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‘Si va incontro ad aumenti d'imposta superiori al 10% del moltiplicatore e tagli ai servizi’

Iniziative premi cassa malati, Christian Vitta e Raffaele De Rosa: ‘Maggioranze lontane per il loro finanziamento, mentre le uscite sarebbero immediate’

E il 28 settembre si avvicina
(Keystone/Ti-Press)
10 settembre 2025
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Il doppio no del Consiglio di Stato all’iniziativa del Ps per fissare a massimo il 10% del reddito disponibile i premi di cassa malati e a quella della Lega per raddoppiare il limite delle deduzioni dei premi si conferma anche all’indomani della presentazione, da parte dei favorevoli all’iniziativa socialista, delle modalità con cui secondo loro si potrebbero reperire i 300 milioni aggiuntivi (per ora) di sussidi che verrebbero erogati in più. Anzi, quel no si rafforza. A confermarlo sono il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta e il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa a colloquio con ‘laRegione’ a Palazzo amministrativo. «Gli aumenti d’imposta in caso di accoglimento di entrambe le iniziative sarebbero ben superiori a quelli prospettati, la pressione fiscale globale potrebbe aumentare complessivamente di circa il 25% tra Cantone e Comuni» afferma Vitta. «Questo prospettato finanziamento è ben lontano da avere maggioranze in Gran Consiglio per sostenerlo, mentre invece le maggiori uscite dello Stato sarebbero immediate», rincara De Rosa. Insomma, la “tempesta perfetta” sarebbe pronta ad abbattersi sui conti pubblici con un doppio sì. Ma anche nei confronti della popolazione: «O si andrebbe incontro ad aumenti d’imposta ben superiori, nel tempo, al 10% del moltiplicatore e verso tagli evidenti ai servizi essenziali», specifica ancora Vitta.

Sono iniziative dove i proponenti parlano di ceto medio, ma ampliano di molto la fascia dei beneficiari. Si arriva al paradosso che anche due consiglieri di Stato potrebbero goderne?

De Rosa: Non ho mai guardato al mio stretto tornaconto, e non mi sono mai chiesto se una proposta andrebbe o meno ad aiutare la mia situazione personale. L’iniziativa fiscale potrebbe favorire persone anche con redditi alti, ma il punto è un altro. L’elemento che come governo cerchiamo di portare avanti è che stiamo vivendo una situazione finanziaria molto delicata. Il preventivo che verrà presentato nelle prossime settimane sarà nell’ordine dei 100 milioni di franchi di deficit, cui si dovrebbero aggiungere anche gli oneri finanziari di queste iniziative. Che qualcuno dovrà pagare, in termini di aumenti di imposta o e rinuncia a servizi essenziali. Per noi è fondamentale salvaguardare l’attuale modello di sussidi, la cosiddetta Ripam, che aiuta oltre 110mila ticinesi e protegge 40mila persone considerando Laps e complementari Avs/Ai. Un cambiamento di questo sistema, con l’esborso provocato dalle due iniziative, ci espone al rischio di dover risparmiare in settori altrettanto sensibili quando, sempre parlando del Preventivo 2026, come governo non riproporremo misure di risparmio nei sussidi di cassa malati.

I favorevoli all’iniziativa del 10% considerano una fonte di entrata possibile anche la rivalutazione delle stime immobiliari.

