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Anziani e solitudine: Bellinzona potenzierà i custodi sociali

Il Municipio rispondendo a un'interrogazione difende gli strumenti messi in atto dalla Città, ma ammette la necessità di migliorare qualche ambito

In Svizzera il 37% degli over 85 ha dichiarato l’anno scorso di sentirsi solo
(Ti-Press)
10 febbraio 2025
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Il monitoraggio 2024 di Pro Senectute evidenzia che in Svizzera soffre di solitudine il 37% degli over 85, in tutto 90mila persone. Il dato più recente per il Ticino risale al 2017 quando l’Indagine sulla salute in Svizzera registrava una vita sociale degli anziani più vivace e intensa al Sud delle Alpi rispetto al resto del Paese: due terzi degli over 65 hanno contatti fisici settimanali con i famigliari. Tuttavia quando si tratta di dichiarare il proprio senso di solitudine “la media ticinese è leggermente maggiore, col 10% nella fascia 65-84 anni”, segnalava il Centro competenze anziani della Supsi che ha fatto dell’isolamento sociale nell’anzianità uno dei suoi temi prioritari.

E Bellinzona come si attiva per contrastare il senso di solitudine? Interrogato dalla consigliera comunale Giovanna Pedroni del Centro, il Municipio espone l’impegno profuso per gestire il fenomeno. Sempre stando ai dati nazionali 2024, se nella fascia 65-74enni il problema è segnalato da una persona su quattro, fra i 75-84enni la quota supera il 25%. Diverse le cause e concause: perdita di persone di riferimento importanti, rete sociale che si restringe, problemi di salute e limitazioni della mobilità. Gli specialisti ne sono certi: la solitudine, che non va confusa con l’essere soli o vivere soli, rappresenta un rischio per la salute fra aspettativa di vita più breve, ipertensione, depressione, stress e più probabilità di ammalarsi di demenza. Inoltre la solitudine aggrava malattie preesistenti. Come prevenire? Secondo Pro Senectute l’aspetto più difficile è raggiungere le persone colpite, poiché anche solo parlare del problema e chiedere aiuto non è semplice. Da qui l’appello rivolto a famigliari, persone di riferimento e vicini di casa affinché contattino i servizi specializzati. Molte e diversificate le forme d’aiuto messe in campo.

‘Operatori di prossimità sollecitati’

Perciò, chiedeva Pedroni, il Comune di Bellinzona cosa fa per affrontare e mitigare il fenomeno? Le misure come vengono comunicate agli anziani e come si monitora l’efficacia? Il Municipio premette che la Città “offre servizi e iniziative complementari alle numerose proposte promosse da enti e servizi presenti sul territorio”. Dal 2021 è per esempio attivo il Servizio di prossimità “rivolto a tutta la popolazione ma che di fatto viene molto sollecitato anche per accompagnamenti di persone anziane. Le modalità di attivazione di tale servizio sono molteplici: istituzionali, informali, anche anonime”. Durante le visite a domicilio “la presenza, l’ascolto e la creazione di una relazione di fiducia permettono di entrare in contatto con le fragilità e le problematiche dell’utente e valutare le migliori modalità di accompagnamento verso i servizi specialistici, attraverso un lavoro di rete collaborativo e proficuo”. La percentuale di adesione alla possibilità di aiuto da parte degli interessati è ritenuta buona: “Tra gli over 65 nel 2023 solo il 12,5% delle persone avvicinate non ha aderito all’offerta d’aiuto; la quota restate o disponeva già di una rete sociale, o ha accettato il supporto fornito. Nel 2024 la quota di non adesione si è ridotta al 9,5%”. L’obiettivo degli operatori di prossimità, i quali “regolarmente interagiscono con le diverse associazioni presenti sul territorio cui si aggiunge anche l’operato del Servizio sociale comunale”, è quello di “agganciare le persone fragili ai servizi specialistici come l’Associazione bellinzonese per l’assistenza e cura a domicilio (Abad), il custode sociale, Spitex, Pro Senectute, Croce Rossa, gruppo anziani, Atte, Vita Serena, ecc”. Quanto al Servizio sociale, offre sostegno e aiuto alle persone domiciliate che non sono prese a carico dai servizi specialistici, ad esempio i degenti in casa anziani da oltre sei mesi.

