Battuti anche dal Berna, bianconeri a secco di reti da ben 135 minuti. Dario Simion ‘È una cosa che fa riflettere, ma non sono preoccupato’
Che l’avversario di turno fosse il Berna, in fondo, poteva essere la migliore delle notizie, per un Lugano che quando rimette piede alla Cornèr Arena – fra l’altro, nel trentesimo anniversario della Resega dei tempi che furono – ha un’arma in più nel suo arsenale, quel Linus Omark a corto di fiato sì, ma che dovrà fare in modo di aiutare i suoi compagni a trovare la rete (al più presto, se possibile): se da una parte i bianconeri non segnano più dal sesto minuto del terzo tempo della sfida vinta sull’Ajoie il venerdì prima, dall’altra gli Orsi di Tapola hanno fin qui totalizzato la miseria di 6 gol nelle prime cinque uscite, così non sorprende nessuno se dopo 40’ Lugano e Berna hanno segnato un solo gol, quello di Baumgartner, all’undicesimo. E lo 0-1, per dirla tutta, sta pure stretto alla squadra della capitale, considerato non solo il numero di tiri (27-12 dopo 40’) ma pure la gran mole di dischi gestiti nel reparto arretrato di un Lugano che, pur non andando mai veramente in affanno – anche questo va detto –, soffre parecchio la fisicità di Scherwey e compagni, con il povero Schlegel che in più di un’occasione deve salvare la baracca da solo, compiendo non meno di quattro interventi decisivi in tutti i sessanta minuti.
Tuttavia, neanche quelli del Berna sono autentici fulmini di guerra sotto porta, e così il Lugano dopo due tempi è ancora lì a giocarsela, pronto a sfruttare la prima occasione per colpire. E quell’occasione, ghiottissima, arriva al 42’31’’, quando il generoso Ramon Tanner – bella partita la sua – si lancia a fil di balaustra facendosi beffe dello svedese Lindholm, che per tutta risposta l’atterrerà poco dopo con un intervento che più plateale non potrebbe essere, davanti al connazionale Reideborn. A quel punto gli arbitri vogliono vederci chiaro, e dopo aver analizzato le immagini tivù optano per una penalità maggiore (senza disciplinare di partita) nei confronti dello svedese: quei cinque minuti sono quanto di meglio Fazzini e compagni possono augurarsi per rilanciare la partita, ma neppure un interminabile powerplay basterà per riuscire a segnare, con Sanford che al 46esimo riuscirà anche a mancare la porta vuota, anticipato all’ultimo da Untersander.
Col senno di poi, è quello il momento in cui i bianconeri di Mitell perdono la partita. Pur se un paio di minuti dopo, al cinquantaduesimo, avranno un’altra penalità a disposizione, quando il già citato Untersander insisterà un po’ troppo alla balaustra nel provare a frenare Fazzini, beccandosi giustamente due minuti per trattenuta. Il problema, semmai, è che oltre a non riuscire nuovamente a far male – nonostante i tentativi di Perlini e Bertaggia –, in quei due minuti si faranno sbatter fuori a loro volta anche lo stesso canadese (per sgambetto) e Canonica (per colpo di bastone), col risultato di dover giocare dapprima in doppia e poi in inferiorità numerica semplice, che gli ospiti sfrutteranno per chiudere i conti, segnando lo 0-2 con Merelä al 53’42’’ e il definitivo 0-3 con Vermin, al 54’40’’. «Due partite senza segnare? No, non sono preoccupato, ma la cosa ci fa riflettere – dice Dario Simion, l’illustre esponente di un reparto offensivo con la luna storta, a secco di reti da ben 135 minuti –. In verità, contro il Berna tutti quanti siamo stati troppo lenti nel pattinaggio e nell’esecuzione: dobbiamo crescere, essere più veloci nei passaggi, aumentare il pattinaggio e sorprendere l’avversario, in questo modo potremo essere anche più incisivi in attacco. Non è una questione di condizione bensì di prontezza mentale, di voler far la differenza su ogni cambio, di esplodere quando si ha il disco: a inizio partita non l’abbiamo fatto, e se giochi così lentamente per due tempi non è pensabile riuscire a portare a casa i tre punti». C.S./D.N.