Grazie a un tocco di Zwerger a 12 minuti dalla fine i biancoblù tornano al successo dopo 8 sconfitte, mentre il Lugano recrimina per il gol negato al 44’
Lugano – Sarà che l’hockey è sport di sofferenza. Certo che, però, vedere un Diego Kostner letteralmente stravolto prima dell’ennesimo ingaggio sulla destra di Gilles Senn dopo la quarta liberazione vietata di fila, è un’immagine che ben racconta di quanto patimento ci possa essere in un epilogo a cinque contro sei, dopo aver già accumulato nelle gambe chilometri e chilometri di sprint da un capo all’altro della pista per quasi due ore. Ma è proprio in quei concitati, durissimi istanti finali che l’Ambrì legittima appieno il successo nel primo derby della stagione, ben giocato dai biancoblù praticamente dall’inizio alla fine, e deciso al 48’12’’ da un appoggio apparentemente casuale di un DiDomenico anche più attivo del solito: quel puck che pareva mal dosato si trasforma invece in un’immancabile opportunità da gol, complice il tocco con la gamba di un Aebischer proteso in tuffo e che finirà per deviare impercettibilmente il disco vicino al palo, da dove l’indisturbato Zwerger avrà tutto il tempo per impossessarsene, depositandolo poi nella gabbia vuota.
Una vera mazzata per il Lugano, che cinque minuti prima credeva a sua volta di aver dato una piega decisiva al confronto, sugli sviluppi di quella furibonda mischia davanti a Gilles Senn, al 43’11’’: i vari Simion, Bertaggia e Thürkauf ci provano a turno, e sull’ultimissimo tocco, quello del capitano bianconero, il puck sembra schizzare oltre la prima linea, prima di fermarsi sul gambale di Senn che si trova oltre la linea di porta. È questione di millimetri, e non è un modo di dire, ma gli arbitri – anche tenendo conto della prospettiva – da quelle immagini non possono avere la certezza che il disco abbia toccato la seconda linea, quindi debbono mantenere la decisione presa sul momento, nel vivo dell’azione, quando avevano deciso di allargare le braccia.
Al di là delle questioni legate a fortuna o sfortuna, la verità è che da quando l’Ambrì ha trovato si è riportato in vantaggio, eccezion fatta per l’assalto finale a porta vuota, il Lugano ha avuto una sola vera chance per provare a pareggiare, al 55esimo, ma Senn chiude la porta in faccia al lanciatissimo Simion, servito da Sgarbossa. Per il resto, la squadra di Luca Cereda legittima il successo con l’attitudine manifestata negli ultimi minuti, interpretando l’ultima parte di gara nella maniera migliore, cioè pattinando tanto e bene, senza togliere il piede dal gas, tenendo i dischi il più lontano possibile dal terzo difensivo. Prima di festeggiare il suo successo numero 89 nel 260esimo derby della storia, il primo in maglia biancoblù di quel Michael Joly che aveva aperto le marcature contro la sua ex squadra al 10’39’’, con un missile che s’infila nel “sette”. Beccandosi naturalmente un sacco di fischi, nonostante non si metta platealmente a esultare. Come sempre, del resto.
«Perdere così fa malissimo, soprattutto perché si trattava di un derby». La delusione emerge tutta nelle parole di Lorenzo Canonica: «Sono mancati quei piccoli dettagli che nelle ultime partite erano stati fondamentali: troppi dischi persi sulla linea blu, troppi turnover regalati… Non siamo nemmeno mai riusciti a mettere dischi sporchi davanti alla loro porta, per poterli sorprendere». Il difensore bianconero rende poi onore agli avversari: «Loro sono stati bravi a tenerci lontani dalla loro porta. Forse ci è mancata un po’ di ‘disperazione’. Le occasioni le abbiamo avute, ma dovevamo fare di più. L’1-2 ci ha fatto molto male, perché arrivato proprio nel momento in cui stavamo spingendo maggiormente». «Meritavamo molto di più: ci siamo costruiti molte occasioni, che non siamo tuttavia riusciti a sfruttare – gli fa eco Connor Carrick –. Loro sono stati molto bravi nel gioco difensivo: hanno fatto di tutto per tenerci alla larga dal loro slot. È stata una partita molto intensa, in un’atmosfera incredibile: da quando sono professionista, non mi era mai capitato di giocare in un ambiente simile».
«Questo era il momento giusto per mettere il punto finale alla nostra striscia negativa: ce l’eravamo detti alla vigilia, e con questo intento ci siamo presentati sul ghiaccio – commenta invece sul fronte biancoblù un soddisfatto Simone Terraneo –. A livello di morale, non poteva esserci miglior cosa di questa vittoria per girare una volta per tutte pagina. Questo derby ’abbiamo vinto restando compatti dal primo all’ultimo secondo: ora abbiamo pigiato il tasto ‘reset’». Alla Cornèr Arena, l’Ambrì Piotta è riuscito a fare quello step in più che mancava per tornare ad assaporare il gusto della vittoria: cosa è cambiato? «Oggi abbiamo messo sul ghiaccio anche le emozioni. Il modo in cui Zwerger ha trovato il punto decisivo è la perfetta sintesi della caparbietà con cui ci siamo battuti. Questo successo lo volevano entrambe le squadre, ma noi lo abbiamo voluto forse di più: questa era l’occasione da cogliere, e l’abbiamo colta». Se a dare il punto della vittoria ai leventinesi è stato Zwerger, a indicare loro la direzione è stato Joly, che proprio di fronte ai suoi ex compagni ha festeggiato il suo primo gol stagionale. Senza peraltro festeggiare più di tanto… «Non volevo mancare di rispetto ai tifosi bianconeri: quando vestivo la maglia del Lugano, mi hanno sempre mostrato rispetto. E poi perché mi ritengo una persona umile, per cui mi sono atteggiato a tale. Ma dentro di me, ovviamente, ho provato una grande emozione: non poteva iniziare meglio la partita per me. È stata una serata di grandi emozioni, che così a caldo fatico a trovare le parole per descrivere». Emozioni con tanto di finale una volta tanto lieto per voi… «Beh, non può sempre andare a finire male: se continui a lavorare bene, a fare piccoli passi avanti, prima o poi qualcosa cambia, e quel qualcosa è cambiato appunto stasera!».