Forini (Ps), Genini (Plr), Mazzoleni (Lega) e Demir (Centro) sulle due votazioni alle urne il 28 settembre. Quella per il 10% e quella per la deducibilità
Danilo Forini, pochi giorni fa avete annunciato alcune misure che permetterebbero di compensare il costo della vostra iniziativa da 300 milioni di franchi. Proponete tre interventi: +10% di moltiplicatore cantonale, rialzo delle stime immobiliari e aumento dell’aliquota sulla sostanza. In genere gli iniziativisti sono volutamente vaghi su dove andare a reperire le coperture finanziarie, voi siete andati nel dettaglio mettendo sul tavolo maggiori imposte per 260 milioni di franchi. Non è un autogol?
Ci hanno dato dei populisti e degli irresponsabili per aver presentato questa iniziativa. Siamo però abituati a prenderci le nostre responsabilità e con questo lavoro abbiamo mostrato che se abbassiamo i premi a due terzi della popolazione non si va verso la catastrofe economica. Il nostro intento era certificare che se si vogliono abbassare i premi si può fare. E proprio qui sta il punto: vogliamo o no ridurre il peso dei premi sulle spalle dei cittadini ticinesi?
Simona Genini, alla sinistra va quantomeno riconosciuta l’onestà: ammettono che la loro iniziativa non è a impatto zero e farà salire le imposte…
È ovviamente una proposta che non condividiamo, ma ce lo aspettavamo da parte della sinistra: quando servono dei soldi si alzano le imposte. Il Ps propone di risolvere un problema creandone un altro. Perché l’aumento delle imposte generalizzato è un problema. Già oggi i contribuenti ticinesi pagano 420 milioni di sussidi destinati a un terzo della popolazione. I primi non sono eroi e i secondi non sono cittadini di classe inferiore, ma la realtà è che la solidarietà statale è finanziata anche dai cittadini abbienti.
Sara Demir, delle tre proposte socialiste ce n’è almeno una sulla quale siete disposti a entrare almeno in materia?
No, nessuna va bene. Perché la proposta socialista risolve il problema solo nell’immediato, copre il buco che si creerebbe subito. I costi della salute però continuano ad aumentare. Cosa facciamo quindi, aumentiamo le imposte ogni volta?
Alessandro Mazzoleni, per la sinistra il ceto medio avrebbe comunque un beneficio: un po’ più di imposte e molti più sussidi. Il bilancio sarebbe in positivo…
Il problema resta l’aumento dei costi. Questa proposta va a sovraccaricare chi ora finanzia gran parte della macchina statale. Il Ticino, lo ricordo, non è un paradiso fiscale e già oggi i cittadini pagano più imposte che in altri cantoni. I grandi contribuenti potrebbero cambiare domicilio con facilità e andare dove pagano meno, il ceto medio invece non ha questa possibilità e dovrebbe farsi carico di un costo ancora maggiore.
Costi insostenibili e proposte di finanziamento inaccettabili, su questo siete stati chiari. Ma cosa ne pensate del principio? Non è giusto che una persona spenda al massimo il 10 per cento del suo reddito disponibile per i premi malattia?
Genini: In un mondo ideale il principio può essere non sbagliato. Ma io abito in un mondo reale e questo non è fattibile, specialmente in prospettiva: i premi aumentano ogni anno, dovranno farlo anche le tasse?
Demir: In un’altra situazione si vorrebbe poter spendere meno del 10 per cento, ma bisogna fare i conti con la realtà. La proposta obbligherebbe il Cantone a colmare la crescita dei premi ogni anno.
Mazzoleni: La spinta che sta dietro a questa iniziativa non la critichiamo e anche il fatto di tematizzare la cassa malati unica. Siamo però contrari a un aumento delle imposte.
Forini, almeno sul principio avete un certo consenso…
Prendo atto del fatto che preoccupano più le finanze cantonali di quelle dei cittadini. Voglio però ribadire un punto: qui non si crea nessun nuovo costo, non c’è nessun nuovo servizio. I 300 milioni dell’iniziativa vengono già pagati ora da cittadini che non ce la fanno. Persone che avrebbero un risparmio annuo di diverse migliaia di franchi. Noi chiediamo una distribuzione diversa e al momento questa iniziativa è l’unica soluzione concreta e attuabile. Poi, è chiaro, bisogna agire anche sui costi, ma la cosa più urgente da fare è limitare il peso dei premi e fermare questa emorragia. Poi si penserà anche alla cura.
