laR+ LUCE ROSSA

L’energia post derby e della Linea Gatineau

Ad Ambrì si tira un sospiro dopo il successo nel derby, frutto anche della consapevolezza, ma intanto in attacco restano un paio di questioni da risolvere

Manix e Lukas (più Joly), l’estro del Quebec
(Ti-Press/Branca)
2 2025
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Se basterà il derby per rifarsi una salute, lo dirà la storia. Intanto, però, non si può negare che il successo di martedì per l’Ambrì sia il miglior rimedio per scacciare una crisi di risultati che cominciava a farsi inquietante, al di là di paragoni – inutili – con il passato (anche perché le otto sconfitte di quest’anno non sono neppure lontanamente comparabili alle dodici della tormentata era Laporte, ovviamente perché quella squadra non aveva nulla da spartire con quella attuale, per non parlare poi del contesto, distante anni luce da quello odierno). Il successo nel duecentosessantesimo derby della serie di significativo ha soprattutto il modo in cui è arrivato, a conclusione di un martedì che sulla carta era dei più difficili sul serio, visto che a Lugano l’Ambrì aveva più da perdere che da guadagnare. Nonostante ciò, i leventinesi hanno saputo offrire una prova di sostanza, figlia oltretutto di una consapevolezza per nulla scontata, visto che Bürgler e compagni arrivavano da otto sconfitte di fila. Invece, almeno quella è stata l’impressione, a livello del cosiddetto ‘body language’ hanno mostrato grande serenità sin dal riscaldamento, e anziché subire hanno saputo far fronte alla pressione. Quella dei tifosi prima di tutto, poi quella di loro stessi e infine quella degli avversari, in un primo tempo che sarà magari stato il più avvincente per il pubblico, ma che per i biancoblù è stato il più difficile a causa della spinta avversaria.

Lasciando per un attimo da parte il derby, guardando alle cifre di queste primissime settimane – in verità, per colpa dei Giochi se n’è praticamente già andato un quinto di regular-season – appare subito piuttosto chiaro quale sia il vero problema che attanaglia l’Ambrì (e in fondo anche il Lugano): l’efficacia al momento della conclusione. Basti dire che l’attacco biancoblù – in senso lato – è il quarto peggiore di tutta la Lega quanto a numero di tiri in porta, pur se a ben guardare quelle 27,60 conclusioni in media a partita sono le stesse del Davos (27,70), che però si ritrova ai piani alti della classifica dopo aver perso la miseria di quattro punti sui trenta in palio. Altrimenti detto: ciò che conta non è quanti tiri fai, bensì quanti di questi hanno veramente il peso del gol. E qui le cifre sono impietose con l’Ambrì: meno del sei per cento (5,80%) di quei tentativi finirà in fondo al sacco, ed è semplicemente la peggior media del campionato dopo lo sciagurato 4,32% di un Berna che proprio ieri ha silurato Jussi Tapola e il suo assistente Pasi Puistola, i quali hanno finito col pagare l’assenza di risultati, ed è ovviamente legittimo chiedersi come mai una squadra in cui c’è gente con le mani di Altonen, Baumgartner e Merelä finisca col presentare statistiche del genere. Affari loro, dirà qualcuno. Tornando in Leventina, è innegabile che buona parte della questione è legata al talento medio dei giocatori svizzeri, in particolare, a cui si è logicamente cercato di ovviare attingendo al mercato estero. Tuttavia, fin qui le risposte non sono quelle che Paolo Duca si attendeva. Del resto, nessuno mai si sarebbe immaginato che un giocatore della stoffa di Michael Joly dovesse attendere tre settimane prima di segnare, mentre il Chris DiDomenico di questo inizio d’autunno – pur al netto di un derby in cui s’è fatto notare – non è lo stesso dell’inverno passato. Interessante, a ogni modo, sarà vedere cosa deciderà di fare Luca Cereda nelle prossime settimane a livello di lineup, dopo che l’altra sera aveva spedito in tribuna nientemeno che Chris Tierney, colui che avrebbe dovuto essere il primo centro dell’Ambrì e che, invece, ora pare esser sceso all’ultimo posto delle gerarchie. In contropartita, nelle ultime settimane si è potuta notare una crescita a livello di prestazioni da parte di André Heim (nel suo caso vale un po’ il discorso fatto per ‘DiDo’, ma al contrario), mentre l’altra sera a Lugano Nick Petan ha mostrato grande personalità in mezzo allo stesso DiDomenico e a Zwerger. Senza dimenticare, poi, che c’è l’intrigante opzione di un Inti Pestoni rimodellato al centro dopo una vita all’ala, sdoganata nelle scorse settimane dal 44enne coach biancoblù.

In attesa di scoprire quale volto avrà alla prossima partita, se c’è una cosa in cui l’Ambrì dovrà inevitabilmente migliorare è senza dubbio l’efficacia, che in parte passerà anche dal cosiddetto lavoro sporco davanti alla porta, ma non può prescindere dalla qualità delle conclusioni e della creatività delle azioni offensive, come quelle inscenate al derby dalla Linea Gatineau.