Il suo passato coloniale ha segnato profondamente l'evoluzione e la costruzione dello stato insulare e, nonostante il vicino cinese, la vita scorre
Pubblichiamo un contributo apparso su ticino7, allegato a laRegione
Inizio subito con una nota positiva: sempre meno persone in Europa confondono Taiwan con la Thailandia. Personalmente, penso sia già un grande successo. Per lavoro frequento Taiwan regolarmente da una quindicina d’anni, tre o quattro volte all’anno visito l’isola-nazione. Inoltre, questa è stata la quinta estate che con mia moglie e mio figlio vi ho trascorso luglio e agosto. In estate ne approfitto, oltre che per lavorare, anche per studiare cinese e fare ferie, insomma pacchetto completo…
Avendo studiato lingue e civiltà dell’Asia Orientale con focus sul Giappone, tutto quello che conoscevo di Taiwan era che era stata, appunto, la prima colonia giapponese, dal 1895 al 1945, e che è la casa di diverse popolazioni austronesiane (in effetti, è da Taiwan che è partita la colonizzazione austronesiana del Pacifico). Invece, come avrei scoperto più tardi, c’è molto di più. Taiwan è un microcosmo dell’Asia Orientale e se siete interessati alla storia di quella parte di mondo vi consiglio di approfondirla. L’isola ha visto passare spagnoli, olandesi, cinesi e giapponesi, forgiando, strato su strato, secolo su secolo, l’identità unica dei taiwanesi. La storia di Taiwan è sostanzialmente una storia di colonizzazioni.
Taiwan fino al XVII secolo è fuori dalla civiltà cinese. Tradizionalmente nella cultura cinese la civiltà finiva sulle rive del mare, prendere una barca per andare ad abitare terre al di là di quello non era contemplato. Taiwan, oltre a essere abitata da indigeni austronesiani, era solo una comoda base logistica per i pirati cinesi e giapponesi, fuori dalla giurisdizione di qualunque entità statale.
Nel 1624 la Compagnia delle Indie Orientali olandese (Voc) si stabilisce nel Sud dell’isola, in quella che sarà la città di Tainan. Gli olandesi usano Taiwan come punto d’appoggio per commerciare con Cina e Giappone e avviano lo sfruttamento agricolo, perciò hanno bisogno di manodopera. La Voc incoraggia quindi l’immigrazione cinese sull’isola. Di conseguenza, flussi costanti di immigrati cinesi da Fujian e Guangdong attraversano lo stretto e diventano coltivatori di riso e zucchero. Sono quindi stati gli olandesi nel XVII secolo a cinesizzare Taiwan.
Nel 1661 gli olandesi vengono scacciati da un pirata-commerciante-generale (all’epoca le distinzioni erano labili) nippo-cinese: Koxinga, una figura famosissima in Asia Orientale, e nel 1683 i suoi successori sono a loro volta sconfitti dall’impero Qing.
La situazione a Taiwan cambia in modo radicale nel 1895. Dopo due secoli di controllo, più sulla carta che effettivo, della metà occidentale dell’isola, l’impero Qing cede Taiwan al Giappone dopo aver perso una guerra contro quest’ultimo. Taiwan diventa la prima colonia giapponese. Sotto il dominio giapponese, per la prima volta nella storia, l’intera isola di Taiwan è soggetta a un unico potere, un periodo questo che durerà 50 anni e trasformerà tutto: sia il territorio che la società. Nel 1945 il Giappone, che ha perso la Seconda guerra mondiale, è costretto a cedere Taiwan alla Repubblica di Cina, il cui presidente è Chiang Kai-shek, il capo del partito nazionalista cinese Kuomintang (Kmt). Circa 300mila giapponesi sono espulsi da Taiwan, al loro posto arrivano l’esercito e l’amministrazione cinesi. Qui trovano una popolazione che gira per strada in kimono e che parla giapponese, taigi, hakka e le lingue indigene, ma non mandarino; la comunicazione è problematica. I taiwanesi si trovano invece a passare da un dominio coloniale all’altro, ma quello cinese è più autoritario e molto meno organizzato.
