Dopo una lieve ripresa in luglio e agosto la vendita di auto nuove è tornata a calare in Svizzera: in settembre sono entrate in circolazione 20'000 vetture, lo 0,6% in meno dello stesso periodo del 2024.
Per i primi nove mesi dell'anno la contrazione è del 3,9% (a 168'900), ha indicato oggi l'associazione degli importatori Auto-Svizzera, che critica il mondo politico in relazione alla promozione della mobilità elettrica.
Nel nono mese dell'anno le propulsioni alternative sono arrivate a una quota di mercato del 73% (66% nel settembre 2024), con in primo piano l'ibrido normale (34%, in calo dal 35% di un anno prima) e l'elettrico (26%, sale dal 23%), davanti all'ibrido plug-in (13%, in crescita dal 9%). La vettura a benzina è al 22% (era al 26%) e il diesel al 6% (era all'8%).
In cifre assolute - tutte arrotondate al centinaio per una maggiore facilità di lettura - hanno lasciato i concessionari 6800 ibride (-2%), 5200 elettriche (+14%), 4400 veicoli a benzina (-17%), 2600 ibride plug-in (+50%) e 1200 mezzi diesel (-33%). In lieve calo (al 51%, partendo dal 53%) è la quota di 4x4.
Se si guarda ai dati cumulati del periodo gennaio-settembre spicca l'avanzata dell'ibrido (+7% a 61'200), dell'elettrico (+9% a 32'800) e dell'ibrido plug-in (+23% a 18'500), mentre arretrano il propulsore a benzina (-22% a 41'300) e il diesel (-29% a 12'200). Dopo nove mesi la quota dei motori alternativi ha raggiunto 66% (era del 60% nel corrispondente periodo del 2024).
Auto-Svizzera parla di una "situazione di mercato insoddisfacente". In base agli obiettivi della seconda tappa del piano di promozione dell'elettromobilità elaborato dalla Confederazione d'intesa con il ramo automobilistico a fine 2025 i veicoli a ricarica elettrica dovrebbero costituire la metà di tutte le immatricolazioni, obiettivo che appare però fuori portata. I traguardi in materia di riduzione del CO2 non possono essere quindi rispettati.
Il rischio di un comportamento di acquisto cauto dovrebbe aumentare in futuro, poiché le condizioni politiche in Svizzera sono recentemente peggiorate in modo significativo, mette in guardia l'associazione. "Prima l'introduzione dell'imposta all'importazione del 4% sulle auto elettriche e ora la tassa sui veicoli elettrici con un'ulteriore imposizione a partire dal 2030: in questo modo la Confederazione frena la mobilità elettrica, mentre il resto d'Europa accelera la transizione, tra l'altro con incentivi fiscali", afferma il presidente di Auto-Svizzera Peter Grünenfelder, citato in un comunicato. "Non è possibile che l'industria svizzera dell'importazione di automobili debba pagare il conto di questa politica sbagliata sotto forma di sanzioni per centinaia di milioni di franchi", aggiunge l'imprenditore.