Il municipale di Mendrisio Massimo Cerutti spiega com’è andata con la locandina ‘galeotta’ e l'evento del generale. ‘Attacco puerile’
«La storia della locandina? È tutta una bufala». Esordisce così il municipale Udc-Udf di Mendrisio Massimo Cerutti sull'onda della polemica suscitata da una interrogazione interpartitica per ‘colpa’ di un manifesto e un generale. Questa volta il politico di casa è finito, a quanto pare, in un ‘pasticciaccio brutto’. E a metterci lo zampino, è il caso di dirlo, sono stati proprio i social network.
Contattato per sponsorizzare un ‘evento culturale’ con il suo caffè – «L'azienda è una cosa, il mio ruolo politico un'altra», puntualizza subito –, Cerutti in un primo tempo ha aderito alla richiesta. «Poi, come mia abitudine, ho chiesto di visionare la bozza della locandina. Ed è lì – conferma raggiunto da ‘laRegione’ – che ho scoperto che l’ospite era il generale Vannacci. Mi sono informato sul personaggio; ed è a quel punto che ho chiesto espressamente agli organizzatori di togliere il logo della ditta: non volevo che il suo nome fosse associato a quello di Vannacci. Infatti, sulla locandina ufficiale stampata in un secondo tempo, il marchio Cerutti non è più presente. Del resto, ho le dichiarazioni dei promotori che lo provano». Il punto è che la bozza è circolata comunque sui social, ed è stata pubblicizzata dal profilo dello stesso Vannacci.
Quindi ha chiesto di dissociarsi, come azienda, dal generale ed eurodeputato – nonché dalla sua figura controversa –, e come politico? «Non volevo averci a che fare. Personalmente? Mi distanzio. Resta il fatto – commenta – che quello sollevato con l'interrogazione interpartitica è un attacco puerile».
La presa di distanza di Cerutti dall'ex parà è stata, comunque, accolta con favore dal fronte politico che ha firmato l'atto parlamentare. «Se così stanno le cose e si è sentito danneggiato – ci dice Jacopo Scacchi (AlternativA) –, credo alla sua buona fede. Ma soprattutto siamo soddisfatti del fatto che si sia distanziato pubblicamente dal personaggio Vannacci».