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Giovane accusato di sequestro di persona e di tentato omicidio

Iniziato il processo nei confronti di un 22enne che ha partecipato a una spedizione punitiva e a una rissa fuori da una discoteca di Lugano

L’imputato ha partecipato a un pestaggio e a una rissa
(Ti-Press/Archivio)
15 settembre 2025
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È giunta l’ora della resa dei conti con la giustizia per il 22enne che ha picchiato un coetaneo fuori da una discoteca a Lugano nelle prime ore del 7 luglio 2024. Il giovane è comparso in aula penale oggi. Di fronte a Curzio Guscetti, presidente della Corte delle Assise criminali di Lugano, composta dai giudici a latere Giovanna Canepa Meuli e Fabrizio Filippo Monaci deve anche rispondere delle accuse di sequestro di persona e di rapimento, in correità con altre tre persone, due delle quali già condannate il 18 luglio 2024. Accuse che riguardano una sorta di spedizione punitiva messa in atto a metà agosto del 2023, quando il giovane, assieme ad altri due uomini, ha prelevato con la forza una persona dalla sua abitazione di Figino, per poi picchiarla nel fienile di una fattoria di Vezia.

‘Non conoscevo la vittima’

Nell'atto d'accusa, in merito al rapimento, la procuratrice pubblica Pamela Pedretti ha inserito anche le circostanze aggravanti siccome il terzetto ha cercato di ottenere un riscatto di 20’000 franchi e ha trattato la vittima con crudeltà. L’imputato ha riconosciuto i fatti e l’imputazione con alcune precisazioni di cui parlerà il suo avvocato Stefano Stillitano. Il 22enne non conosceva la vittima e non aveva nulla in sospeso con lei, ma ha partecipato assieme agli altri due al tentativo di recuperare un debito legato alla droga e ad averla picchiata, dopo che è stata prelevata dalla sua casa di Figino e successivamente portata in un fienile di Vezia. Il 22enne all'epoca si sentiva spavaldo, mentre ora si vergogna di come ha riempito di botte la persona. Ha sostenuto di aver riflettuto parecchio sui fatti e non riesce a giustificare la violenza gratuita inferta, in passato ragionava in maniera diversa. In aula, il 22enne ha detto di aver avuto un comportamento inaccettabile due anni fa nei confronti della vittima. Il giovane ha contestato il reato di violazione di domicilio, in aula ha sostenuto che due correi avevano ottenuto il permesso telefonico da parte del proprietario, per recarsi nel fienile.

Non avrebbe voluto partecipare alla rissa

In merito alla rissa, l’imputato ha riconosciuto i fatti e conferma le dichiarazioni rilasciate quando è stato fermato. Peraltro, agli atti dell'inchiesta coordinata dal procuratore pubblico Simone Barca, ci sono i filmati della videosorveglianza che dimostrano come il 22enne sia intervenuto con un pugno per difendere un all'epoca suo amico. Non avrebbe voluto partecipare alla rissa, però, ha visto che gli altri erano in due contro uno e voleva proteggere il suo amico. Per questi fatti, è accusato di tentato omicidio, reato che verrà in parte contestato dal suo avvocato. Il 22enne ha detto che il primo calcio era indirizzato sul fianco della persona, non alla sua testa. Il giovane ha affermato di non ricordare di aver voluto colpire il capo del contendente, aveva perso il controllo senza mirare a un punto preciso. L'imputato ha sostenuto che non era lucido e aveva paura di quelle persone, che erano fisicamente più grandi di lui. Non ricorda per quale motivo ha picchiato ancora una persona che era a terra priva di sensi. Il 22enne ha detto di non saper spiegare perché gli ha sferrato un secondo calcio.

Disposto a continuare il trattamento ambulatoriale

All'inizio del processo, prima di affrontare il merito delle accuse, il presidente della Corte Curzio Guscetti è stato interrogato a lungo soprattutto sul percorso psicologico che il giovane sta percorrendo in carcere assieme a uno specialista. Il 22enne sta affrontando diversi aspetti del suo passato legati alla sua aggressività e alla dipendenza dagli stupefacenti. Il giovane pare consapevole della gravità di quanto ha fatto e, una volta fuori dalla prigione, vorrebbe terminare la formazione che aveva iniziato, vivere con la sua compagna e riconciliare i rapporti con la sua famiglia. Rispetto alla perizia psichiatrica confezionata nel settembre dell'anno scorso, quando una specialista, che lo ha tratteggiato come affetto da un disturbo della personalità con tratti narcisistici, scarsa tolleranza alla critica e con incapacità di sentire il senso di colpa, l'imputato ha detto chi si riconosce solo parzialmente. Il 22enne negli ultimi dieci mesi durante i quali si è sottoposto a un trattamento psicologico è convinto di aver fatto passi avanti verso un miglioramento. Ora, ha continuato, non reagisce più con impulsività e si sente in colpa per quanto ha fatto. Alla luce dei risultati, l'imputato è disposto a continuare il trattamento ambulatoriale che la perizia ha ritenuto necessario per evitare la recidiva. Perizia che, peraltro, ha stabilito che al momento dei fatti il giovane era capace di valutare quello che stava facendo, quindi non c'è una scemata responsabilità a favore dell’imputato.

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