Nodo intermodale di Muralto, il giorno dopo il ‘no’ popolare al progetto cantonale, sulle possibili soluzioni si esprime il tecnico del Dt Martino Colombo
L’invito a “riprendere il dialogo per individuare soluzioni credibili e condivise” da parte del Comitato ‘Sì alla porta d’accesso del Locarnese’; un sorprendente regolamento di conti nella politica muraltese; e anche uno sguardo qualificato – quello del direttore della Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità, Martino Colombo – alle opzioni oggi sul piatto per un progetto alternativo.
Sono i movimenti sulle macerie della variante di base per il nodo intermodale in stazione Ffs a Muralto, il cui credito di 17 milioni concesso dal parlamento è stato annullato dal voto referendario con il 50,08% di “no”. Un voto a bassa partecipazione (circa un terzo degli aventi diritto) ma caratterizzato dalla coalizione locarnese (in pratica tutti i Comuni) contraria al progetto.
Dunque, il Comitato ‘Sì alla porta d’accesso del Locarnese’ – gremio cantonale capitanato da 5 copresidenti in rappresentanza di Plr, il Centro, Lega, Ps e Verdi – si rammarica per l’esito (“Purtroppo ha avuto il sopravvento il disinteresse e un forte immobilismo e attaccamento allo status quo”), lo giudica “non come un no alla mobilità sostenibile, ma come un’espressione di preoccupazioni che vanno comprese e ascoltate” e invita a riprendere immediatamente il dialogo alla ricerca di “un’altra soluzione difficile da trovare e che richiederà molto tempo”. La convinzione è che “la questione dell’accessibilità del nostro territorio e della qualità della mobilità sia centrale per il futuro della regione. Resta inoltre l’urgenza di soluzioni concrete per migliorare gli scambi tra treno, bus, bicicletta e mobilità pedonale, in una prospettiva sicura, funzionale e sostenibile”.
Decisamente meno diplomatica la reazione del Plr di Muralto, che dopo essersi alleato con Ordine e Progresso e Indipendenti (Opi) a favore del nodo intermodale, ora si scaglia con inusitata virulenza contro il sindaco Opi Stefano Gilardi. A firma del presidente Julien Daulte, la sezione liberale radicale ricorda che “da oltre 6 anni si porta avanti, come minoranza, il tema di viale Cattori e del progetto della stazione, restando sempre ignorati dalla potentissima maggioranza assoluta di Muralto. Una scelta autoritaria e autocratica che ora paga lo scotto. Brutalmente la regione intera – praticamente tutto il Distretto – ha sbattuto in faccia il ‘no’. Chapeau alla convinzione nel proprio potere della maggioranza di Muralto”. E poi: “Il Locarnese ha ricordato al nostro sindaco Stefano Gilardi che non la pensa affatto come lui crede, e che forse è più debole e meno amato di quanto cerca di far credere al di fuori del suo terreno”.
Per il Plr il voto poteva essere evitato proseguendo con la variante 1A, che “probabilmente avrebbe trovato più consensi nella nostra stessa regione”. Quindi, “rispettare e ascoltare la minoranza sarebbe stato sicuramente più proficuo per Stefano Gilardi e i suoi fedeli. Il pensiero univoco e ripetuto, secondo cui avrebbe ‘vinto la maggioranza assoluta’, ora è venuto completamente a mancare”. Il presidente Plr esprime “forte amarezza e acidità nei confronti di chi gioca male e ha iniziato, davvero, a fare del male alla regione intera di Locarno. Caro, il prezzo della scelta di questa maggioranza ostinata composta da Opi”.
Ai vertici del Dipartimento del territorio due tecnici si sono spesi negli anni per convincere i locarnesi (e poi i ticinesi in vista del voto cantonale) sulla validità del progetto di nodo intermodale poi passato in Gran Consiglio e anche sulla mancanza di alternative valide: il direttore della Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità, Martino Colombo, e il capo dell’Area operativa della Divisione delle costruzioni, Fabiano Martini.
Domenica, raggiunto da ‘laRegione’, Colombo si era espresso sulla «necessità di una valutazione politica a livello locale e regionale per capire come direzionarsi. Dal punto di vista tecnico, dopo aver approfondito un sacco di varianti noi abbiamo detto e ripetuto che al momento non c’è un’alternativa progettuale convincente e condivisa. Ciò non significa che una soluzione alternativa non esista, ma dove e come cercarla deve dircelo la politica locarnese».
