Sabato taglio del nastro per l’anfiteatro di gneiss realizzato nell’ambito di Calanca Biennale 25. Dal sindaco un segnale politico ai colleghi del Moesano
Quatto quatto, un nuovo albero simbolico, concreto e forte è cresciuto in estate a Grono. Simbolico perché poggia le radici e innalza la chioma in un prato situato all’inizio di Scima Gron, l’antica strada che collega il paese alla Val Calanca. Concreto perché ci si potrà salire e sedere per scambiare due chiacchiere, rilassarsi, mangiare un boccone, assistere a qualche piccolo evento. Forte perché realizzato con lo gneiss della Calanca su iniziativa dell’evento artistico Calanca Biennale che sabato 20 settembre, dopo gli appuntamenti organizzati in luglio e agosto a San Bernardino e Buseno, culminerà a partire dalle 16 nell’inaugurazione della Piazza dell’Albero. «A ogni edizione mettiamo il focus su un simbolo; quest’anno abbiamo scelto l’albero, il nostro polmone verde, che parla di natura ma anche di radici e migrazione», spiega l’ideatrice e curatrice Adriana Bertossa. Il concetto di Calanca Biennale 2025 «è sfociato nella creazione a Grono di un albero orizzontale sul quale tutti possono camminare, sedersi, incontrarsi. Un piccolo anfiteatro, un’agorà posata in un posto significativo ai piedi della valle. I due gradoni rappresentano le radici che legano Grono alla Calanca, l’acqua e l’aria. La pavimentazione rappresenta la chioma dell’albero, cioè il comune che ha saputo ben strutturarsi anche grazie a due elementi di vita fondamentali. In questo modo Grono e la Calanca sono stretti in un abbraccio naturale». La realizzazione è stata possibile grazie alla generosità dell’azienda Alfredo Polti di Arvigo che ha cavato e lavorato i blocchi di gneiss, alla visione del Municipio di Grono e al gruppo di lavoro adoperatosi per concepire e portare a compimento l’opera. Destinata a rimanere nel tempo, sottolinea Adriana Bertossa, «permette di riscoprire l’antica usanza di ritrovarsi sul muretto, luogo tanto semplice quanto prezioso dove socializzare e fare comunità».
Anya Censi Photography
Un luogo dove potersi incontrare spontaneamente
Grono si arrampica dunque sulla sua nuova pianta di sasso. Quale significato profondo ha, chiediamo al sindaco Samuele Censi, questa iniziativa?
Abbiamo creduto in questo progetto culturale perché tra Grono e la Calanca c’è un legame storico, sociale ed economico. Quest’opera artistica è un bellissimo esempio dove storia e modernità possono convivere a braccetto. Sarà un nuovo punto d’incontro, proprio nel centro del paese e ai piedi della Val Calanca. L’opera simboleggia il legame profondo tra Grono e la Calanca attraverso le sue radici. Va ricordato che fino al 1964 l’unica strada carrozzabile per la Val Calanca passava proprio da qui! A livello finanziario non peserà in maniera importante sulle casse comunali, questo grazie alla collaborazione e al sostegno di Calanca Biennale e della Alfredo Polti Sa, che ringrazio sentitamente.
Nell’autunno 2015 Grono, Leggia e Verdabbio votarono la nascita del Comune unico, partito nel gennaio 2017. Quali gli obiettivi posti dieci anni fa? Sono stati tutti raggiunti? Cosa manca all’appello?
Il bilancio è sicuramente positivo. Oggigiorno godiamo di maggiore forza contrattuale sia all’interno della regione che verso Coira. I primi obiettivi del nuovo Comune erano la riorganizzazione amministrativa e un equilibrio delle finanze; credo che ci siamo riusciti. A seguire abbiamo pure lavorato sui progetti; cito in particolare il tema delle reti e infrastrutture della Società elettrica sopracenerina. Dopo anni di lavoro e grazie a un ottimo lavoro di squadra siamo riusciti a riscattare reti e infrastrutture fino al 2024 di proprietà della Ses; questo processo ha permesso di rafforzarci quale azienda regionale di distribuzione di energia con tariffe più basse a favore di cittadini e aziende. Rimangono ancora diversi compiti da portare a termine, penso in particolare alla pianificazione del territorio, tema che ci impegnerà ancora nei prossimi anni.
In Mesolcina e Calanca alcuni politici hanno di recente espresso l’auspicio che il discorso aggregativo sia rilanciato nei due comprensori. Il 24 agosto alla festa per il decennale della fusione a quattro in Calanca si è in effetti parlato molto delle riflessioni proposte su queste colonne dalla vicesindaca di Buseno. Anche lei è di questa opinione? Quale scenario vorrebbe poter approfondire? Grono potrebbe realmente agganciarsi alla Calanca, come qualcuno aveva a suo tempo suggerito?
Siamo una regione dinamica e con un’evoluzione demografia positiva: dopo oltre 15 anni dagli ultimi studi aggregativi e quasi 10 dall’ultima aggregazione ritengo importante guardare con nuove prospettive al futuro dei Comuni di Mesolcina e Calanca con visioni e idee nuove. Sin da quando mi sono affacciato alla politica, nel 2008, ho sempre creduto che le aggregazioni comunali potessero portare benefici. Nella prossima conferenza dei sindaci della Regione Moesa proporrò di avviare una nuova analisi/studio sulla struttura dei nostri Comuni e guardare a medio termine a una razionalizzazione degli enti comunali. Ne ho già parlato a Coira con l’ufficio preposto, la collaborazione e il sostegno ci sono. Ma la volontà deve partire dal basso. Sui cento Comuni a livello cantonale, 12 si trovano nella nostra regione. A mio modo di vedere sono veramente tanti!
Quale presidente della deputazione grigioneitaliana in Gran Consiglio, come giudica la considerazione che Coira ha nei confronti della realtà a sud del San Bernardino?
Se ci sono progetti seri il Cantone c’è e lo ha dimostrato negli ultimi anni, non da ultimo con il progetto di ripristino dopo l’alluvione del giugno 2024 che ha colpito la Mesolcina.
Si parla spesso della qualità di vita, che deve poter coesistere con un sano substrato economico in grado di assicurare il giusto indotto fiscale. Ritiene che si sia fatto abbastanza per debellare il fenomeno grigio delle società bucalettere nel Moesano? Quali attività reali hanno trovato casa negli ultimi anni a Grono e nella regione?
Questo tema è stato affrontato in maniera seria e approfondita a livello regionale e comunale. Oggi c’è maggiore consapevolezza dei mezzi per affrontare il fenomeno e la comunicazione tra il Cantone e i Comuni è migliorata. A Grono oggigiorno il tessuto economico è veramente diversificato con attività interessanti e posti di lavoro di qualità. Il positivo effetto lo vediamo anche nel conto economico (gettito fiscale delle persone giuridiche). In generale posso affermare che le attività economiche non mancano a livello regionale: forse dovremmo credere maggiormente nel turismo, finora un settore sottovalutato e poco valorizzato alle nostre latitudini.
A parte la ciclopista Castione-Grono, quali altri progetti intercantonali stanno accomunando le autorità a cavallo del confine di Monticello? E in quali ambiti vedrebbe bene un impegno maggiore e più proficuo fra Bellinzonese e Moesano?
Non penso a progetti particolari e specifici, ma ritengo che vadano sempre alimentati contatti tra il Ticino e il Moesano. A livello socio-sanitario, educativo e nel mondo della formazione professionale ci sono importanti sinergie che andranno discusse e approfondite anche in futuro.