Mazzoleni: giuste argomentazioni, ma manca un tassello: ci sarà una parte della popolazione che deve pagare più imposte. Le persone ricche, che possono spostare facilmente il domicilio, e quelle del ceto medio che dovrebbero pagare e basta. È un gioco virtuoso che non sta in piedi. Lo sarebbe di più la cassa malati unica.
Genini, se si tutela il potere d’acquisto del ceto medio come vuole fare il Ps con la sua iniziativa, non ne trae un beneficio anche il tessuto economico ticinese? Più soldi in tasca vuol dire più possibilità di spendere…
Ma non si risolve il problema. Qui si vuole semplicemente aumentare le imposte. E non solo ai ricchi, ma anche a un’ampia fascia media. Ma il problema restano i costi, altrimenti il 10% di moltiplicatore diventerà nel tempo il 15, poi il 20 e così via. Alla faccia di difendere il potere d’acquisto…
Forini, nelle vostre tabelle si legge che una persona sola con 61mila franchi di imponibile avrebbe una perdita netta (tra più imposte e più sussidi) di 23 franchi. Man mano che aumenta l’imponibile sale anche la perdita. Questa fascia non è pure lei ceto medio?
Rispondo che per una famiglia con un reddito imponibile di 125mila franchi l’anno, quindi un’entrata annua complessiva di 160mila, ci saranno ancora dei benefici. Mi spiace constatare che pur di non far scappare i ricchi non si vuole fare niente per aiutare chi non ce la fa a pagare i premi con un sistema del 10% che, tra l’altro, esiste già in altri cantoni.
Mazzoleni: Noi non stiamo reggendo lo zaino ai ricchi. Semplicemente non vogliamo che scappino lasciando tutto il costo sulle spalle del ceto medio.
Sara Demir, una votazione federale sulla proposta del 10% è già stata respinta a livello federale ma in quell’occasione il Ticino si era detto favorevole. Voi del Centro, e in particolare il vostro consigliere di Stato Raffaele De Rosa, eravate decisamente possibilisti. Perché avete cambiato idea?
In quel caso il sistema di sussidio sarebbe stato federale e il Ticino avrebbe ricevuto circa 400 milioni in più. Ora invece si chiede al Cantone di mettere lui 300 milioni. C’è una bella differenza. L’approvazione a livello federale sarebbe stata inoltre una sorta di compensazione della perequazione finanziaria che oggi ci sfavorisce molto.
Forini, avete messo le persone ricche nel mirino?
Per chi è benestante il sistema sanitario svizzero è un affare. Siamo l’unico Paese che finanzia gran parte del sistema sanitario con una tassa uguale per tutti. Noi siamo per una cassa malati unica con premi proporzionali al reddito e questa iniziativa è un primo passo per andare in quella direzione.
Mazzoleni: va però detto che già oggi il sistema sanitario è finanziato per oltre la metà dai Cantoni tramite le imposte. E quelle sono proporzionali al reddito.
Alessandro Mazzoleni, la sinistra ha indicato una ricetta molto dettagliata per finanziare la sua iniziativa. Voi no. Al vostro posto ci hanno pensato i Comuni, affermando che qualora dovesse essere approvata l’iniziativa per la deducibilità integrale dei premi saranno costretti ad alzare il moltiplicatore…
La nostra è un’iniziativa fiscale, non sociale, e vuole andare a correggere un’ingiustizia. Non è infatti accettabile che il cittadino debba pagare tasse su soldi che non ha in tasca. E i premi, in quanto obbligatori, sono soldi che il cittadino non ha in tasca. Stiamo poi parlando di 46 milioni che vengono a mancare al Cantone e per i Comuni l’impatto sarebbe anche inferiore. Mi rifiuto di pensare che l’unica soluzione sia l’aumento del moltiplicatore. Le soluzioni si trovano e lo dico da municipale (di Minusio, ndr). Ricordo inoltre che come Lega abbiamo proposto attraverso un atto parlamentare 40 misure di risparmio puntuali.
Forini, la Lega sostiene che il 70 per cento dei 100 milioni di costo dell’iniziativa andrà a favore delle persone con redditi inferiori ai 100mila franchi. Non è un aiuto al ceto medio?
È il 70 per cento sulla massa totale. Se poi noi andiamo a vedere caso per caso notiamo subito che chi paga poche imposte avrà pochi benefici. Mentre i ricchi ci guadagnerebbero molto di più. È un’iniziativa che manca l’obiettivo.
