Dopo sei mesi di stagione regolare, con incontri non sempre giocati con la dovuta intensità, domani la Nba entra finalmente nella sua fase più calda
Ci sono volute 1’230 partite e spicci, ma ci siamo: stanno per iniziare i playoff Nba. Per chi ama il basket che si gioca negli Stati Uniti questo è il momento più bello dell’anno, è il Natale e la Pasqua messi insieme: due mesi di partite che piano piano scremeranno le 16 squadre rimaste fino a decidere chi vincerà l’anello di campione 2024/25. Esiste proprio una frase per definire il basket che si gioca tra metà aprile e metà giugno in Nba: it’s playoff basketball.
Niente di originale, sono d’accordo, ma il senso è chiaro: esiste il basket della stagione regolare, dove le squadre si trattengono, dove l’impegno e l’intensità sera dopo sera possono non essere al massimo, dove è impossibile prepararsi bene per tutte le partite tra lunghi viaggi, piccoli infortuni e faccende personali. E poi c’è il basket dei playoff, dove tutto il resto non conta, conta solo vincere una partita in più dell’avversario. Nei playoff le squadre si affrontano al meglio delle sette gare, imparano a conoscersi, gli allenatori studiano mosse e contromosse per superarsi a vicenda; i giocatori lottano su ogni pallone, difendono alla morte, danno tutto quello che hanno. Insomma, i playoff sono lo spettacolo della Nba, il boccone del prete, quello che non volete perdervi se vi piace questo sport. Di seguito una breve guida, divisa Ovest ed Est, per provare a capire cosa ci aspetta.
La Western Conference è stata incredibilmente incerta e lo stesso dobbiamo aspettarci dai playoff. A parte gli Oklahoma City Thunder, andati presto in fuga in cima alla classifica, la corsa agli altri sette posti disponibili è stata intricatissima e straordinariamente equilibrata (Houston ha chiuso 2° a 52 vittorie, Memphis 8° a 48) e tutto può succedere. I Thunder hanno chiuso la stagione regolare col sesto miglior record di sempre (68 vittorie e 14 sconfitte) e il miglior net rating della storia (cioè lo scarto tra punti fatti e subiti ogni 100 possessi). Un piccolo miracolo sportivo realizzato dal Gm Sam Presti in uno dei mercati più difficili della Lega: i Thunder hanno il miglior attaccante della Nba (Shai Gilgeous-Alexander, che ha chiuso la stagione regolare con 32,7 punti a partita, più di tutti) e la miglior difesa per distacco (106,6 punti subiti ogni 100 possessi).
L’equazione è facile: quando sono in attacco, SGA è un enigma per tutte le difese, capace di arrivare al ferro sempre e comunque per segnare o quantomeno muovere le difese; quando sono in difesa, per gli avversari è come provare ad attaccare contro una foresta fitta di alberi. Tutti sanno difendere su tutto, sono grossi e hanno braccia lunghe per mettere in difficoltà gli avversari. Il loro unico limite è l’età: sono la squadra più giovane della Nba e quella con meno esperienza. Due fattori che ai playoff possono fare la differenza in negativo, ma è l’unica ragione per avere dubbi su di loro. Per il resto, i Thunder hanno tutto per vincere già quest’anno: un leader fenomenale, un roster lungo e di talento, una difesa granitica e un ottimo allenatore.
Ovviamente a Ovest tutti gli occhi sono rivolti verso i Los Angeles Lakers. Lo sono quasi sempre, ma questa volta un po’ di più. Da quando l’assurdo trade di febbraio ha portato nella città degli angeli Luka Doncic al posto di Anthony Davis, la città è in fermento. Dopo lo scossone iniziale, l’impatto dello sloveno sui Lakers è stato evidente e positivo, riportando entusiasmo in una squadra che sembrava vivacchiare nella mediocrità. Che poi non è neanche lui quello che tutti guarderanno. Perché comunque questa rimane la squadra di LeBron James, che a 40 anni compiuti è ancora uno dei migliori giocatori della Nba; non il più dominante come ai bei tempi, ma ancora uno dei più intelligenti e carismatici.
La coppia con Doncic va alla grande, e c’era da aspettarselo: i grandi giocatori parlano la stessa lingua. Inoltre il lavoro in panchina del nuovo allenatore J.J. Redick è stato sorprendente, soprattutto pensando che si tratta di un esordiente che fino all’anno scorso faceva il podcaster e analista televisivo. Gli manca qualcosa nel reparto lunghi, e la panchina è un po’ corta: due difetti che potrebbero farsi sentire già dalla serie contro i Minnesota Timberwolves, che invece sono grossi e cattivi e punteranno a stancare i Lakers e dominarli fisicamente affidandosi ad Anthony Edwards. Il sogno neanche troppo nascosto della Nba è di vedere i Lakers in finale contro i Boston Celtics, in quella che è la vera rivalità della Lega, per avere dei rating televisivi alle stelle. Difficile, ma non impossibile con Luka e LeBron.
Gli Houston Rockets, punto. L’anno scorso sono arrivati undicesimi, quest’anno secondi. In mezzo il lavoro dell’allenatore Ime Udoka, che ha plasmato una squadra giovane e atleticamente devastante, creando un sistema difensivo quasi perfetto. Se vi piacciono le squadre che difendono in maniera asfissiante e che invece in attacco faticano, sono loro che dovete seguire. Hanno giocatori giovani e interessanti (Sengun su tutti, una specie di Jokic in divenire), ma sembra ancora presto per loro per andare molto avanti. Non sono stati neanche fortunati nell’accoppiamento, visto che al primo turno incontreranno i redivivi Golden State Warriors. Jimmy Butler è praticamente un uomo in missione, mentre Steph Curry è sempre Steph Curry: non devo certo spiegarvi io cosa vuol dire.
