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Un altro abuso edilizio a Castagnola: scatta l’interpellanza

Secondo l’atto parlamentare, sarebbe sorto un garage senza le dovute autorizzazioni nel nucleo, e ora si va di sanatoria. Non è la prima volta

In sintesi:
  • Già al Consiglio comunale di giugno Gianmaria Bianchetti (Lega) ha sollevato il problema: ‘Si applicano le norme con due pesi e due misure’
  • L’appello al Municipio e all’Ufficio edilizia privata: ‘Ci vuole più rigore’
Scorcio di Castagnola
(Ti-Press)
19 settembre 2025
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«Un malcostume che logora profondamente il patto di fiducia tra amministratori e amministrati». È un giudizio amaro quello del consigliere comunale Gianmaria Bianchetti (Lega), primo firmatario di un’interpellanza – sottoscritta da una decina di colleghi, soprattutto leghisti ma anche dei Verdi, dell’Udc e di Avanti con Ticino&Lavoro – che torna su un annoso problema a Lugano: gli abusi edilizi. L’ennesima goccia che ha fatto traboccare il vaso è, di nuovo, un intervento avvenuto nel nucleo di Castagnola. Un garage che, secondo gli interpellanti, sarebbe stato costruito senza le dovute autorizzazioni né pubblicazioni e nel frattempo si starebbe regolarizzando tramite la classica procedura in sanatoria.

Troppe sanatorie?

Un caso che “solleva interrogativi più ampi sulla gestione edilizia nei nuclei storici e sulla prassi adottata dal Municipio in materia di abusi edilizi e relative sanatorie”. Una mezza dozzina le domande dunque all’Esecutivo. Intanto, si chiede quali sono le misure di controllo e di vigilanza che si intendono rafforzare per evitare queste situazioni. E poi: con quale frequenza vengono avviate le sanatorie per interventi nei nuclei; se il ricorso a questo strumento non sia eccessivo e non rischi di minare la credibilità della pianificazione e della tutela del patrimonio storico-architettonico. Due domande, infine, sul caso specifico: una per garantire la trasparenza della procedura sanatoria e una per chiedere la disponibilità a riferirne in Consiglio comunale (Cc).

‘Norme applicate con due pesi e due misure’

E a proposito di Cc, il tema affrontato nell’interpellanza non è nuovo. In particolare Bianchetti ha già sollevato l’argomento in precedenti atti parlamentari, e ancora durante l’ultima seduta legislativa di fine giugno. Dito puntato in particolare contro l’Ufficio edilizia privata del Dicastero sviluppo territoriale di Lugano, che «applica le norme con due pesi e due misure – ha detto il consigliere leghista –. Con i cittadini che non hanno santi in paradiso, quelli meno strutturati, si mostra inflessibile e persino punitivo. In altri casi invece le medesime regole vengono interpretate con elasticità, lassismo e forse anche complicità». Problematico in particolare il frequente ricorso alla sanatoria: «Gli abusi nei nuclei storici, micro o macro che siano, vengono tollerati o peggio ancora legittimati a posteriori attraverso il sistematico ricorso allo strumento della sanatoria edilizia. Questa è prevista dalla legge, ma sta diventando la norma, non più l’eccezione. Diventa il metodo per sfuggire alla procedura ordinaria e dunque al controllo democratico e al rispetto delle regole comuni. Sempre più cittadini scelgono di costruire o ristrutturare in modo abusivo, confidando che tanto poi una sanatoria si ottiene».

Appello al Municipio: ‘Ci vuole più rigore’

Nel suo intervento, Bianchetti ha pure lamentato che spesso le segnalazioni vengono «ignorate, minimizzate, archiviate. In certi casi si arriva quasi a scoraggiarle, quasi a voler criminalizzare chi pretende il rispetto della legalità. Ciò è inaccettabile. Il risultato è che oggi a Lugano si sta diffondendo un clima di sfiducia, di esasperazione e di rassegnazione». Ricordando che non si tratta di una questione solo amministrativa, ma anche «politica, culturale, legale», il consigliere si è infine appellato al Municipio, come anche alla direzione dell’Ufficio: «Serve un deciso cambio di rotta. Servono rigore, trasparenza e uniformità. Non possiamo continuare a tollerare che le regole valgano solo per alcuni e che altri possano sistematicamente aggirarle. Questo malcostume mina l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, ma logora profondamente il patto di fiducia tra amministrati e amministratori».