Il Cc votando il nuovo Regolamento dei cimiteri ha seguito il Municipio e la maggioranza commissionale: si va verso la privatizzazione
Nel nuovo Regolamento comunale sui cimiteri di Bellinzona, strumento che parifica la gestione nei vari quartieri aggregati finora frammentata, non figurerà più il crematorio cittadino (inteso come il forno per la cremazione, mentre la sala cerimonie e le camere mortuarie restano di competenza comunale). Lo ha deciso il Legislativo avallando questa sera il messaggio municipale e il rapporto di maggioranza della Commissione legislazione con 30 favorevoli, 9 contrari e 5 astenuti. In linea generale le concessioni per depositi di salme e ceneri avranno una durata di 25 anni (dall’ultima deposizione) rinnovabile una volta per altri 25. Sul tema più caldo a nulla è valso il tentativo della minoranza (Unità di sinistra, Verdi-Fa e Avanti con Ticino&Lavoro, Più Donne e Noce) di far rientrare il crematorio dalla finestra opponendosi alla sua prevista privatizzazione.
Aprendo le danze il relatore di minoranza Alessandro Lucchini (Pc) ha evidenziato come sul cambio di paradigma non vi sia stato un chiaro dibattito politico: «Il mandato di prestazione affidato provvisoriamente a una ditta privata è emerso solo grazie a due interrogazioni del Pc sottoscritte dall’Unità di sinistra. A nostro avviso il crematorio deve rimanere un’attività a forte valenza etica e simbolica. Un servizio tanto delicato deve rimanere in mano pubblica nell’interesse della collettività, evitando di finire sotto il cappello del profitto. Non per nulla in Svizzera la gran parte è in mano pubblica. E in effetti Bellinzona applica le tariffe più basse del Ticino, rispetto agli altri quattro impianti privati. Lo fa con risultati d’esercizio sempre positivi, anche negli ultimi anni caratterizzati da forte concorrenza. Sorprende che il Municipio non ne abbia tenuto conto considerando adeguatamente l’evoluzione demografica, l’invecchiamento della popolazione e un aumento dei decessi che è atteso e strutturale».
Manuel Donati ha motivato l’astensione del gruppo Lega-Udc ritenendo che meglio sarebbe la chiusura del crematorio al termine del suo ciclo di vita «mancando nel Bellinzonese una massa critica sufficiente per far lavorare adeguatamente più attori. Terminare l’attività permetterebbe inoltre alle ditte private di poter operare sul mercato con pari opportunità». Favorevole al messaggio municipale Claudio Buletti (Unità di sinistra) confidando che il concorso per la gestione futura del crematorio «favorisca le piccole ditte». Contrario al principio di privatizzazione l’Mps. Secondo Maura Mossi Nembrini (Più Donne) meglio sarebbe una gestione privata, «ma sulla base di un serio approfondimento finora assente».
Il sindaco Mario Branda ha motivato la posizione municipale: «In passato il crematorio cittadino registrava 750 cremazioni annue, poi con l’avvento dell’impianto privato di Carasso è passato a 300. Perciò abbiamo ritenuto che la gestione del nuovo forno possa essere data in gestione privata previo concorso. Perché? A differenza del Ticino, Oltralpe tutta la gestione del funerale è in mano al servizio pubblico. In Ticino sono invece le pompe funebri a indirizzare le salme in questo o quel crematorio. Basterebbe davvero poco, magari un loro cambiamento di strategia a noi ignoto, per ritrovarci nelle cifre rosse. Dobbiamo dunque assumerci il rischio d’impresa su cui non abbiamo il controllo? Fra l’altro prevediamo che la Città possa riscattare il forno dopo dieci anni pagando o dopo venti gratis». Andrà probabilmente così.
A chi, come e in che misura riconoscere il carovita? È la domanda di fondo che ha retto il lungo e tecnico dibattito su tre mozioni presentate rispettivamente da Mps, Centro e Unità di sinistra per la modifica dell’articolo 52 del Regolamento organico dei dipendenti (Rod) dedicato all’indicizzazione dei salari dei dipendenti comunali in base all’indice nazionale dei prezzi di consumo. L’articolo 52 finora in vigore sancisce che “l’adeguamento integrale è di principio garantito per i primi 60mila franchi annui di stipendio lordo su base di un’occupazione a tempo pieno”. Questo per favorire i salari più bassi, sebbene sia data facoltà al Cc di adeguare lo stipendio integralmente garantendo così la parità di trattamento. Il Municipio ha mostrato pollice verso su tutti gli emendamenti: temendo un aggravio annuo sulle finanze comunali già pesantemente in disavanzo, ha invitato il Cc a non modificare l’attuale impianto normativo. E così è andata.
L’Mps chiedeva di eliminare la facoltà di non concedere il carovita sopra i 60mila franchi e la Commissione della legislazione – compatta ma infine senza l’adesione del Plr ritenendo divergente il testo della mozione da quello della commissione – ha condiviso ritenendo “importante garantire la parità di trattamento”. Il Centro proponeva un’applicazione proporzionale del rincaro, in base alla scala stipendi, così da evitare di anno in anno un divario sempre maggiore fra salari alti e bassi, permettendo a tutti i dipendenti di beneficiare di un analogo aumento di salario”. Favorevole la minoranza della commissione, che ha tifato per un’indicizzazione “più equa”. Una “distorsione” da evitare invece per la maggioranza, perché non sarebbe questo lo strumento adatto per incrementare i salari più bassi; inoltre ridurrebbe l’attrattività di Bellinzona per le funzioni con salario superiore. Dal canto suo l’Unità di sinistra chiedeva d’integrare nel meccanismo del carovita una compensazione per i dipendenti comunali (insegnanti e agenti di polizia) il cui adeguamento dipende dal Cantone che può all’occorrenza decidere di non accordarlo. Proposte, come detto, tutte bocciate.
Il plenum ha anche concesso due crediti. Il primo di 960mila franchi per l'adeguamento di nove fermate del Trasporto pubblico; il secondo di 3,77 milioni per varie opere necessarie al Centro sportivo, fra cui il rifacimento del tetto della pista di ghiaccio interna e la sostituzione dei vetri di facciata e delle cupole della piscina.