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Lugano, la maledizione della luna storta

Battuti anche dal Berna, bianconeri a secco di reti da ben 135 minuti. Dario Simion ‘È una cosa che fa riflettere, ma non sono preoccupato’

Il plateale intervento ai danni di Tanner
(Keystone)
24 2025
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Che l’avversario di turno fosse il Berna, in fondo, poteva essere la migliore delle notizie, per un Lugano che quando rimette piede alla Cornèr Arena – fra l’altro, nel trentesimo anniversario della Resega dei tempi che furono – ha un’arma in più nel suo arsenale, quel Linus Omark a corto di fiato sì, ma che dovrà fare in modo di aiutare i suoi compagni a trovare la rete (al più presto, se possibile): se da una parte i bianconeri non segnano più dal sesto minuto del terzo tempo della sfida vinta sull’Ajoie il venerdì prima, dall’altra gli Orsi di Tapola hanno fin qui totalizzato la miseria di 6 gol nelle prime cinque uscite, così non sorprende nessuno se dopo 40’ Lugano e Berna hanno segnato un solo gol, quello di Baumgartner, all’undicesimo. E lo 0-1, per dirla tutta, sta pure stretto alla squadra della capitale, considerato non solo il numero di tiri (27-12 dopo 40’) ma pure la gran mole di dischi gestiti nel reparto arretrato di un Lugano che, pur non andando mai veramente in affanno – anche questo va detto –, soffre parecchio la fisicità di Scherwey e compagni, con il povero Schlegel che in più di un’occasione deve salvare la baracca da solo, compiendo non meno di quattro interventi decisivi in tutti i sessanta minuti.

Tuttavia, neanche quelli del Berna sono autentici fulmini di guerra sotto porta, e così il Lugano dopo due tempi è ancora lì a giocarsela, pronto a sfruttare la prima occasione per colpire. E quell’occasione, ghiottissima, arriva al 42’31’’, quando il generoso Ramon Tanner – bella partita la sua – si lancia a fil di balaustra facendosi beffe dello svedese Lindholm, che per tutta risposta l’atterrerà poco dopo con un intervento che più plateale non potrebbe essere, davanti al connazionale Reideborn. A quel punto gli arbitri vogliono vederci chiaro, e dopo aver analizzato le immagini tivù optano per una penalità maggiore (senza disciplinare di partita) nei confronti dello svedese: quei cinque minuti sono quanto di meglio Fazzini e compagni possono augurarsi per rilanciare la partita, ma neppure un interminabile powerplay basterà per riuscire a segnare, con Sanford che al 46esimo riuscirà anche a mancare la porta vuota, anticipato all’ultimo da Untersander.

Col senno di poi, è quello il momento in cui i bianconeri di Mitell perdono la partita. Pur se un paio di minuti dopo, al cinquantaduesimo, avranno un’altra penalità a disposizione, quando il già citato Untersander insisterà un po’ troppo alla balaustra nel provare a frenare Fazzini, beccandosi giustamente due minuti per trattenuta. Il problema, semmai, è che oltre a non riuscire nuovamente a far male – nonostante i tentativi di Perlini e Bertaggia –, in quei due minuti si faranno sbatter fuori a loro volta anche lo stesso canadese (per sgambetto) e Canonica (per colpo di bastone), col risultato di dover giocare dapprima in doppia e poi in inferiorità numerica semplice, che gli ospiti sfrutteranno per chiudere i conti, segnando lo 0-2 con Merelä al 53’42’’ e il definitivo 0-3 con Vermin, al 54’40’’. «Due partite senza segnare? No, non sono preoccupato, ma la cosa ci fa riflettere – dice Dario Simion, l’illustre esponente di un reparto offensivo con la luna storta, a secco di reti da ben 135 minuti –. In verità, contro il Berna tutti quanti siamo stati troppo lenti nel pattinaggio e nell’esecuzione: dobbiamo crescere, essere più veloci nei passaggi, aumentare il pattinaggio e sorprendere l’avversario, in questo modo potremo essere anche più incisivi in attacco. Non è una questione di condizione bensì di prontezza mentale, di voler far la differenza su ogni cambio, di esplodere quando si ha il disco: a inizio partita non l’abbiamo fatto, e se giochi così lentamente per due tempi non è pensabile riuscire a portare a casa i tre punti». C.S./D.N.