Match a senso unico sul cemento dell'Arthur Ashe, in una domenica lampo a Flushing Meadows: Sinner è battuto, lo spagnolo è il nuovo numero uno
Un Carlos Alcaraz del genere è un rullo compressore. Già se n’era accorto sua maestà Novak Djokovic venerdì in semifinale, e domenica se n’è reso conto anche Jannik Sinner, che altri non è se non ìl numero uno al mondo, almeno a quel punto. Eppure, sul cemento di Flushing Meadows, in una finale che comincia quasi un’ora dopo per l’arrivo – inatteso – di Donald Trump, l’altoatesino deve inseguire il possente murciano sin dai primissimi scambi, offrendogli gentilmente subito il servizio, esattamente com’era successo a Nole due giorni prima. Più che un confronto, il primo set è una vera e propria esecuzione, con Alcaraz che non sbaglia nulla – due errori diretti nei primi otto giochi –, e trova colpi incredibili da qualsiasi posizione, soprattutto col diritto, e in qualunque modo, chiudendo il primo set con un grido di rabbia al cielo e il pugno chiuso, dopo un 6-2 in soli trentotto minuti che dice davvero tutto.
Non è solo potente, Alcaraz: il ventiduenne spagnolo è l’elogio all’intelligenza tennistica applicata agli scambi, che vince sfruttando una varietà di soluzioni impressionanti, che solo di rado Sinner intuisce per tempo. Il primo momento in cui l’italiano dà l’impressione di essere in partita capita nel quarto gioco del secondo set, quando – con l’Arthur Ashe in visibilio – sfrutta le primissime indecisioni dell’avversario, creandosi la prima palla break che subito sfrutta, portandosi sul 3-1. Proprio allo scoccare della prima ora di gioco, degli ultimi dieci ultimi punti giocati Alcaraz ne vince uno solo, in un match che sembra l’opposto di ciò che era prima. Molto più falloso, lo spagnolo riesce persino a sbagliare la più facile delle volée col campo tutto aperto quand’è sotto 4-1, sul servizio del rivale. E non è solo un passaggio a vuoto: Sinner non è più un semplice spettatore, infatti ora è lui a mettere pressione su Alcaraz. E il risultato si vede, in una seconda frazione che si va agli archivi sul 6-3.
Insomma, dopo 1 ora e 20 di tennis si ricomincia tutto daccapo, in una finale che però diventa al meglio dei tre set. Il primo a cercare nuovamente l’affondo è lo spagnolo, che torna a farsi sentire sul 30-40 nel secondo game, dopo aver difeso d’entrata la battuta e mette subito a segno il break, portandosi sul 2-0 esattamente come nel primo set. E proprio come nel primo set Sinner subisce il colpo, mentre l’iberico riprende a martellare, appoggiandosi sul servizio e facendo danni sulle palle decisive, creandosi altri tre breakpoint nel quarto gioco, il secondo dei quali sfrutterà per ritrovarsi sul 5-0 dopo venti minuti, in un set che si spegnerà nientemeno che sul 6-1. A quel punto, naturalmente, Sinner si ritrova spalle al muro, e sul primo game nel quarto set – dopo nemmeno due ore di gioco – l’altoatesino rischia di combinarla grossa, concedendo un altro breakpoint con un doppio fallo, prima di salvarsi alla grandissima dopo uno scambio che infiamma New York. Ma è solo un miraggio: poco dopo, sul 2-2, un nuovo doppio fallo dell’altoatesino regala un’altra palla break, e Alcaraz naturalmente non si fa pregare. A quel punto la strada è in discesa, in una finale che andrà agli archivi sul 6-2 3-6 6-1 6-4 dopo appena 2 ore e 42 minuti di gioco. E da lunedì, nel nuovo ranking dell'Atp, dopo il suo sesto titolo nello Slam sarà lui il nuovo numero uno.