Vitta: Per legge entro fine anno dobbiamo rivedere le stime e il governo ne ha già tenuto conto nell’ambito del preventivo. Conteggiarle come finanziamento di un’iniziativa pone un problema, perché non si può usare la stessa entrata in due ambiti. E non si può nemmeno vincolare un ricavo. Dobbiamo essere tutti realisti, e guardare la realtà per quella che è: la situazione finanziaria è difficile, in prospettiva lo sarà ancora di più, e occorre essere in grado di dire no quando le proposte non sono sostenibili. I costi supplementari che ne deriverebbero ricadrebbero su tutti i cittadini sotto forma di aumenti di imposta generalizzati, nel tempo ben superiori al 10% del moltiplicatore, e di riduzione dei servizi essenziali. Senza dimenticare che quando si chiede all’Ente pubblico di investire per essere progettuale, occorre anche garantirgli i necessari mezzi. Abbiamo assistito alla difficoltà negli scorsi Preventivi nel trovare maggioranze su misure di contenimento di alcuni milioni di franchi: con le due iniziative si parla di importi ben superiori, di circa 400 milioni, che vanno ad aggiungersi ai 426 che si spendono già oggi per la Ripam e ai 200 milioni tra Cantone e Comuni per le deduzioni fiscali degli oneri assicurativi. Se tutto questo dovesse realizzarsi, vorrebbe dire ipotecare il futuro del Ticino e far crescere ulteriormente la conflittualità all’interno della politica. Si assisterebbe a un crescendo di veti incrociati sulle ipotesi di finanziamento di queste iniziative, che farebbe ulteriormente crescere la conflittualità senza risolvere il problema dei costi della salute e anzi creandone di nuovi a livello finanziario.

Nell’ambito del Preventivo 2026 che ipotesi di rincaro dei premi avete utilizzato e quale sarebbe l’impatto a livello di Ripam?

De Rosa: Abbiamo considerato un’ipotesi di crescita del 5% dei premi, in termini di maggior spesa Ripam si tradurrebbero in 20/25 milioni di franchi in più. Si arriverebbe a 450 milioni di franchi, a dimostrazione che il nostro sistema di sussidi è già molto generoso e segue automaticamente gli aumenti dei premi. Sull’impatto dell’iniziativa del 10% ci si concentra sui 300 milioni stimati attualmente, ma dobbiamo considerare anche le prospettive di medio termine. Il costo salirebbe ancora, l’effetto di questa iniziativa è quasi esponenziale.

Però i favorevoli all’iniziativa del Ps dicono che ci sarebbero ripercussioni positive sul gettito.

Vitta: Se do con una mano e tolgo con l’altra, e come Ente pubblico allo stesso tempo devo contenere gli investimenti, la ricaduta sul Paese e sull’economia potrebbe essere anche contraria alle attese. Considerando queste due iniziative parliamo di 400 milioni di franchi, se passasse la votazione sul valore locativo a conti fatti sarebbero altri 70 milioni netti, nel 2028 arriverà Efas con le sue stime aggiornate che contano un costo iniziale di oltre 100 milioni. Stiamo ipotecando il nostro futuro, con cifre insostenibili per un cantone come il nostro. Occorre essere realisti: dovesse verificarsi questo scenario, ci saranno conseguenze pesanti. I numeri sono numeri. Gli aumenti di imposta saranno ben superiori a quelli paventati, gli interventi sui servizi essenziali sarebbero dolorosi e gli investimenti ne risentirebbero.

Quindi chi è in difficoltà oggi cosa dovrebbe fare? Stringere i denti e basta?

De Rosa: L’indignazione per i premi e per come vengono calcolati è forte. Noi continuiamo a fare proposte, esprimerci nelle consultazioni federali, fare pressione. Penso ad esempio al tema dei farmaci, con le due iniziative cantonali promosse prima dell’estate: siamo al 70% di sostituzione dei medicamenti coi generici, mentre in Germania e Austria si supera il 90%. Sui biosimilari siamo a poco più del 20%. Per non parlare del prezzo dei farmaci, per cui chiediamo la riduzione automatica alla scadenza dei brevetti. Sul fronte cantonale, stiamo facendo tutto quello che possiamo sfruttando i margini ridotti concessi, perché la materia è regolata a livello federale: abbiamo bloccato le nuove autorizzazioni in otto specialità mediche, introdotto il blocco degli spitex, inasprito e innalzato i requisiti qualitativi nell’ambito delle cure a domicilio, inasprito anche le condizioni di finanziamento, ridotto il valore del punto Tarmed, promuoviamo la salute e la prevenzione... Poi molto dipende dalla LAMal, ma ognuno deve fare la sua parte per ridurre i costi. Finché queste difficoltà le vivono pochi cantoni non riusciamo a far sentire la nostra voce, ma qualcosa sta iniziando a scricchiolare anche in Svizzera interna.