Nel 1949 i nazionalisti di Chiang Kai-shek perdono il controllo dell’intera Cina, vinti dai comunisti di Mao. Il governo cinese si ritira a Taiwan e con esso circa un milione di cinesi. Nel 1949 sull’isola inizia il cosiddetto terrore bianco, ossia la legge marziale che reprime in modo arbitrario ogni minima forma di dissenso ed elimina fisicamente un’intera classe dirigente e culturale taiwanese. La legge marziale è durata dal 1949 al 1987 e ha causato la morte di circa 20mila persone e l’incarcerazione di circa 140mila. La dittatura del Kmt su Taiwan termina in modo graduale solo nel 1992 e nel 1996 per la prima volta i taiwanesi hanno potuto eleggere il loro presidente.
Penso che Taiwan sia, come si dice in inglese, un acquired taste, ossia difficilmente si apprezza totalmente di primo acchito. Il mio, per esempio, non è stato amore a prima vista, ma ora la considero la mia seconda casa. Per godere appieno dell’isola c’è bisogno di tempo: per comprendere le migliaia di angoli dai quali può essere vista, per lasciare a casa il sensazionalismo con il quale i notiziari infarciscono le notizie che arrivano da là… e per abituarsi alle improvvise zaffate di tofu puzzolente preparato nelle bancarelle per strada. Si chiama proprio così, ‘tofu puzzolente’ (chòu dòufu in mandarino), e chi non è abituato al suo aroma può pensare che ci siano le fogne intasate. I taiwanesi lo adorano, un po’ come noi che amiamo mangiare i formaggi puzzolenti, non siamo senza peccato, non possiamo scagliare la prima pietra.
Negli ultimi anni Taiwan è, suo malgrado, sempre di più nelle news di tutto il mondo. Il motivo è semplice: ha la sfortuna di avere un vicino enorme al di là dello stretto che quotidianamente si comporta da bullo. I taiwanesi, che vorrebbero solo vivere in pace la loro vita sulla loro isola-nazione democratica, devono convivere con questo vicino e fare buon viso a cattivo gioco. Nonostante il vicino faccia effettivamente paura, i taiwanesi vivono la loro vita di tutti i giorni, come noi viviamo la nostra: a Taiwan la gente non va in giro con l’elmetto; i taiwanesi vivono la propria quotidianità, barcamenandosi nelle difficoltà di tutti i giorni.
In effetti, a pensarci bene, le preoccupazioni precipue dei taiwanesi, quelle che scaldano le elezioni, sono uguali a quelle ticinesi. Temi come gli stipendi bassi e il costo spropositato degli alloggi sono una costante nei cicli elettorali. Un altro tema molto vicino è il problema dei giovani che se ne vanno fuori, in questo caso all’estero, e non tornano più. Se i giovani ticinesi sono attratti Oltregottardo dagli alti stipendi e da possibilità di carriere più interessanti, i giovani taiwanesi cercano spesso lavoro soprattutto negli Stati Uniti (o vanno prima direttamente nelle università americane), complice anche la diaspora taiwanese in quel Paese: tutti hanno uno zio d’America che può aiutare all’inizio.
La sanità invece regge ancora, per ora. Taiwan è sempre classificata ai primi posti nei ranking mondiali per le cure, ma il sistema scricchiola, dato che la sua eccellenza e allo stesso tempo la sua economicità sono legate a doppio filo agli stipendi bassi, di cui sopra. Perché anche gli eccellenti medici taiwanesi non dovrebbero andare a lavorare negli Usa per stipendio e condizioni lavorative migliori?
Tutti sanno poi dell’importanza globale di Taiwan nel settore dei microchip. Nonostante anche altri settori siano molto sviluppati e focalizzati all’esportazione, come quello chimico e delle materie plastiche, i microchip sono l’ambito più strategico per Taiwan. Molti esperti lo chiamano ‘lo scudo di silicio’, ossia il fatto che Taiwan sia troppo importante per la produzione di chip avanzati (praticamente monopolista) per subire una guerra d’invasione. I taiwanesi ci credono molto in questo scudo e continuano a vivere le loro vite in modo banalmente normale. Dopo aver versato molto sangue per la democrazia e la libertà, ora se le godono a piene mani: la società civile è estremamente frizzante e, appena qualcosa non va, spunta un comitato per raccogliere firme o manifestare. Qualcosa che il bullo al di là dello stretto fatica a capire.