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Il nuovo stadio imporrà una classifica migliore

Per un'ideale occupazione della Ail Arena sarebbe meglio se il Lugano non solo riuscisse a mantenere la categoria, ma pure a qualificarsi per le Coppe

2 settembre 2025
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È senz’altro troppo presto per ipotizzare qualsiasi tipo di scenario, anche perché la stagione è ancora molto lunga e tutto può ancora accadere. Nel bene e nel male. Ma è innegabile che ormai, al bar come sui social, molti appassionati di pallone alle nostre latitudini – qualcuno terrorizzato e altri invece gongolando, dipende dalla fede calcistica – stanno preconizzando per l’Fc Lugano il più nero dei destini, e cioè la retrocessione, al termine della stagione, nella pauperrima e provincialissima lega cadetta elvetica.

I catastrofisti giustificano tale pronostico col fatto che, classifica alla mano, dopo una manciata di partite i bianconeri ne occupano effettivamente i piani più bassi: terzultimi a quota tre punti, solo uno più di Servette e Winterthur. A far sghignazzare i detrattori del club sottocenerino – e a intristire invece i suoi fedeli tifosi – è il fatto che la squadra si ritrovi a navigare in pessime acque, come non gli capitava ormai da lunga pezza, proprio in corrispondenza dell’annata che conduce all’inaugurazione del nuovo stadio, un impianto avveniristico che, nel caso di un’effettiva relegazione nella seconda serie, finirebbe per risultare clamorosamente sovradimensionato, non tanto rispetto a una società che comunque conta ormai quasi 200 salariati, quanto in relazione alle reali esigenze sportive.

A convincere i cittadini luganesi ad approvare alle urne il progetto della nuova arena avevano infatti largamente contribuito proprio i brillanti risultati colti sul campo dai bianconeri, che in campionato nelle ultime sette stagioni sono saliti tre volte sul podio, in altrettante occasioni hanno chiuso quarti e una volta sono giunti quinti. Oltre, naturalmente, ad aver conquistato l’accesso a tre finali di Coppa Svizzera consecutive (1 titolo) e ad aver timbrato diverse partecipazioni alle competizioni continentali. E ora, la prospettiva – non dico di retrocedere sul serio, eventualità che davvero pare remota – ma che la squadra possa fallire la qualificazione alle prossime competizioni europee (ipotesi ben più fondata) certo risulterà sgradita non soltanto ai tifosi, ma soprattutto alla dirigenza, che proprio della visibilità internazionale, così utile a monetizzare, fa uno dei propri cavalli di battaglia a livello strategico. Terminare il campionato in una posizione che garantisca la partecipazione ai preliminari dei trofei continentali non è certo facile, ma ancor più arduo, una volta giunti lì, è riuscire a superare l’ultima scrematura – e il Lugano lo sa bene, vista la fallimentare campagna internazionale di quest’estate – per inserirsi in una delle fasi a campionato, che sono foriere di introiti sicuri e in grado di fornire ai club provvidenziali boccate d’ossigeno, specie nel caso del calcio nostrano, che sopravvive per la maggior parte con budget piuttosto ridotti.

Nel campionato svizzero, si sa, i giocatori più forti non ci vengono. Quelli che lo fanno sono di livello innegabilmente inferiore, magari giovani dalle potenzialità interessanti che, insieme ai loro agenti, vedono nella Super League soltanto un trampolino di lancio verso le leghe più importanti e redditizie. Per avere una certa vetrina personale, però, è necessario che la squadra per cui firmano disputi le Coppe. Se questi tornei restano un miraggio, il livello dei giocatori ingaggiati si abbassa ulteriormente. Inoltre, molti di questi campioni o presunti tali, se a fine agosto hanno la certezza dell’esclusione dell’Europa del proprio club, chiedono (e spesso ottengono) di essere immediatamente ceduti verso lidi più remunerativi (o che godono quantomeno di miglior pubblicità). E così le società si ritrovano doppiamente beffate, perché – oltre a vedersi private di alcuni dei loro pezzi migliori – l’anno seguente, non potendo calare l’asso del palcoscenico internazionale in fase di trattativa, faranno pure più fatica a reclutare nuovi elementi di talento. Si tratta, insomma, di un circolo pernicioso oltre che vizioso. Ed è per questo che per il Lugano sarà fondamentale quest’anno non soltanto mantenere la categoria, ma pure riuscire a chiudere il campionato più in alto possibile, preferibilmente in zona medaglie.