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Chi paga sceglie la musica, si sa, però gli statuti...

Stando alle parole di Juan Carlos Trujillo, nuovo patron dell’Acb, il mandato da presidente di Brenno Martignoni sarebbe a rischio

15 luglio 2025
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Erano trascorse poche ore dall’avvenuto passaggio di consegne in casa granata – nemmeno un paio di giorni – e già in un commento mi era toccato segnalare che il cambio di proprietà dell’Acb non avrebbe garantito la transizione verso la tranquillità in cui tutti speravano dopo le ultime travagliate stagioni.

Le prime dichiarazioni del nuovo proprietario – il colombiano Juan Carlos Trujillo – avevano infatti subito fatto capire che il suo non sarebbe stato un affacciarsi sulla ribalta in punta di piedi, ma che, al contrario, la sua entrata in scena avrebbe ricordato piuttosto la proverbiale malagrazia dell’elefante catapultato in una cristalleria.

Affermare senza perifrasi alcuna che il Bellinzona sarebbe servito soltanto come trampolino di lancio sul palcoscenico europeo dei suoi giocatori cafeteros – ricordiamo – non era stato per nulla elegante, così come fuori luogo erano parse le farneticazioni sull’imminente varo di un nuovo stadio da 25mila posti.

E ora, a distanza di un paio di settimane, il nuovo patron – da oltre Atlantico – torna alla carica facendo sapere che il presidente Brenno Martignoni, per quanto prezioso sia stato nel recentissimo passato specie nella mediazione col Muncipio e con la Swiss football League, risulterebbe non soltanto una figura secondaria, ma addirittura sacrificabile “per il bene del club”.

Chi paga – recita un celebre adagio – sceglie la musica, e su questo non ci sono dubbi, ma forse fra le molte cose che Trujillo, per sua stessa ammissione, ancora non conosce della realtà svizzera è che, di solito, quella del presidente non è una carica di cui ci si può sbarazzare con troppa facilità, semplicemente indicandogli la porta e chi s‘è visto s’è visto, come succede invece con gli allenatori dal percorso claudicante o con quei giocatori ritenuti antipatici o indisciplinati. Fino a prova contraria, dove vigono regole e statuti, per prendere decisioni di questo tipo risulta necessario l’avallo di un comitato, eventualmente concesso dopo una regolare votazione.

E infatti il diretto interessato, vale a dire Brenno Martignoni – che come dirigente è assai meno sprovveduto di quanto alcuni tendono a considerarlo – sollecitato da quanto riportato negli ultimi giorni dalla stampa nostrana e sudamericana, fa giustamente notare che... «La questione è di sostanza. Da una parte, Acb 1904 SA risponde alle logiche di una società di capitale. E quindi, chi acquista la proprietà ci mette i soldi, determina e decide. D’altro canto, invece, l’Associazione calcio Bellinzona risponde alle disposizioni associative. Ovvero alla volontà dei soci, che tramite l’assemblea, che è l’organo supremo, si pronuncia secondo i meccanismi democratici».

Il sospetto è che, davvero, gli investitori colombiani non abbiano ancora capito – o tendano a ignorare – struttura e finalità del club su cui hanno messo le mani. «Per tutta chiarezza – aggiunge l’ex sindaco – il campo d’azione dell’Associazione calcio Bellinzona è molto più ampio del settore della prima squadra, e comprende giovanissimi, giovani, genitori, formatori... Sotto l’egida Acb ci sono dai più piccini a quelli che si affacciano alle formazioni legate ai talenti, come Footeco. È un ambiente aperto, non soggetto a discriminanti e a pressioni finanziarie. Tra l’altro, è pure interlocutore per il Team Ticino. E il torneo internazionale giovanile U19, in fase di rinascita, ne è una felice diramazione».

Gli statuti, dunque, impedirebbero a Trujillo – quando deciderà di ripresentarsi all’ombra dei Castelli – di esautorare l’attuale presidente per suo semplice volere, magari rovesciando il pollice alla maniera dei consoli dell’antica Roma.

Ciò, però, non mette automaticamente Martignoni in una botte di ferro: nessuno può sapere infatti come potrebbe agire un’assemblea chiamata a deliberare sul destino del proprio presidente se si trovasse magari con le spalle al muro e al cospetto di un investitore che minacciasse di portar via baracca e sesterzi qualora i soci non assecondassero la sua voglia di ridisegnare l’organigramma societario. Staremo a vedere.