Denver Nuggets vs Los Angeles Clippers sarà un vero rompicapo. Da una parte c’è Nikola Jokic, il miglior giocatore al mondo; dall’altra una squadra di veterani che era data per finita e che invece ha avuto una stagione notevole. Dal rientro di Kawhi Leonard i Clippers stanno volando, nel vero senso della parola e in pochi sono riusciti a incidere più di lui nella storia dei playoff. La domanda però è: riuscirà a rimanere sano? Negli ultimi anni non è praticamente mai successo, e una sua improvvisa assenza sarebbe la pietra tombale sulle loro speranze. In ogni caso la loro è una bella storia di riscatto e poi in panchina hanno Tyronn Lue, fino a prova contraria uno dei migliori allenatori da playoff della Nba.
Denver invece non avrà il suo storico allenatore in panchina. Malone, dopo 10 anni e un titolo vinto, è stato sorprendentemente cacciato a tre partite dalla fine, causa litigi con il Gm e un brutto clima nello spogliatoio. La squadra semplicemente non difende e non può pensare di reggersi solo sulle spalle larghe, larghissime, di Jokic.
Il serbo è diventato il primo centro a finire una stagione in tripla doppia e vederlo col pallone in mano in attacco è ancora la cosa più bella che c’è in Nba, ma quando è in panchina i Nuggets sprofondano. Se vogliono andare avanti, devono trovare risposte da qualche altro giocatore. Il primo nome della lista è Jamal Murray, che però al momento è infortunato, e non è chiaro quando potrà rientrare (forse già da gara 1) e in che condizioni. Insomma, se c’è una serie che potrebbe arrivare a gara 7, è questa.
La Nba è una lega di atleti straordinari, ma Amen Thompson lo è ancora di più. La naturalezza con cui si muove in campo, come salta, come insegue tutti: vederlo all’opera è straordinario. Udoka lo ha promosso in quintetto e in cambio ha avuto un difensore d’élite (in attacco è ancora un po’ grezzo). Nell’ultimo incrocio stagionale ha praticamente annullato Curry, e sarà chiamato a ripetersi per tutta la serie contro i Warriors. Magari non ci riuscirà, ma sarà divertente vederlo provarci dando fondo a tutte le sue infinite energie.
La Eastern Conference è stata invece molto più lineare, tolta la sorpresa in testa, dove i Cleveland Cavaliers (64 vittorie e 18 sconfitte) sono arrivati primi davanti ai Boston Celtics (61-21). Alle loro spalle diverse squadre proveranno, se non a vincere, almeno a dimostrare di poter stare vicino alle prime due, perché i playoff sono anche il momento della stagione in cui si vede cosa ha funzionato davvero e cosa no. I Boston Celtics sono chiamati a difendere il titolo dello scorso anno. Il roster è rimasto lo stesso ed è inevitabile considerarli i favoriti, almeno ad arrivare in finale. Durante la stagione regolare la panchina ha ben sostituito gli infortuni piccoli o grandi dei titolari, ma ora serve che tutto fili liscio. Come sta il ginocchio di Jalen Brown? E la gamba di Kristaps Porzingis? Il lungo lettone ha svoltato i quintetti di Boston con il suo arrivo due anni fa, ma è stato anche spesso infortunato. Averlo al 100%, al 50% o non averlo affatto fa tutta la differenza del mondo per loro. Per il resto, nessuno è in grado di pareggiare il talento sui due lati del campo del quintetto White, Holiday, Tatum, Brown e Porzingis, e in panchina Joe Mazzulla è una sicurezza. La serie contro Orlando al primo turno è più scivolosa del previsto, ma forse dover partire subito con le marce alte potrà aiutarli ad approcciare al meglio questi playoff.
Se guardiamo ai numeri, i Cleveland Cavaliers dovrebbero essere i grandi favoriti a Est. Come sia riuscito Kenny Atkinson, al primo anno qui, a trasformarli così tanto è un mistero: i Cavaliers hanno avuto il miglior attacco della Nba e una difesa in top 10. Hanno avuto il meglio da tutti i loro giocatori: i titolari, con il quartetto composto da Mitchell, Garland, Mobley e Allen a tratti ingiocabile per gli avversari (e infatti hanno avuto due diverse strisce da 16 vittorie e 0 sconfitte), ma anche i rincalzi, con Ty Jerome e De’Andre Hunter – grande colpo del mercato di febbraio – spesso decisivi. Cleveland è anche forse dal lato più abbordabile del tabellone, vista l’incognita che aleggia sui Bucks, dove Lillard è alle prese con un coagulo al polpaccio e non è chiaro se riuscirà a tornare in campo a breve. Tutto allora fa pensare che saranno loro a sfidare Boston nelle finali di Conference per un posto in finale. Dovessero riuscirci, sarebbe una grandissima storia: qui solo LeBron James è riuscito a vincere.
«Fa sempre ciò che serve per vincere», ha detto qualche giorno fa coach Bickerstaff del suo giocatore Cade Cunningham. Cunningham era stato la delusione dell’ultima stagione Nba, ma la sua affermazione quest’anno a Detroit dimostra che, certe volte, nello sport bisogna solo aspettare un po’ di più. Cade è migliorato praticamente in tutto, soprattutto è diventato il leader di una franchigia che, dopo tanti anni bui, sta iniziando a rivedere la luce. La sfida di primo turno contro gli Knicks sarà forse la più interessante a Est. Per il resto, buoni playoff a tutti.