusa la parentesi in riva al Lemano (archiviata con la conquista del titolo di campione svizzero), le ha però trascorse con il ‘suo’ Lulea, club con cui aveva completato la trafila giovanile e con cui la scorsa stagione aveva vinto il suo primo titolo svedese, dando il suo non indifferente apporto a questa cavalcata (44 punti in 62 partite). «Vincere il titolo là dove tutto è cominciato per me è stato come chiudere il cerchio». Non però quello della tua carriera... «Beh, celebrato il titolo con il Lulea, sì, ammetto di aver anche pensato di appendere i pattini al chiodo, arrivando però alla conclusione che non ero ancora pronto per quel passo. Amo l’hockey e penso di avere ancora qualcosa da dare, oltre che qualche soddisfazione da prendermi in questo sport. Per cui, scaduto il mio contratto con il Lulea, mi sono tenuto allenato, aspettando una chiamata, e quando si è presentata l’opportunità di venire qui a Lugano, ho capito che era quella che aspettavo: non potevo dire di no. Lugano mi è sempre piaciuta, sin da quando ci avevo già trascorso qualche giorno quando avevo 19 anni, per un torneo con il Lulea».

Ora ci sei tornato, ma con un contratto dalla durata limitata sei settimane. E poi? «Sono perfettamente consapevole che il mio tempo qui è quello che è, ma d’altro canto non sono vincolato da programmi a lungo termine. Questo periodo lo voglio prendere un giorno alla volta, senza pensare a ciò che sarà domani o dopodomani. Mi basta sapere che ora come ora ho voglia di giocare a hockey e di volerlo fare cercando di aiutare la squadra a vincere più partite. Certo, avrò bisogno di adattarmi un po’ alla nuova realtà, ma il mio obiettivo è quello di migliorare partita dopo partita». A cominciare da quella di stasera contro il Berna, in cui, verosimilmente, Omark farà il suo debutto agli ordini di Tomas Mitell. A proposito del tecnico bianconero, il nuovo arrivato svela un altro ricordo personale: «Se ci ho messo tanto a festeggiare il primo titolo svedese con il Lulea è anche colpa sua: avremmo potuto vincerlo già tre anni prima, ma in finale quella volta ci eravamo scontrati con il ‘suo’ Färjestad, che ci aveva battuti... La stagione seguente sono sbarcato a Ginevra per la mia seconda volta in riva al Lemano e fortunatamente ho potuto festeggiare il titolo svizzero, mitigando così un po’ il dispiacere per avere mancato quello svedese un anno prima».

Che impressione ti sei invece fatto dei tuoi nuovi compagni di squadra? «Beh, per ora ho trascorso assieme a loro solo due-tre ore: il tempo di un allenamento e poco di più. Non certo abbastanza per imparare i loro nomi... Però ho visto un bel gruppo, che ha voglia di fare bene e che ha le qualità per riuscirci. Fazzini? Sì, so che ha un bel tiro e, da quanto ho visto in questo allenamento, che è un giocatore a cui piace tirare».

Chiamato in causa, Tomas Mitell spende a sua volta due parole sul conto dell’ultimo arrivato: «È un giocatore offensivo dotato di grande talento; del resto è per questo che è qui... – sottolinea il tecnico bianconero –. Mi piace che abbia un lato competitivo che forse non tutti gli attaccanti hanno. Linus è il classico giocatore che è meglio avere nella tua squadra, anziché in quella avversaria».