Vitta: Se chi ha proposto il progetto Efas a livello nazionale avrà ragione vorrà dire che quei 100 milioni che spenderemo entreranno nel sistema e dovrebbero contribuire a calmierare i costi.

L’impressione di alcuni è che un problema grave sia trattato in maniera un po’ semplicistica dalle due iniziative. Una che dice “paghino i ricchi”, l’altra dando di default meno soldi allo Stato. Cosa ne pensate?

Vitta: Problemi complessi non hanno mai soluzioni semplici, e questo è un problema complesso. Affrontarlo con iniziative che non risolvono il problema alla radice potrebbe generarne di nuovi con delle conseguenze per tutti i cittadini e per il nostro Paese.

De Rosa: È comprensibile che con delle iniziative popolari il messaggio debba essere semplice e magari superficiale, ma in questo caso le conseguenze sono molto pesanti. Con la questione aperta ed enorme che, se dovessero passare, si vorrà introdurle il prima possibile. Ma il prospettato finanziamento è lontanissimo da avere maggioranze in Gran Consiglio, su temi come l’aumento delle imposte vedo difficile se non addirittura impossibile e proibitivo che ci si riesca.

Vitta: Ed è questa mancata copertura finanziaria che genererebbe importanti problemi con le regole di disciplina finanziaria che abbiamo nella Costituzione. Non si rispetterebbe il freno ai disavanzi e i veti incrociati potrebbero portare alla paralisi dell’attività.

L’iniziativa della Lega è davvero altrettanto problematica? Anche loro si riferiscono al ceto medio da sostenere.

Vitta: Non è con la fiscalità che si risolvono i problemi della sanità. È giusto avere deduzioni superiori alla media nazionale, e lo siamo già oggi largamente con il 70/100% in più avendo premi superiori alla media del 20%. Il problema dell’iniziativa è che quel tipo di deduzione non si limita ai premi dell’assicurazione malattia obbligatoria di base, ma riguarda anche i premi delle assicurazioni private complementari, il terzo pilastro e ricavi da interessi. Inoltre, le fasce di popolazione a basso e medio reddito avrebbero benefici nulli o molto limitati. Sull’efficacia, si è espresso anche il Consiglio federale rispondendo a una mozione simile a livello federale: ne beneficerebbero soprattutto i redditi più elevati. Se tutti gli altri Cantoni hanno deduzioni molto più basse significa che questo strumento non è efficace per combattere il tema dei costi della salute. Siamo il Cantone con i livelli di deduzione per oneri assicurativi di gran lunga più alti della Svizzera. Ricordo che li abbiamo recentemente potenziati con una loro estensione e che già oggi hanno un impatto rilevante di 112 milioni per il Cantone e una novantina di milioni per i Comuni.

Con i salari più bassi della Svizzera e i premi più alti, nessuno nega gli sforzi che il governo sta facendo a Berna. Ma torniamo a chiedere: il messaggio è che bisogna stringere i denti e sopportare? Non è pericoloso?

Vitta: Bisogna uscire dall’illusione che i conti dello Stato siano una cosa a sé stante, e comprendere che quei costi ricadrebbero sui cittadini. Con un aumento generalizzato delle imposte e con tagli ai servizi di base il costo di queste operazioni ricadrebbe ancora sulla collettività tutta.

De Rosa: Lo Stato non è un’entità astratta, siamo noi, tutti i cittadini. Quando si trattano interventi così importanti, che aiutano così tante persone, dobbiamo sapere che se è redistribuzione a tutti gli effetti bisogna anche saldare il conto in maniera vincolante e duratura. Sennò si crea l’illusione che sia finanziariamente sostenibile. L’iniziativa a livello federale del 10% l’avevamo sostenuta perché era diverso il metodo di finanziamento, mentre invece qui è chiaro: l’impatto di queste iniziative è semplicemente insostenibile. L’attuale sistema di sussidi è valido, socialmente equo e tutto sommato sostenibile.