Questa iniziativa si basa sul principio che “non si devono pagare imposte su soldi che non si hanno in tasca”. Cosa ne pensate?
Genini: Anche qui, in un mondo ideale non si fa socialità con la fiscalità. Anche la spesa alimentare è sostanzialmente obbligatoria, perché una persona deve mangiare. Cosa facciamo, rendiamo deducibile anche i beni di prima necessità?
Demir: Bisogna lavorare sui costi. Per le persone che hanno bisogno ci sono altri strumenti, come ad esempio la Ripam, non le deduzioni fiscali. Così si aiutano solo i ricchi.
Forini: trovo assurdo che oltre ai premi LAMal la Lega voglia permettere anche di dedurre le assicurazioni private e gli interessi da utile sui capitali. Un immenso regali ai redditi enormi.
Mazzoleni, anche il vostro principio non piace un granché…
Mi stupiscono Plr e Centro, visto che in parlamento abbiamo discusso a lungo sulla possibilità di presentare un controprogetto. Pensavo quindi che almeno il principio fosse condiviso. Ribadisco: la nostra è un’iniziativa fiscale che chiede di adeguare gli importi massimi deducibili. Importi che sono stati aggiornati l’ultima volta 20 anni fa e nel frattempo la spesa per i premi è esplosa. Non abbiamo nessuna pretesa di risolvere con questa iniziativa l’intero problema della cassa malati.
E sulle due critiche sollevate da Forini e Genini?
Ricordo alla collega Genini che la cassa malati è obbligatoria. Se uno vuole comprare una pagnotta da 1 franco o da 10 franchi è libero di farlo. Con la cassa malati non c’è nessuna libertà di scelta. A Forini rispondo che sì, la deducibilità è prevista anche per altre voci, ma l’aumento dei costi sanitari mangerà questo margine.
Genini, il Partito liberale radicale ha messo sul tavolo in parlamento un controprogetto che era sostanzialmente identico alla proposta leghista, ma proponeva di arrivare agli importi indicati dall’iniziativa in più anni. Perché ora consigliate di dire ‘no’ e non avete lasciato, ad esempio, la libertà di voto?
La nostra sembrava una soluzione condivisa, ma alla fine non è stato così. Introdurre la deduzione integrale subito costa troppo e, senza un aumento delle soglie che cresce negli anni, si rendono immediatamente deducibili anche prestazioni complementari e interessi su capitali. Non dobbiamo poi dimenticare che il Ticino è al primo posto in Svizzera per quanto riguarda la possibilità di dedurre i premi, siamo molto sopra la media e pochi anni fa si è introdotta la deduzione per i figli.
Demir, la Lega ha detto di esserci “rimasta male” perché non sostenete questa iniziativa mentre loro sulla vostra battaglia per abbassare le imposte di circolazione, che aveva un costo simile, vi avevano appoggiati
Sono due tematiche diverse e il Ticino già oggi è di gran lunga il più generoso per quanto riguarda le deduzioni per oneri assicurativi. In Gran Consiglio avevamo quindi proposto una sorta di via di mezzo (soglie a 7mila franchi per i single e 14mila per le famiglie, ndr) che permetteva di limitare le deduzioni ai premi obbligatori e dimezzare quindi l’impatto per Cantone e Comuni.
Mazzoleni: Siamo però anche il cantone con i premi tra i più alti della Svizzera e i redditi medi tra i più bassi. Le deducibilità più alte si spiegano per questo motivo.
Forini, su di voi gli iniziativisti non nutrivano nessuna speranza di sostegno. Siete davvero così dogmatici sul tema degli sgravi?
Saremmo i primi a essere contenti di abbassare le imposte. Il problema è se sia fattibile. E poi basta dire che siamo il cantone più generoso sui sussidi. Siamo quello dove la popolazione soffre di più il peso dei premi, ecco perché dobbiamo spendere più di altri. Per questo motivo non possiamo permetterci di “chiudere il rubinetto” e togliere risorse allo Stato.
Genini, non è la prima volta che riforme o iniziative cantonali impattano anche sui Comuni. Perché prima non hanno detto niente e ora sì?
La coperta è sempre pù corta. La Confederazione travasa oneri sui Cantoni, il Cantone travasa oneri sui Comuni e i Municipi avvertono sulle conseguenze.
Demir: I Comuni hanno un’ampia serie di servizi da garantire, è ovvio che se saranno privati di risorse dovranno andare a ritoccare il moltiplicatore o rivedere alcune prestazioni come le attività extrascolastiche o gli asili nido.