Martino Colombo, l’unica variante al progetto di base che sembrava poter attecchire a livello locale è la 1A. Questo soprattutto perché risparmia dai bus in arrivo il lungolago di Muralto, viale Cattori e piazza Stazione, ovverosia i luoghi che il ‘Comitato salva viale Cattori’ e la maggioranza della popolazione del Locarnese hanno dimostrato di voler salvaguardare. Variante che oltretutto è appesa a un ricorso contro la bocciatura del credito per l’approfondimento da parte del Consiglio comunale. Crede si possa ripartire da lì?
Di tutte le varianti che erano state analizzate la 1A era, diciamo, quella “meno peggio”, anche se si tratta di una variante che per l’aspetto urbanistico e d’inserimento era appunto stata bocciata dal Consiglio comunale. Inoltre, presenta delle lacune dal profilo trasportistico perché c’era un problema con la circolazione degli autobus. Di fatto, non avevamo in mano una soluzione valida. Detto questo, dal profilo progettuale credo si possa, e forse si debba, ripartire da lì.
Può ricordarne i contenuti?
Se pensiamo alla pensilina della variante su cui abbiamo appena votato, nella 1A la dobbiamo immaginare ruotata di 90 gradi e situata parallela a via della Stazione. Quindi i bus che arrivano in stazione lungo il tracciato attuale e che fanno capolinea escono, sostano nel terminal e quando ripartono per tornare da dove sono venuti devono fare inversione di marcia da qualche parte (come succede adesso per i bus che sostano sul viale di fianco ai binari). Tecnicamente, con la 1A l’inversione avviene all’imbocco del Park&Ride delle Ffs. Ma questo determina uno dei punti sollevati come negativi anche da chi sosteneva il referendum, ovverosia l’attraversamento della strada cantonale, bloccandone il flusso di traffico in misura maggiore rispetto a una soluzione in cui il terminal è invece perpendicolare alla strada come nella variante di base. Ma il discorso è ancora più ampio.
Dica.
Il credito bocciato al referendum riguarda solo la parte trasporti, mentre sappiamo che è rimasta in sospeso la pianificazione del comparto a nord della stazione, con il suo sviluppo urbanistico che riguarda il sedime Ffs, l’autosilo, eccetera. Nella variante di base i due aspetti (trasporti e pianificazione con il progetto Botta) possono convivere e sono coerenti, mentre nella 1A la parte a nord andava ripensata. Il credito necessario per l’approfondimento di questa parte non era però stato accettato dal Consiglio comunale di Muralto.
Questo introduce appunto il grande tema dell’utilizzo, per il nodo intermodale, dell’ampio sedime Ffs a nord della stazione (dove ora troviamo il Park & Ride). È un tema considerato prioritario dai referendisti, ma inviso a tutti gli altri, secondo i quali le Ffs non sono a priori disposte a concedere alcunché di un comparto per il quale hanno negoziato, in fase di pianificazione, ben altre destinazioni. Lei a questo punto ritiene che un dialogo con le Ffs possa aprire degli spiragli?
Le Ffs non si sono mai negate proprio perché con loro è stato svolto tutto il lavoro fino a oggi. Personalmente però vedo un problema tecnico non secondario riguardo a un presunto giro dei bus sul sedime a nord. Si tratta di una soluzione che era stata studiata poiché contenuta in uno dei 4 progetti del mandato di studio in parallelo. Ma nell’ambito dell’analisi dei 4 progetti era stata scartata non solo dalle Ffs, ma dall’insieme dei partner che studiavano il progetto, ovverosia Cantone, i due Comuni, le imprese di trasporto e la Cit. La commissione di esperti era concorde nel considerare quella soluzione come meno valida perché dal profilo tecnico presenta tutta una serie di problematiche. I bus devono entrare e uscire sul sedime a nord, fare delle inversioni di marcia sull’incrocio e si ritrovano in mezzo fra la strada e il Park&Ride. Al netto di qualsiasi valutazione si possa fare sugli interessi di Ffs, dal profilo tecnico e trasportistico quel tipo di soluzione non funziona. Esemplare è il caso di Bellinzona, dove il nodo intermodale ha fatto ordine fra autobus (che sono in un punto), posteggi Park&Ride (in un altro punto), posteggi delle bici (idem) e flussi di entrata e di uscita (separati e ordinati). A Locarno, con la 1A, la situazione sarebbe molto diversa.