Qualche dubbio sull’approccio di Mendrisio

Sempre Giovanna Pedroni citava l’esempio del Comune di Mendrisio, il cui Ufficio anziani ogni anno contatta gli over 70 proponendo un incontro conoscitivo. In questa occasione vengono raccolti i dati sulle risorse personali al domicilio, prestando attenzione ai particolari bisogni di questa fascia di popolazione. Inoltre è offerta una consulenza sui servizi, sulle prestazioni erogate dalla Città e dagli altri enti. Chi desidera beneficiare del servizio, riceve visite regolari volte anche a rilevare nuove esigenze e difficoltà specifiche. Mendrisio può insegnare qualcosa a Bellinzona? Il Municipio nutre dei dubbi e semmai ritiene più utile sensibilizzare ulteriormente gli attori presenti del territorio, affinché informino le persone in modo puntuale sui servizi a disposizione. “Per questo Abad ha realizzato nel 2014 l’opuscolo ‘Uno per tutti, tutti per uno’, successivamente adottato anche nelle regioni Locarnese, Tre Valli, Malcantone e Vedeggio. Strumento che raccoglie i principali servizi socioassistenziali del Bellinzonese, con informazioni su costi e possibilità di finanziamento tramite assicurazioni sociali”. Pensato per anziani, famiglie e operatori, l’opuscolo è in fase di aggiornamento e “promuove la qualità della vita a domicilio e favorisce il lavoro di rete”. Dal canto suo Abad sta ipotizzando di aumentarne la diffusione attraverso i principali canali degli operatori sul territorio (media, case anziani, sportelli di quartiere ecc.).

Giovanna Pedroni chiedeva inoltre lumi sulle forme di collaborazione fra Comune ed enti vari. A titolo di esempio il Municipio segnala che sin dal 2017 Abad ha introdotto la figura del custode sociale di quartiere o di paese, inizialmente a Giubiasco e oggi presente anche a Monte Carasso, Camorino, Valle Morobbia, Sant’Antonino e Cadenazzo. “Servizio innovativo, unico sia in Ticino sia in Svizzera, che sta riscuotendo crescente interesse a livello locale e nazionale. La custode sociale, una collaboratrice con formazione di operatrice socioassistenziale, fornisce al mattino servizi tipici dello spitex (cure di base e assistenza domiciliare) e struttura settimanalmente il tempo per organizzare incontri e promuovere la socializzazione con lo scopo di contrastare l’isolamento sociale. Tra le attività più apprezzate figurano i pranzi comunitari, aperti soprattutto agli anziani”. Visto il buon esisto sin qui registrato, il Municipio annuncia di voler estendere il servizio ad altri quartieri di Bellinzona e migliorare la comunicazione verso medici, servizi spitex, infermieri e altri enti coinvolti.

La rete di Pro Senectute

A sua volta Pro Senectute offre diversi servizi: la consulenza sociale fornisce supporto su finanze, assicurazioni e psicologia collaborando con strutture sanitarie della regione (Ente ospedaliero e Centro Somen in particolare). La carrellata prosegue con le portinerie di quartiere, come ConTeSto e ViaVai, che promuovono attività culturali e sociali. E ancora: i centri diurni accolgono anziani autonomi o con demenza proponendo attività e dando sollievo ai familiari con trasporti dedicati. Il servizio pasti a domicilio porta anche socializzazione e monitoraggio. Corsi e attività sportive favoriscono inclusione e benessere, mentre il volontariato crea relazioni significative. Sempre dal 2017 con l’apertura del Centro Somen di Sementina che accoglie persone anziane per degenze di corta durata, “si favorisce il rientro a domicilio post-ospedaliero in collaborazione con Abad e la condivisione della figura dell’infermiere di collegamento, dell’assistente sociale e di Pro Senectute assicurando continuità assistenziale e supporto in ambiti abitativi, finanziari e organizzativi”. Il tutto, ancora una volta, “grazie all’attivazione e all’interazione con i servizi sul territorio. Oltre a ciò, sempre il Centro Somen prepara oltre 200 pasti per il servizio a domicilio in collaborazione con Pro Senectute.