Il gruppo nato nel lontano 1898 conta oggi otto elementi, cinque oltre gli ottant'anni. Oggi lancia un appello per poter continuare con la sua attività
Ha una lunga storia, iniziata nel lontano 1898, caratterizzata da successi ed entusiasmo ma che ora rischia di arrivare alle battute finali. Primo sodalizio di questo genere nato in Ticino, il Gruppo mandolinisti del Bellinzonese lancia oggi un appello affinché le sue note possano continuare a risuonare: «Abbiamo bisogno di nuovi musicisti per poter continuare ad avere un futuro», spiega Antonio Cima, 83enne e mandolinista del gruppo da una quarantina di anni. Una formazione che avverte oggi il peso degli anni, patisce la mancanza di ricambio, l’avvento di nuove leve, l’immissione di nuova linfa ed è penalizzata dai modelli attuali musicali e strumentali diversi che indirizzano il potenziale giovanile interessato e dotato verso altri strumenti più affini al moderno modo di esibirsi. Se in passato il gruppo contava una trentina di musicisti, oggi può contare su un organico ridotto di otto elementi (tra cui alcuni mandolini, due mandole e una chitarra), di cui cinque oltre gli ottant’anni. «Lanciamo quindi un appello a tutti i musicisti, anche dilettanti, ma con nozioni di lettura di spartiti semplici o discretamente impegnativi, affinché si buttino in una nuova e gratificante avventura», aggiunge Cima. «Quindi chitarristi, mandolisti, mandolinisti magari strimpellatori solitari di nascosto, e pure giovani studenti di violino per i quali il passaggio dall’arco al plettro non pone eccessivi problemi, si possono fare avanti prendendo al volo questa gomena di salvataggio». Il passaggio dal violino al mandolino non è problematico – ci viene spiegato – perché questi due strumenti hanno la stessa accordatura e in più, se nel violino bisogna cercare le note perché la tastiera è liscia, nel mandolino si è aiutati dalle barrette. «Suonare con noi è bello, coinvolgente ed è anche un momento di socializzazione intergenerazionale dato che abbiamo musicisti dai quaranta agli ottantaquattro anni», fa presente il nostro interlocutore. «A fine Ottocento e inizio Novecento il mandolino era molto diffuso alle nostre latitudini. Ricordo che mio zio di Chiasso suonava il violino e aveva un trio con un mandolino e una chitarra. C’erano poi diverse formazioni attive sul territorio; alcune resistono tuttora e sono in buona salute, come il Gruppo mandolinistico di Gandria che può contare su oltre venti elementi tra cui anche alcuni giovani. Purtroppo è proprio nel Sopraceneri che si sta spegnendo questa tradizione», evidenzia Cima. «Speriamo davvero che qualcuno si faccia avanti, perché sarebbe un peccato terminare l’attività, sarebbe una triste perdita per la scena mandolinistica ticinese ma anche per il patrimonio culturale musicale».
L’intento artistico del sodalizio non è solo di salvaguardare e proporre, con altri gruppi del cantone, un repertorio sia popolare che classico della tradizione orchestrale a plettro, ma anche di suonare musica d’assieme divertendosi. Oggi il gruppo si diletta con un repertorio misto, da pezzi classici come il valzer numero 2 di Dmitri Shostakovich – che suoneranno prossimamente in occasione di un concerto alla Casa anziani di Acquarossa –, a brani di musica popolare di Vittorio Castelnuovo, qualche mazurca e qualche marcia. Chiediamo a Cima come si è avvicinato al mandolino: «Suonavo il violino nella Vox Blenii e in quegli anni coltivavo anche la passione per la caccia. Un giorno sono caduto in montagna e mi sono fratturato un polso, da quel momento non ho più potuto suonare il violino, non riuscivo più a fare il vibrato e così ho iniziato a suonare il mandolino che mi ha appassionato subito molto. È stato un caso ma è stata una bella scoperta», ci racconta.
Per chi fosse interessato a unirsi al gruppo, viene fatto presente che gli strumenti (mandole e mandolini) sono disponibili nella sede di Carasso, come pure un contrabbasso con arco e astuccio.
La formazione si ritrova a Carasso nella sala patriziale, all’ultimo piano dove però in estate fa molto caldo e non c’è l’ascensore... «A una certa età tutto ciò diventa faticoso. Pensavamo quindi di rivolgerci all’Atte di Bellinzona per chiedere se hanno una sala da metterci a disposizione per due ore il lunedì sera dalle 20 alle 22. O anche in un altro momento, siamo flessibili». A tal proposito il Gruppo coglie l’occasione per lanciare un appello a farsi avanti anche a chi dovesse avere uno spazio accessibile da metter loro a disposizione un paio di ore alla settimana. Gli interessati possono prendere contatto direttamente con Antonio Cima telefonando al numero: 091 862 23 55.