Approvato un piano d'azione dalle Camere federali, ma preoccupano i PFAS e altre minacce
La situazione dei pesci in Svizzera è drammatica, mette in guardia la Federazione svizzera di pesca (FSP). L'avvertimento è stato ascoltato dalle Camere federali. Martedì il Consiglio nazionale ha tacitamente approvato una mozione per un piano d'azione a favore dei pesci.
Il fatto che entrambe le Camere federali abbiano appoggiato la mozione dell'ex consigliera agli Stati e attuale consigliera di Stato dei Verdi di Neuchâtel Céline Vara è stato accolto con soddisfazione dalla FSP. Si tratta di una battaglia che dura da diversi anni, ha dichiarato a Keystone-ATS.
Il piano d'azione richiede una valutazione delle modalità con cui proteggere le popolazioni ittiche minacciate, ad esempio attraverso la rinaturalizzazione dei corsi d'acqua e la creazione di zone protette.
La FSP dichiara tuttavia di non essere soddisfatta di tutti i risultati ottenuti dal Parlamento a Berna. Constata con rammarico che le mozioni volte a ridurre gli inquinanti persistenti, i PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche), non hanno ottenuto la maggioranza al Consiglio nazionale durante la sessione in corso. "Speriamo ora che i pescatori possano contare sul Consiglio degli Stati", scrive la FSP.
Il mondo della pesca è da tempo consapevole del pericolo rappresentato dalla contaminazione delle acque da parte dei PFAS. Alcuni cantoni hanno addirittura consigliato ai pescatori di non consumare più di una volta al mese il pesce che hanno pescato, scrive la federazione.
Anziché ridurre i PFAS, le Camere federali vogliono concedere indennizzi alle aziende agricole. Una proposta che la FSP considera una cattiva soluzione. "Dobbiamo affrontare il male alla radice" e vietare i PFAS ovunque esistano alternative ragionevoli, osserva.
I PFAS sono tuttavia solo uno dei numerosi problemi che affliggono le popolazioni ittiche nelle acque svizzere. "La situazione attuale non è buona, i pesci svizzeri stanno male", constata la FSP. Ad oggi, due terzi delle specie ittiche autoctone sono già scomparse, figurano nella lista rossa o sono minacciate di estinzione.
Tra le specie più colpite, la FSP cita i pesci che amano il freddo e le specie migratrici come il temolo, la trota di fiume, il salmerino, la trota lacustre e il coregone. Negli ultimi 30 anni, ad esempio, le catture dei pescatori con l'amo sono diminuite del 70% per la trota di fiume. La popolazione di temoli è completamente crollata e il numero di catture di coregoni nel Lago di Costanza è in costante diminuzione.
Altri due fattori contribuiscono a rendere ancora più cupo il quadro: le elevate temperature dell'acqua e la lentezza delle trasformazioni ecologiche delle centrali idroelettriche, come previsto dalla legge federale sulla protezione delle acque con scadenza fissata al 2030.
La FSP constata che la Svizzera è sfuggita per un soffio alla siccità e alle temperature troppo elevate la scorsa estate. La pioggia salvatrice è arrivata proprio all'ultimo momento.
Tra le altre fonti di pericolo, la federazione cita la contaminazione dei corsi d'acqua da parte di neozoi, ovvero animali acquatici esotici invasivi come la cozza quagga in vari laghi o il ghiozzo del Mar Nero nel Reno vicino a Basilea. A ciò si aggiunge il forte aumento di uccelli piscivori come i cormorani e gli svassi maggiori che, in alcuni luoghi, danneggiano le popolazioni ittiche.
Per quanto riguarda gli uccelli, la politica è già entrata in azione con un'iniziativa parlamentare del consigliere agli Stati Fabio Regazzi (Il Centro/TI) nel giugno 2024. Il politico ticinese chiedeva che lo status di protezione assoluta dell'alzavola fosse reso meno rigido, come già avviene per il cormorano.
Questa richiesta è stata ora ripresa dalla Commissione dell'ambiente, della pianificazione del territorio e dell'energia del Consiglio nazionale come complemento alla mozione trasmessa per il piano d'azione sui pesci.